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voce: casaprateria


elodeacquaVavilov custode di semi locali (45) se scema la Luna non seminar cosa alcuna, ma concima frutteto e interra cipolla e lattuga italico | foto agrobuti | audio | terra_permaconsociazio_croazia.mp4 | flora_elodea_al_microscopio.mp4 | film_prateria25_uomo-ricco.mp4 |musica casaprateria_sigla.mp4
fuocoGennaio zappatore se nevoso è generoso (47) Bunguna à ma ghenda mi pepe na mi ngandza na mitounga miènguet bo nganga, IT narrare o fare un rituale popè | foto agrobuti | audio | fuoco_carbonaia_spagna.mp4 | casaprateria_sigla.mp4 | film_quarto-re-api-presepe.mp4 |musica fang05-minkin-song.mp3
terabutiRaseno e Shirdi fondan Terabuti (42) nganza thoto gho bwete ama diaka gho terabuti mourino ghevedet nièmbo popè | foto agrobuti | audio | doc_forest-food-it.mp4 | terra200610_crisantemo.mov | film_shirdi-saibaba.mp4 |musica 01_ShirdiSai_01.mp3

(): 3 quid censiti


45:se scema la Luna non seminar cosa alcuna, ma concima frutteto e interra cipolla e lattuga: ELODEA canadese, un acquatica pianta, laghi fiumi dolci, scambiata per un alga, con numerose foglie, piccini fiorellini, carnosi fusti lunghi, fin 3-4 metri vidi. Egeria densa detta, utile in acquari, assorbe + nitrati, e fosfati la presenti, buon fertilizzante, riparo ai pesciolini, ossigena e preserva, acqua in tinellini. Elodea fa stoloni, prolifera tra pesci, in acque basse oppur, profonde o superfici, anacharis tra Irochesi, moltiplica stoloni, foglie affusolate, fumate in psicotropi. Irochesi son divisi, duran guerra civile, tra inglesi e americani, Usa e Canada, clan Seneca e Cayuga, Oneida e Onondaga, donne dei Mohawk, coltivan milpa chakra. |VAVILOV Nikola, dalle Ande fin al Nilo, cerca soluzione, piante primo avvio, che umani migrando, portano con sè, semi stabil forme, che crescono da se: riconosci in erbaccia, spighe striminzite, antenato primo, di nostro frumento, suo luogo originario, selvatico africano, centro da cui viene, pur essere umano; se cresci + piante, a semi modificati, i geni poi da sè, graduali guariranno, impurità introdotte, da manipolazioni, purgan da radici, gambo foglie e fiori. Vavilov soffriva, fame entro prigione, x Stalin paranoia, Russia oggi onora, la sua ricerca trova, zone originarie, di coltivate piante, e zone secondarie: centri propulsione, isolati da montagne, culle agricoltura, piante acculturate, selezione umana, varia le Land-races, indigeni sapienti, le fanno circolare. Etiopia centro primo, Caucaso secondo, assieme a Sardegna, addomesticano orzo, in India e Turchia, Volga Afghanistan, raccoglie sementi, da mani dei local, in Russia li testa, stazion sperimental. Sua stazione clima, nasce banca seme, 200 mil campioni, di semi vivi ottiene, durante nazi Guerra, assedian sua città, perirono di fame, piuttosto che sprecar; vitalità dei semi, ogni 5 anni prova, nei campi seminati, moltiplica la flora, semi risultanti, raccolti e conservati, dopo alcune fasi, adattan climi locali; serbati surgelati, riescon germogliare, si spengono però, geni non stimolati, conviene conservar, presso nativi padri, pagati a coltivar, serbare semi amati. Nascono reti, Seed savers informali, in Ungheria Etiopia, Custodi semi locali, provan tramandare, ogni varietà, che crescere dimostra, bene senza sforzo, per essere scambiato, in proverbio