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voce: leccio


piceniMartin canta Fauno Lepino nel giubilo del cuore di Jacopo piceno (356) canto 03:20 | foto rusitalia | audio | popoli_italici_plantago-lancia.mp4 | popoli_contadini-valnerina.mp4 |  |musica
porciniPorcino ed Hemileccino in simbiosi micorriza (124) canto 04:07 | foto funghi | audio | funghi-15eduli.mp4 |  |  |musica
querciaMartin assorbe Pan vigore dal caldo focolare di legna (280) canto 02:26 | foto arboreto | audio | flora_quercia-roverella.mp4 | quercia-cinghiale-forza-unio.mp4 | quercia_sughero_spagna.mp4 |musica

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356:03:20: Martin canta incontro, col Fauno dei PICENI, Pan figlio di Hermes, divinità dei boschi, signore di animali, amante del suono, dei fichi e delle ninfe, danzante caprino, ispira sacre pizie, Forza di natura, che suscita eros sfide, Bonobo di foreste, che veglia armonia, dio egizio dei silenzi, è Pashupati Siva, in Arcadia e Congo, oracola radice, aplu la sua voce, oltre ogni confino, fonte di acque sacre, sirena e delfino. Girando una radura, vede grande Quercia, melodia sentiva, nel coro di uccelli, amato contrappunto, a flauto Pan che suona, ecco una figura, che spunta dietro al Leccio: danza assai graziosa, 1 metro forse più, era 1 fauno tipo, mento orecchie a punta, zoccoli e cornette, pelle miel trapunta; piccola creatura, mi guarda e si siede, mi disse che viveva, in 1 giardin dorato, Lui abita 1 sfera, ulteriore di esistenza, lavora ad aiutare, la quercia sussistenza: entrai un atmosfera, piano camminando, aria era più densa, formicolii sentivo, nell'arto addormentato, Fauna era al mio fianco, sotto tale stato: Sai chi sono io? mi parla il Grande Pan, sorriso che beffardo, brilla suoi occhi, Se son vicino a te, non senti repulsione? non vedo la paura, sorger nel tuo cuore: se Panico deriva, timor di mia presenza, demonio di paura, detta fu mia essenza, ebbene eccomi qua, son servo di Natura, Aiuto umanità, sebben inquini oscura: un tempo mi derise, artificiale chiesa, i zoccoli e corna, mutarono in offesa, Natura fu peccato, e venne si a oscurare, vita materiale, e gioia di cantare; voci lamentose, aleggiarono sui mari, Pan si disse è morto! iniziano malanni, Fauni con le Ninfe, piangevano scomparsa, con Naiadi e Driadi, divennero una farsa; gli umani poco a volta, emigrano in città, adoran vana gloria, e sfoggio delle idee, Tu divenisti vecchio, tolto da ogni luce, alla fine poi moristi, demonio sulla croce: Oh grande Pan! dal tutto fosti niente, deriso e sputacchiato, Tu che sei sorgente, ti aggiunsero lo zolfo, ai fuochi saturnali, tue ninfe furon streghe, fauni ciarlatani. Sorto da Arcadia, ridotto a menzogna, da mente umana che, ti nega alla bisogna, in America nativa, riemergi nei convivi, accarezzi la tua barba, riempi cuori vivi. Divino che ogni cosa, riunisci nella vita, in forza delle piante, sprizzi dalle fonti, fai correre la linfa, in alberi di querce, fai germogliare farro, nelle picene terre; rinasci con i cicli, perenni di stagione, nutriente pane e vino, rinascita nazione, Oceano attraversi, in direzion inversa, America custode, in Europa or ti riversa. Ti chiamano i nativi, grande Wakan tanka, Spirito supremo, e anima Tatanka, danzator poeta: Son Pan e Pan è Me. Intera umanità, nata dal tuo grembo, Tu sei En to Pan, Uno assiem a Tutto, Pan sei penetrante, vulcano primordiale, Lazio di Saturno, ti vide ritornare; Pan oh Dio dei boschi, passeggiami vicino, prestami tuoi occhi, e insegnami tuo fischio, per piogge dare ai campi, far bere tue creature, ninfe fauni ed elfi, fino al Palatino, sul bosforo Romano, echeggia tuo sospiro, in feste Lupercali, Fauno e Flora mito.