ritrovato, dei bantu africani: se lavoro terra, produce frutto, frutto della terra, salario mio lavoro. |ORTO si puo fare, in tanti modi vari, ortaggi in cento metri, escluse le patate, con acqua piovana, irriga fin estate. Emilia associa piante, eliotrofe ed ombrose, alte con le basse, umide con siccitose, consocia funghi e batteri, a crear comunità, buco a centro orto, per scarti e letam, urina e succhi aceto, cassetta legno sopra, estivo sol trattiene. SIMBIOSI e antibiosi, aiuto e concorrenza, ogni aiola invita, sinergia e simpatia, antipatia consociativa, reagiscono i viventi, con forza di presenza. |AB reca Lupino, Cavolonero e Cimerapa, già dette broccoletti, Bieta Spinaci e Zafferano, Patate Grano e Fave, Orzo e Tomato, Friatelli Mais e Zucca, Topinambur e Bambù. Menta Melissa e Salvia, Timo e Rosmarino, Ciliegio Pruno e Querce, Iris-giglio e altre arbe. terra_permaconsociazio_croazia.mp4flora_elodea_al_microscopio.mp4audio
||CONSOCIA affinità, spinaci amano Meli, Fave con Patate, nei solchi sian vicine, Patate tengon fuori, tonchio delle Fave, cosi leguminose, fan favori alle Patate; ma Zucche con Patate, si sopportano poco, Olivo soffre quercia, Vite ama cipresso, Fragola ama ortica, lattuga le liliace, Aglio ama cipolle, e a Rose si consocia, ne accresce il profumo, che legumi va frenando, Cepa e Carota selva, si aiutano a vicenda, Lattuga tra Cipolle, suolo va purgare, lattuga mangia azoto, cipolla libera Sale. Pomodor calma Gramigna, Rapa buccia è moschicida, Orto ci usa tutti, noi siamo sue creature, beve la pioggia, al sole prende luce, vede coi miei occhi, mi suscita risposte, versa macerato, di ortica oppure ebbio, se afidi son troppe, o arvicole sen soste. Orto mi rapisce, è armonia con tutto, emerge dal terreno, e si pianta dentro me, esplora la coscienza, pure nei miei sogni, gioia e sofferenza, mi dona i suoi bisogni. Semine con calore, 5 gradi a Barbabieta, Piselli a 7 gradi, con Carota e Cavolocinese, + Broccoli e Fava. Cipolle a 10 gradi, con Bietole e Sedano, Lattughe e Spinaci, Cicoria e Fragola 16 gradi, Cardi e Zucchine a 17, Milpa e Peperoni a 20, con Fagioli e Girasole, Pomodori a 25, assieme melanzane. Patata apre strada, la segue Lattuga, su suol pulito, cresce indisturbata, coltura successiva, Legumi cepa e fiori, accumulan nel suolo, organici interiori. Asparagi felici, con alberi da frutto, lontano da cipolla, e barbabieta pure, aglio fà cintura, assieme le cipolle, Melone nella milpa, Cetriol fuor solanace. Aglio via da cavoli, e anche legumi. Basilico e Pomodoro, Lattughe e Melanzane, cima se conviene, fol frutti diradate, Alchechengi e pastinaca, Bieta coste rosse, scopri consociazio, adatte le tue mosse; Cipolle e carote, spidocchiano a vicenda, intercala insalate, Lattuga e Spinaci, e Bieta da costa. Aglio a lato nord, Cipolle sud aiuola, legumi rampicanti, su cunetta centrale, Aglio in simbiosi, con cipolle e rose, intensifica profumi, che il legume toglie. Tagete e Nasturzi, in orto tra le file, Girasole e Mais, fan ombra in ore calde, Calendula e Lattuga, e Fragole leggere, ai piedi arbustive, aromatiche conviene. Cetriolo a fette, scoraggia scarafaggi, macerato Sambuco, su arvicol topi ratti, rettili con rospi, invita nel frutteto, con Mantide e Anatre, insetti a tappeto; trappole bottiglia, a vespa e calabrone, sciroppo zuccherin, tralci uve stagione.