| Martin fu guidato, al tempio Terabuti, dopo aver sentito, un canto a Viricota, Daino gli parlava, fluido lui scaldava, al fuoco della sera, sul mare navigava, Martin guarda stelle, e vide analogia, tra i viaggi messicani, e fiabe dei piceni, sogni e sensazioni, comuni di antenati, identiche istruzioni, nei riti funerali: uccidete un gallo, che mi possa guidare, alla morte rassegno, conosco il suo regno, privo di rumore, disturbo o ritegno, lascio e abbandono, ogni terreno impegno; dopo tre giorni, mio corpo sotterrate, il gallo canterà, mio spirito risveglio, poi mi guiderà, al regno di antenati, tutti voi vegliate, arco e arpa suonate, fate nostro ballo, saziate antenati, mangiate e bevete, a ricordo del mio viaggio, alla casa daino fauno.| presso PICENI, racconti di fate, cavalieri e pastori, frati e mandragore, Umbria e Piceno, labirinti declivi, danze in caverna, sui monti Sibillini; accede al paradiso, monaco eremita, in terra eresia, di primi fraticelli, seguaci di abate, Gioachino da Fiora, che annuncia Spiro Santo, a mezzo sua visione. Come i klysti russi, i bulgari cugini, fratelli e sorelle, del Libero Spirito, con mistico abbandono, autarchia di sufi, Bonifacio papa, combatte loro amori. Frati ordo clisti, riunivano in grotte, Cecco Ascoli il dotto, condannato muore, esclama a Firenze: vivo rido lagrimando, come la fenice, che muor rinasce canto; sotto negro manto, celavan fraticelli, la loro libera luce, e gioia carnale, da Todi Jacopone, canta con franchezza, che illuminato tiene, candore e laidezza: trova il terzo cielo, ardor de serafino, Jacopon notaio, sposa 1 contessa, quan muore si converte, eremita frate va, sul monte Vettore, ascensione farà. Scomunicato venne, per belle sue laude, oh Donna Paradiso, sibilla con amore, pianto alla Madonna, sua mistica esperienza, consente ogni uomo, innamora vera essenza: lui obbliga divino, manifestar sua gioia, ineffabile giubilo, vibra gioia al cuore, che fa cantar amore, quan riscalda corre, intensità deborda, e difficile nasconde; vergonga e tristezza, scompare se cuore, riempie di giubilo, infiammato di amore, gente lo deride, parol senza misura, calor sente fluire: dolce miel interno, cuore pazzo vivo, conosce cuor ferito, da mistica esperienza, lacerato da fuoco, agogna congiungersi, al suo sposo o amata, fa nozze col cosmo; come Mast e Baul, cantori indiani, ballata amorosa, strofe a rima baciata, in 6 versi settenari, a ritmo concitato: o iubelo del core, che fai cantar amore! quan iubelo scalda, fa omo cantare, la lingua barbaglia, non sa che parlare, quan iubelo acceso, fa omo clamare, stridenno fa gridare, cor senza vergogna, se iubelo ha preso, lo core innamorato, parla smisurato, poichè sente calor, iube dolce gaudio, entri mente e cor; chi non ha costume, ti reputa impazzito, vede esvalianza, come omo desvanito, dentro cor ferito, non sente da fora, è arduo soffrente, che non fa clamora. Dopo inquisizione, altre ne fanno, fino a rogo Sacconi, fraticelli in pianto, implacabile guerra, accusa riti grotte, slavi cristiani, usanze mai morte: su lago di Pilato, alleluia alla Dama, dove si assopisce, grano di mandragola, fa cader un elfa, in bevanda fatata, agevola il rito, cantare la ballata. Grotte