47:Bunguna à ma ghenda mi pepe na mi ngandza na mitounga miènguet bo nganga, IT narrare o fare un rituale: Inverno ritmo cambia, accorciano giornate, alle 5 si rincasa, alle 8 tutti a letto, Emilia narra e cuoce, fagioli con cipolle, rivela sua ricetta, in Acquacotta bolle: Cicoria o broccoli, cipolla sale e aglio, con funghi varie erbe, locali in caldo brodo, impregna fette pane, 1 uovo fresco sopra, su tutto a dominare. Consumo di famiglia, fu ceci fave e orzo, dieta di emergenza, nei secoli di sforzo, in tutti focolari, presente era 1 pigna, con sedano cipolla, zuppa legumi piglia. La notte piove tanto, Emilia si alza prima, Nonno par provato, intreccia solo ceste, cerca buoni Funghi, io preparo dolci, Mandorle e Nocciole, e pollo alla gitana: prosciugato in vino, cipolle e patate fine, foglie Salvia e sale, pollo assorba tutto, col fuoco regolare. Emilia ogni giorno, sistema letto e orto, nutre sue galline, e coglie loro uova, poi racconta storie, presso stufa a legna, Camino sempre acceso, le braci giran tanto, zuppa e frutta secca, bimbi ascoltan canto. Seba attizza fuoco, carbone-legna secca, che Peppe nonno suo, inizia senza fretta, ai vicini ne dona, Giuseppe vecchierello, riceve brace buona, riscalda bambinello, il 23 Dicembre, accende focarazza, palo a terra posto, vestito a pagliazza, incendio divampa. Inverno stagion fredda, fuoco va scaldar, partiva la famiglia, a inizi Novembre, in selva fa capanna, Ginestre con terre, erigon carbonaia, su spiazzo contegno, pongon zolle terra, coprire fuoco luce, legna in settimana, in carbone si riduce. Un frate pellegrino, tra boschi e fattorie, si ferma a riposare, e accende 1 focolare, raccoglie poca legna, dal bosco vicinale, riparte copre fuoco, incendio da evitare; pochi giorni dopo, passa a quelle parti, rivede montarozzo, di terra sopra al fuoco, calcia tal mucchietto, sorpreso vide che, legna bruciacchiata, in carbon va da se: da allora i Carbonai, iniziano fatiche, girando questuando, con gobbe mascherati, danze di Appenino, carbonai emil-toscani. Camino narra calmo, grembo terra madre, fumo odori e cibo, fuoco è medicina, purifica un malato, se tiene ancora vita, Raseno qui ci aiuta, a vivere poesia: qualcuno ammalato, richiede un rituale, Fuoco è promotore, di crescita e raccolti, brucia infezioni, noia e depressioni, fa scender dentro sè, con folle speranza, rubar barlume istante, scintilla divina, ecco il momento, lingua senza tempo, 1 cuore gigante, che ci lega al mondo, indelebile istante, avverti profondo, ciascun trasfigura, secondo suo mito, la vita si mostra, qual luogo a lui amico, nostalgia di storie, cui si vuol tornare, la Luna coi falò, nel moto della vita, sogni a fil di pelle, se sono solo al mondo, necessito un mito, che guidi percorso, ellittico sfondo, che avvicini essenza, colta in istante, da un Cesare poeta. Sole cosa aspetti, infondere incendiare, frutto uman compiuto, fin carbonizzare, fuoco ambivalente, infanzia vento sacro, resiste oltre lutti, sospeso dal tempo, esprime nella festa, nesso fuoco-feste, di gruppo che accomuna, un mito fondatore. Contadin da sempre, accesero i falò, x ardere fantocci, vincer guerre peste, in vari giorni d'anno, cercano conferme, a destino di umano, che soffre cieca mano, a causa sua energia, mortifera violenta, quando non gestita, preme a uscire fuori, in selvaggia guerra. Boschi che tu vedi, non sono li per caso, ma nati in esistenza, dal canto di un beato, presso il focolare, noi siam luci vive, riflesso di braci, di antiche rime: flauto da suonare, viene dal deserto, riscaldano cuori, assieme vin caldo, nelle notti Inverno, scivolo nel sogno, arriva poi Natale, famiglia ad aggregare, taverna di amici, attorno a focolare, parlar di anno trascorso, e