in montagna, Santuari negromanti, accanirono messi, sui pellegrini lago, in svizzere alpi, Pilato in copta chiesa, venne fatto santo, in grotta interrato, scompare suo corpo, reliquia pellegrina, sul lago di Pilato, Sibilla apre confini, caverna del Vettore, dove aruspe frate, entra in contatto, con Dama delle piante, simile ai toltechi, del mondo americano. Sibilla celeste, sposa il fraticello, gli dona insegnamento, Dama del tempo, eccesso piacere, o estremo dolore, sui monti Sibillini, tantrico amore, Aglio o serpente, in sublimazione, eros festante, in estasi Picena. Fate in stoffe verdi, amano balletti, vesti fino a terra, lunghe acconciature, ogni piceno dice: siete belle siete fate, ma vi scricchiano piedi, come alle capre; sapevano i pastori, conoscer donne-fata, in cambio del silenzio, ricevono + doni, agresti favori, e celesti annunciazioni, se segreto infranto, perdono ricchezze, con vortice vento, frutti fuor stagione: vivono alte grotte, scendono a ballare, con zoccoli caprini, come fauno Pan, loro piedi adatti, aiutan saltarelli, come in Romania, rituali le fan belle: buonasera matraguna, madre a terra mare, Tu sei regina cielo, e mandi le tempeste, regina di fiori, e radici di feste, ginocchia inchino a terra, ti prego e ti invoco, concedimi coscienza. popoli_italici_plantago-lancia.mp4popoli_contadini-valnerina.mp4audio

124:04:07: FUNGHI 蘑菇 mogu ecosistema, creano micorrizie, tutti utili sono, selvati o coltivati, cibo e medicine, 2 fondamentali: micorrize e arbusculari, su piante forestali, pini abeti e querce, simbionti naturali, i funghi sotto terra, diffondono lenti, uccisi dai concimi, veleni ed arature, ma torna con sforzo, pianta rigogliosa, odora di fungo, ecosistema sposa. Micorrize cavolfiore, peperon bambuseto, canneto e biancospino, roseto e sottobosco, tre strati humus decomposto, in ultimi tre autunni, ultimo è + potente, mescolo con acqua, in orto poi mi rende. Funghi posti al sole, fessure di cortecce, Scoiattolo dispone, seccare autun riserve.| HEMILECCINUM Depilatum o Impolitum, detto leccino giallo, famiglia boletacea, ma diverso da Boletus, pori piccoli giallo ocra, carne soda che non vira, resta giallastra, edule sapor dolce, odor fruttato ma di fenolo a base gambo, simile ad inchiostro, scarta quan pulisci, termofila e calcicola, simbionte di lecci e querce, carpini e noccioli, solitario o piccin gruppi, suoli umidi argillosi, a inizio di autunno.| PORCINI buon autunno, Boletus edules sono, piogge aprile-maggio, simbionti di nocciolo, quercia e castagno, simili a Hemileccinum giallo, eduli entrambe, boleti han carne e pori bianchi, reticolo su gambo, mentre Hemileccinum, carne gialla sen reticolo, appunto depilato, ma fenolo a base gambo. Porcini cotti o crudi, sottolio od aceto, ritornano con piogge, agosto autunno vedo, luna primo Luglio, trovai 1 Cesarea, 1 cappello arancio, lamelle gialle avea. funghi-15eduli.mp4audio

280:02:26: Martin narra storia, mese di Febbraio, al centro sua capanna, arde un focolare, dal vento riparato, con 1 muretto pietra, mente sopra tetto, si apre un apertura, per fuoriuscita fumo, di fuoco di cottura. Capanna circolare, ha base in pietra dura, tetto cono a tronchi, di rami e frascatura, chiuso lo protegge, dalle piogge forti, dormire gli consente. Porta tiene a sud, a nord le sempreverdi, riflettono la luce, laghetto pur presente, vicino sta recinto, per piccoli animali, costruito alla bisogna. un delimitato spazio. Cataste legna