assieme cantare: raccolto andato bene, fu anno generoso, Dea Cerere ringrazio, canto il suo riposo. Attorno ai falò, crudo e cotto assaggio, da incolto a coltivato, rito di passaggio, se mangio Polenta, poi canto e bevo vino, ogni io diventa noi, nel pasto collettivo: con cibo c'è festa, comunitar consumo, donne cucinando, completan l'uomo crudo, cuoce cibi vari, uman socializzare, + forze della Terra, capaci san mediare. Feste dei Falò, nei monti dell'Amiata, marca territorio, per viverlo di nuovo, perlustrano terra, protetta propiziata, isolati da Inverno, scaldata e ricordata. Calor sa collegare, cuori riscaldati, allegria fa circolare, da sempre io Camino, ma mai mi sono mosso, Camino-e-non-cammino, son nero vedo rosso, fuoco nel camino: brucia e danza fiamme, in cenere riduce, conflitti e ostili lagne, se 1 focolar ci nutre, rifugio e identità, rinnova rapporti, commercio e intimità, sediamo accanto al fuoco, bisogna riposar, intuito con ricordi, riescono affiorar, con cibo e compagnia, intimo s'espande, Amore morte fuoco, uniti a stesso istante. Cenere sottratta, ai campi va tornare, al buco cratere, fornace Dei Fatales, spiega con la vita, il mutare lentamente, spiega col il fuoco, il mutar rapidamente. Vita ha conquistato, Thera senza lotta, attraverso associazioni, reti di ogni sorta, ogni sistem vivente, a volte pur affronta, instabili correnti, che immunità confronta; cervello si organizza, collega nuovi dati, a passate esperienze, per cercare senso, ciò emerge cultura, quan ci si mette assieme, a fare un lavoro, o narrare storie, sostenuti da un fuoco. fuoco_carbonaia_spagna.mp4casaprateria_sigla.mp4audio
||se aria-anima non soffia sul fuoco-corpo, il fuoco smette di bruciare, così terra-intelligenza, alimentata da acqua-spirito, smette esser feconda. Beatrice avvisa Dante, che sta volando ai cieli, Tu non sè in terra come credi, ma folgore fuggendo sfera fuoco, sua sede naturale, quan moto rotatorio Cieli, che tu rendi eterno col desio, attirò la mia attenzione, mi sembrò acceso a luce sole, a creare un lago ampio, le dieci sfere in rotazione, stessa imago Malebolge, Beatrice offre spiegazione, di tali simmetrie, luogo della dritta via. Le cose han ordine tra loro, così cosmo a Dio fa simigliante, io liberato dal primo dubbio, grazie a brevi parole sorridenti, dissi mi stupisco io possa salire, oltre questi corpi leggeri, Beatrice allora mi guardò, con aspetto di una madre: uomini e angeli razionali, vedono in quest'ordine, impronta di virtù divina, fine ultimo del cosmo, dico tutte le nature, ricevon loro inclinazione, in modi diversi più o, meno vicine a lor principio creatore, per cui tendono a diversi, obiettivi di Universo, ciascuna spinta da un istinto, dato ad essa per portare, il fuoco verso l'alto; esso muove i cuori irrazionali, stringe e unisce la terra, muove tutte le creature, prive di intelligenza o meno. Provvidenza stabilisce questo, quieta luce di Empireo, nel quale ruota il più veloce, cupola primo mobile, Dio risiede in Empireo, e quieto ci porta lì, come a un sito stabilito, poichè forza istinto naturale, indirizza a buon fine, ogni essere che muove. Si vola con istinto fuoco, verso chi lo ha generato, stesso istinto universale, in cui tutto si muove, per Fuoco Amor senza bisogno, di altre fonti di energia. Fuoco costringe gli animali, ad amarsi e riprodursi, lo stesso fuoco spinge umani, ad elevarsi se in accordo, a fiato e intenzion dell'arte, poichè materia è sorda, così da tal corso si diparte, la creatura in altra parte, falso piacere senza arte, lo tuo salir come un rivo, se d'alto monte scende a imo, maraviglia sarebbe in te se, se giù ti fossi assiso, come a terra quiete in foco vivo; la forma molte volte, non corrisponde a