quercia, un albero proteso, che tutta sua forza, da intemperie ha preso, pianta salda a terra, bella da guardare, guardo attentamente, comunica qualcosa, occhi miei socchiusi, sensazione posa, graduale mi avvicino, mette sicurezza, profonda nella mente, mano lo accarezza: mi guida sua voce, a interiore mondo, ricorda albero Pino, custode di mia casa, sibila fischiando, al vento del polo, rivive sua vita, ogni stagion rinnovo. Albero vigore, succhia dalla Terra, libra su tutto, assorbe luce al sole, viscere di mondo, nell'anima racchiude, fremito legnoso, a vita pian si schiude. Dona vita agli altri, ora ci incontriamo, penetra mia vita, assieme ci influenziamo, parla sua lingua, in amore cerca me, rivendica esistenza, assomiglia a me; viene da interno, ogni sua resistenza, magnifico contrasto, tronco nerboruto, freme di energia, emana tutto tondo, sento che mi cambia, vita nel profondo, selvatico irraggia, forza lui mi da, espande profumo, che di erotismo sa. Trementina esalo, pare gli assomigli, oh albero concedi, un poco tuo potere! aiutami alla vita, ti do un pò di me, brandelli di mia veste, strappa rovo spine.| QUERCIA centenaria, presso terabuti, impregna di tannino, antibatteri puri, resiste a marcescenza, + scuro legno par, lui marcisca lento, se lampo va scagliar. Fuoco accensione, immutata da sempre, da alto verso basso, in camino oppure stufa, impila i pezzi legno, i più grossi alla base, in modo ortogonale, son ciocchi sovrapposti, con spazio fra loro, come una cornice, che circola aria; in cima di catasta, blocco accendifuoco, un rotolo di lana, di cera impregnato, evitando come innesco, carta cartone o altro, un fiammifero basta, ad accendere fiamma, che scende verso basso, brucia fumi che salgono. Lo spacco della legna, richiede precisione, destrezza e conoscenza, di fibre dei var legni, il ceppo su cui spacchi, è altare spaccalegna, quercia faggio o castagno, alto fino al bacino, spaccar legna su esso, è fatica che scalda, scarica tensioni, e pensieri negativi, reca soddisfazione, piega gambe e sfrutta peso, di scure o accetta mentre cade, per colpi netti e precisi. Legno adatto al fuoco, una volta essiccato, legno dolce accende, legno duro conserva, primo tipo sono; Pioppo Salice e Betulla, che ravvivano fiamma, mentre Quercia Carpino e Castagni, dan potere calorife, aggiunti a braci ardenti. Querce dette oak, slavo-russo dubravy, cerro cerqua farnia, segnano i confini, vive mille anni, antenati di Lucania, Pargianja nei veda, Perom in slovacco, Hercynia Quirinus, Piorun in polacco. Presso Slavi son prime madri, esseri di Arcadia, cosi a popoli arabi, da cespi vegetali, fioriron teste umane, Pan è Dio Silvane. Europa inizio era, piena boschi querce, Sugheri con Cerri, e ghiande mangerecce, Pianta ermafrodita, su rami foglie gemme, galle cicatrici, sminuzza fai polvere, calma bruciature, sfiammano vescica, assieme vie urinarie. Albero di vita, ha sette livelli, amica dei Tartufi, ripara Vischio uccelli, accumula calcio, e respinge lumaconi, foglie con tannini, calmano le tossi; querce suber bosco, umidi rifugi, con altre piante, crea lettiera funghi.