intento artista, perché materia non risponde, talvolta creatura si allontana, avendo libero arbitrio, di piegare in altra direzione, pur così ben indirizzata, come un fulmine che cade, così l'istinto naturale, può far tender verso il basso, attirato da piacer falso, dei beni terreni, quindi non stupirti, se giudico che tu sali, come un fiume da monte a valle, ci sarebbe da stupirsi, se tu privo di impedimenti, fossi rimasto a terra, come un fuoco che restasse quieto, e non salisse verso alto. Beatrice volse sguardo al cielo. Liberi siamo di scegliere, di esser fuoco o fulmine, in mezzo tra pozzo e lago cielo, tra inabissare od elevare, la dritta via percorre entrambe, e si capovolge da sola, arte è imparare a non soffrire, sul cammino di lanterne, accese da uomini liberi. Tutte e quattro le vie, son sofferta dualità, dalla caduta dentro il pozzo, a spiral salita verso i cieli, tutte e quattro si intersecano, tagliano il punto di origine, il centro di Universo, dove si annullano gli opposti. Libertà vuol dire liberarsi, dalle proprie mutilazioni, ai Giganti manca il moto alato Spirito, ai Beati manca densità del Corpo, pur Paradiso non esiste, il totale appagamento, ma invece scorre il desiderio, di raggiunger propria integrità, aggiungendo a spirito e anima, intelligenza e carne, come si era in terra. Spirito mangia carne, e la carne mangia spirito, interior vitale dialettica, desiderata dai Beati, con ardor di carità, se perdiamo tal disio, siamo schiavi nella pietra.

42:nganza thoto gho bwete ama diaka gho terabuti mourino ghevedet nièmbo: Te va gho gandza bobango, moughenda mouma diotse à mayena, nganza thoto gho bwete ama diaka gho (terabuti), mourino ghevedet nièmbo, mbeye itali. IT Esiste un tempio, molti stranieri possono vederlo, tempio terabuti, danza luce e canti, fiume d'Italia. |Sventola arancione, bandiera in giardino, indica che è in atto, un canto del cammino, gli ospiti riuniti, assieme ai terabanzi, inseguono la storia, di 1 o tutti quanti: partecipar la storia, è punto di partenza, crescer progredire, in nuova conoscenza, recuperare gap, che civiltà ha prodotto, raggiungere fratelli, aborigeni del mondo; esempi di culture, rinate fuor cemento, annodano rapporti, gruppi eco-sostegno, in agro-sussistenza, baratti e autonomia, al sabato antenati, reincontran sulla via. Un mondo è finito, qui si apre infinito, Auguri e buon viaggio, anzi buon appetito! una storia una porta, lascia entrare pathos, in forma di un canto, o di Eros e Thanatos. Mentre i terabanzi, cantano quartine, a sera attorno fuoco, varcano confine, rapporto amicizia, ponte fra due mondi, tengono compagni, in veglia o nei sogni, domande a mente fresca, producono risposte. Tago appare Ananda, nel cuore di Raseno, indica la strada, aborigeno sentiero, ripete inni e canti, spesso senza sosta, scuoton dappertutto, alimentano la forza, ritmo del respiro, sente inspirazione, entra e conversa, esce espirazione, amante con amato, trabocca la canzone: Cultura fu illusione, gioco di umani, svelata e narrata, da piante ed animali, epopea ritmata, la canti in 1 sol sorso, ritmi salmodianti, o in lento discorso; se tu non comprendi, leggi e vai avanti, ora questi canti, chiariscon uno agli altri, Tago è sottofondo, allude miti e gesta, ti cura a mezzo versi, accendi la sua festa. Seba ci racconta, i simposi del Giardino, la storia sufi indiano, venuto assieme a Gandhi, recupera memoria, in valle del Biedano, sosta nelle grotte, Sai Baba di Shirdi, di giorno e di notte, incontra genius loci, Tago e le sue rose, assieme ninfe acqua, nel fiume ascolta note, ritmi musicali, di africane scuole. Il sufi nella selva, medita a lungo, rivede suo villaggio, con gli abitanti che, erigono un tempio, santuario di