| ROVERE quercia, petraea caducifoglie, simile a Farnia, cui ibrida spesso, ha chioma + aperta, e rami + dritti, Rovere boschi, castagni sostituiti; legno pregiato, botti mobili e navi, bare x defunti, combustibile carbone, Roverella pubescens, ovunque si adatta, resiste aridità, diffusa in Italia. Inverno lascia foglie, secche sui rami, ceppaia resiste, ai tagli degli umani, ROVERELLA par tozza, chioma irregolar, fusto ramificato, branche contorte ha; foglie con peli, gemme ovali pelose, travi per navi, e traverse ferrovie, forma boschi misti, ama sud al sole, legna buon calore, lenta combustione; corteccia rami nuovi, astringe epistassi, emorroidi e diarrea, febbre e alcolismo, decotto corteccia, strofina sulla mucca, su zoccoli e bocca, geloni e ulcere cura; foglie secche quercia, vaso terracotta, x fumo insetticida, in serra brucia bene, tu asciutto conserva, cener prende umido, riscalda le membra. Ghiande per maiali, durante carestie, recano farina, a focacce e piadine, animale ne mangia, cresce sano e forte, carne + tenace, sapor robusto forre; riduci tannini, con acqua in ammollo, come i lupini, o fai lungo decotto, tostate a purgare, indio ghiande frantuma, x porridge misti, scorte emergenza, nei rigidi inverni, rese commestibi, con cenere e argilla, varietà + amare, tostate e ridotte, in polver macinate, stoccate in caverne, o 200 gradi forno. Segreto rapporto, col pino detto Pan, aprire o chiuder porte, a ricettività, se dico son sciocchezze, quelle che sento, scambio di energia, fermo in un momento. Albero Tu grande, Ti ergi a gran forza, assorbi da viscer, la linfa della terra, or guardati da me, o vecchio antico Pan, ti tolgo la vita, per ceppi-travi far. Là sulle montagne, chi ebbe fuoco campò, la notte attorno fuoco, resto in piedi scaldo, cosce glutei e spalle, bevo calor fuoco, prendo falò vita, ad alimentar la mia. Lassù vedo la Luna, ancor affiora in Cielo, mi turba nella sera, mentre la contemplo, le donerò qualcosa, a mezzo di 1 donna, voglio ringraziarla, don delle sue corna. Albero son caldo, son forte son felice, in questa notte fredda, il terabuti ride, torna fuoco nume, fissato dentro un Pino, nel sole risiedeva, poi albero lo prese, ora a mezzo Fuoco, torna in sue distese. Profumo del Pino, brucia e pare miele, Martin suggerisce, sta fermo non parlare, altrimenti la parola, da la morte a Pan, dio che va soffiar, nel flauto a 7 can. Aprire la porta, punto di svolta, accresce sensazione, che tutto possiede, ostinata esistenza, speciale rapporto, di vita in simbiosi. Riscopro lo scopo, di viver mia vita, con chi mi circonda, profondo rapporto, tra uomo e universo, ciò che esprime vita, mi nutre mi da senso. Quando vien mattino, fuoco pare morto, le cener della notte, restano sul posto, su esse soffierò, a ridestar contatto, tra essere partito, ed essere rimasto. Memoria di avi, calore di contatto, bevuto il suo calore, Pan rimane intatto, mentre Sol tramonta, prendo sua potenza, identità del Cervo, mi ha donato essenza: vedo grande roccia, si erge sulla pista, aiutami alla caccia, dammi la fermezza, io ti fo in omaggio, un albero trapianto. Pan ancora vive, ma piano sta morendo, pure tra i nativi, se perdono natura, se Universo è vinto, Pan rimane morto, nulla rimane, a transumana vita, noia in agguato, senza viva sfida. Magia è rapporto, inventiva quotidiana, le cose conquistate, l'uomo invero perde, un mondo reso schiavo, serve poco o niente, riduce quel mistero, che anime connette, incontro viene meno, vita resta inerte. Fuggi conquista, se vuoi che Pan ritorni, puoi vivere per viver, non per conquistare, soffrir potrai la fame, oppure le fatiche, ma a te Cosmo vivente, parla e pure ride. flora_quercia-roverella.mp4quercia-cinghiale-forza-unio.mp4audio



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