cura, per anime e terra. Shirdi è religioni, tra ulivi si riposa, poi inizia a cantare, ispira prima strofa, in sottofondo orchestra, grilli vento e rane. |RASENO acquista terra, e smacchia roveti, vigneto ed oliveto, impianta frutteto, annoda quartine, in poema LiberTages, rende ecosistema, luogo di epifanes. Decenni successivi, lui storico locale, compone una ballata, del viaggio liminale, Raseno offriva vino, tisane frutti vari, aroma della Terra, felici i commensali, 1 fuoco scoppiettante, scalda le autostime, fuori è notte e piove, in valle del Biedano, risuona suoi canto, nel tempio ritrovato. Raseno sua canzone, quartine salmodia, sonora immensità, fuor quotidianità, vive come in sogno, perde ogni pudore, Pan di ciel e terra, rivela gran mistero, ai piccoli fratelli, cuori di umiltà, pupilla specchio porta, due mondi esterno interno. Se 1 canto dei Sogni, va simile a spada, trafigge e risuona, la testa e la pancia, al corpo poi accende, sua festa di danza, i demoni caccia, Liber Tage incanta. Cuor detta un cammino, ispirato di vino, il Cielo fa entrar, spegne un confino, idee a dilagar, Raseno in capanna, inizia battaglia, eremita in silenzio, sente presenza, del Sufi antico tempo. Terabuti è zen, mente chiar presente, nulla fare attorno, resto nei silenzi, nessun concetto sorge, vedo la corrente, tutto dentro scorre. Alberi maestri, son forza di animali, forza di polmoni, aiutano gli umani, uomo itinerante, una donna poi lo segue, se segue un ambizione, la civiltà consegue; uomo insofferente, ritorna nella selva, se vive solitario, dao gli si rivela, scrolla come orso, si stira come uccelli, prolunga la vita, e rilascia gli orpelli: quan fuoco se ne và, se ne và nel vento, la polvere dei morti, al vento fa convento, la cenere poi canta, nel soffio si diffonde, canta senza posa, in spirito dovunque, cogli occasione, cammina ascolta pure, segui tuo respiro, dopo un pò si arresta, da qualche parte ferma, presso ombelico, poi riprende e sale, gioia senza fine, Cuor va traboccare, stupore oltre confine. Canzone perpetua, sforzo incessante, di spirito umano, pure quando dormo, ascolto suo verso, angelo alla porta, nel cuor posizionato, mistica comporta, cuore imperturbato, sente voci dentro, fuge tace e quiesce, anacoreta intento. Fremito dei canti, al fuoco della sera, intona una canzone, penetra ogni cosa, col desiderio amore, inutili parole, cuore riconosci, sostegno primordiale, presente in vigilanza, stabile rimani, ogni mondo è sogno, ieri oggi domani: ognuno sperimenta, secondo date idee, poter della parola, agisce nelle vene, se vado ignorando, il mistero profondo, io recito invano, ogni Veda del mondo; se inganno gli amici, con puro ed impuro, morale arbitraria, io in loto seduto, denudo mio corpo, e vò cranio rasare, sto sol recitando, 1 buffone teatrale. Raseno spir sospinge, Tace ogni parola, resta solo ardore, imita deserto, interno testimone, se tutto fu creato, da un atto di scrittura, nel corpo registrato. |SEBA visse al capanno, del tempio Terabuti, incontri misteriosi, con Tago genius loci, storie di compagni, che vider altri luoghi: il giorno lavorava, la sera li ascoltava, in Agro coltivando, e Beti in cuor suonando, il cerchio dei simposi, varia sera a sera, per ospiti e novizi, che restan dopocena. Tra i dodici del tempio, Emilia insegna orto, gestire rifiuti, in sano rapporto, Giorgio Taras gitano, reca medicina, con Mallendi dal Gabon, e Sesto Nimal da Indocina. Martin Chiviliu, sciamano messicano, narra attorno al fuoco, sue avventur lontane, soggiorna al Terabuti, sosta e poi riparte, e io trascrivo in arte. Pamela fu mia moglie, mi diede dei figli, migrammo tra regioni, a trovare lavoro, in tempi di crisi, affrontammo i problemi, con Lisa la taoista, gran terapeuta in fieri. Curavo orto-giardino, assieme a Pamela, gestivo miei rifiuti, con Kino Kalahari, come pellegrino, in cerca di risposta, lavoro al giardino, e canto senza posa: aumento vie dei canti, da zero fin seimila, a dodemila in anni, le labbra vanno sole, senza sforzi ormai, da lingua verso cuore, emergono le storie. Esiste un Tempio ai margini di terre antiche, vuoto e di forma incerta, privo di ornamenti, senza muri, senza supplicanti e sacerdoti, ma pieno del Divino, molti possono vederlo. Il tempio Terabuti è nato il secolo scorso, Sai Shirdi si è fermato, vicino al fiume Biedáno, giunto da India, il mistico in Italia, erige una capanna, per ravvivar la danza gioia. La danza produce, una luce misteriosa, riscalda i pellegrini, attratti in questa zona, loro sono testimoni, di Tago fuori solco, che intona primo canto. Un secolo dopo, un gruppo di amici, guidati da Raseno, ritrovano capanna, Raseno professore, uno storico locale, scrive nei versi, questa canzone, restaura il tempio, e accoglie i visitatori. Yolanda dal Brasile, impegna le sue danze, mentre Romulo guaritore, impegna cure di Ande. Raseno narra storia, del tempio senza tempo, di viaggi in paesi, reali e immaginari, Seba scrive tutto, in poema Libertages, percorre con un filo, le tappe di più avi, kukulkan fondatori, di gruppi e percorsi, gli snodi del tempo, e le civiltà dei ponti: quando muore una città, il nomade riacquista, istinto a camminar. Culture e civiltà, di nomadi e stanziali, gioco cataclisma, di vento o di soffio, mescolan respiri, in Anassimene incontro; se ogni campo ha seme, sogno che sostiene, speranza nel futuro, chiama evoluzione, impero argilla crolla, sopra suo deserto, e Popolo di Pan, ri-afferma suo concerto. Terabuti è sogno, narrato da quartine, eco in Australia, e toltechi fuor confine, Raseno canta ancora, presso Mar Tirreno, in me abita un Re, che vive nella grotta, chiuso pure un mese, digiuno o poco cibo, senza aver pretese, mi dona il viaggio primo. Luglio mese arrivia, Seba fo campeggio, osserva creature, mentre va passeggio, insetti ed animali, di aria acqua e terra, Piante pien di Sole, e Funghi sottoterra; se gira pellegrino, posto dopo posto, traverso la campagna, gira pure il bosco, tengo pane secco, su spalle una bisacca, libro in camiciotto, Libertage e basta: caccio via angoscia, di vecchia disistima, assalti senza soste, canta con fervore, alimenta divino, fuoco interiore, con danza di bambino, pieno della gioia, rinasce a ogni invito, Tago con la gente, in estasi rapito: loda frate Sole, Luna e Stelle vive, loda Acqua pura, aiuto a mille vite, loda vento e aria, con nuvole e saetta, loda nonno Fuoco, che canta senza fretta. La Via del Terabuti 道, domani vo scoprire, suoi 4 mila metri, terra riesce offrire, se li cammino tutti, farò dieci kilome, podistica salute, ai nervi ed il cuore. Mi sembra la terra, un organismo a sè, autosufficiente, pulsante nel suolo, scambia sue sostanze, con piante ed animali, tesse circostanze, il verde poi letame, nutrono entrambe, piante col bestiame, vedo tra loro, uno scambio digerente. Io con il badile, sollevo sposto terra, Zappa rompe zolle, e sradica il feltro, lubrifico mie lame, le forbici soffrego, con la pietra mola, che regola impiego. Io Seba con Pamela, andavo risvegliando, impulso antico canto, dopo aver sofferto, dubbio e confusione, canto al terabuti, a cena e colazione: magico imprevisto, amore là mi attende, adatto ciò che sono, arpa mi risplende, momenti di conforto, dona e mi consegna, quando inaspettato, Tago viene insegna. Taras Mantegazza, elenca cibi nervi, fermenti distillati, caffeici e narcoti, gioia ed ebbrezza, riduce a trasmissioni, di interiori moti, o esterne impressioni, questi combinati, ci fan loquaci o muti, ghirlande di parole, nei simposi avuti. Esplori 1 canzone, ti scopri a meditare, pratica ogni giorno, 1 orto si può fare, giri fra ortaggi, cogli tue impressioni, matita le connette, in diverse soluzioni, grammatica dell orto, son consociazioni, unir parole e suoni, come piante-fiori, nel lavoro calmo, accresce coscienza, e quando ti arrabbi, vedi nube elettra, ostacolo diventa, arduo zappar via, ti arrendi cosciente, e annaffi melodia, sopporti zanzare, che pungon ostinate, gratti e rigratti, arrendi al fastidio, trovi Portulaca, e risolvi conflitto, mastico radice, radice ferma tempo, neuroni mi corregge, messaggio mi protende, in lingue equivalenti, rosso bian caolino, ovunque ricorrente. Eroe dai mille volti, il ragno fa la tela, per procurarsi 1 pasto, guarda + vicino, sento sottil suono, venire dalla bocca, del ragno sulla tela, ogni volta che la tocca, suono va uscire, portato dal vento: il ragno suonava, sua tela cantava, una sua preghiera che, in ritorno reca cibo, pioggia al contadino. Tago poi mi porta, presso 1 tempio Buddha, dove 1 Cane sosta, che cosa sta facendo, guardo meglio e ascolto, il cane che abbaia, basso di frequenza, uno spirito è avanti, abbaia prega il santo. Seba invoca Shirdi, viaggia con coraggio, entro leggende, al cuore del messaggio, a compito concluso, Jesus chiude porta, Monaca di Dresda, tal profezia ricorda: con labbra di cuore, e calda coscienza, vado a cantare, eterna mia essenza, addensa pensieri, e nuvole oscure, le vedo su orto, riflette mia paura, emergere da ego, io canto e rasserena, il mondo riacquista, senso con scopo, emerge il bisogno, di vivere il luogo, torno in capanna, 2 giorni a cantare, senza costrizione. Delizia di gioia, in 5 giorni effetto, sale a non finire, prodotto da esercizio, dopo prima spinta: se voglio movimento, dura senza fine, ungo il meccanismo, dando nuove spinte, fermo sento vuoto, riprendo son felice, se qualcuno incontro, posso bene dire. Igiene di mente, canto tutto il tempo, semplice cuore, gioia e rapimento, Cuore va in calore, ama ancor giocare, passo tutta estate, suonare e recitare. Sento un altro mondo, senza difficoltà, mia piccola capanna, palazzo va sembrar, canto 1 nome sacro, rimuovo imbarazzo, parlano antenati, del Terabuti viaggio: mi sento recitar, pur se viene il freddo, se gelo mi colpisce, canto solo intento, se fame fa insistente, canto e bevo acqua, mi sento allora caldo, amato e confortato. Aborigeno giardino, al cuore riscaldato, raccolgo le verdure, da orto ritrovato, cammino al paese, sopra ponte Drago, canto meraviglie, del canyon del Biedano. Totem sul sentiero, gli parlo li saluto, mi mostrano mistero, di nascita e morte, caccia e sussistenza, produsse cacciatore, uccide e da la morte, diventa allevatore, entrambe son passaggio, rito di confine, pianta fa lo stesso, muta ogni soffrire. Vibra la Foresta, nel buiti sottofondo, piano mi trasporta, arco di Mongongo, lezione interattiva, una storia di radice, di umana sintonia, rivela gradualmente, talvolta chiede prezzo, e riapre la corrente, ognuno va parlare, aperte son sue porte, a mille mie domande, tutte collegate, al bisogno umano grande, un rito di passaggio, al mondo trasognante. doc_forest-food-it.mp4terra200610_crisantemo.movaudio
||Shirdi Sai Baba film indiano, regia K.Raghavendra Rao 2012, narra storia di Sai Shirdi, santo sufi rispettato, la trama segue la sua vita, dal suo arrivo al paese Shirdi, le sue pratiche spirituali, filosofia e insegnamenti, inter-religiosi e colturali. Sai Baba influenza e trasforma, la vita delle persone, cura carestia in comunità, aiuta devoti a superar difficoltà, e abbracciar spiritualità.


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