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voce: cerqua


querciaMartin assume Pan vigore da caldo focolar (230) pioggia a sanGiacomo porta molte ghiande, a santa Lucia e Natale, il contadino ammazza il maiale  | foto arboreto | audio | flora_quercia-roverella.mp4 | quercia-cinghiale-forza-unio.mp4 | quercia_sughero_spagna.mp4 |musica 220730ngonde_geocentro.m4a

(): 1 quid censiti


230:pioggia a sanGiacomo porta molte ghiande, a santa Lucia e Natale, il contadino ammazza il maiale: Martin narra storia, mese di Febbraio, al centro sua capanna, arde un focolare, dal vento riparato, con 1 muretto pietra, mente sopra tetto, si apre un apertura, per fuoriuscita fumo, di fuoco di cottura. Capanna circolare, ha base in pietra dura, tetto cono a tronchi, di rami e frascatura, chiuso lo protegge, dalle piogge forti, dormire gli consente. Porta tiene a sud, a nord le sempreverdi, riflettono la luce, laghetto pur presente, vicino sta recinto, per piccoli animali, costruito alla bisogna. un delimitato spazio. Cataste legna quercia, un albero proteso, che tutta sua forza, da intemperie ha preso, pianta salda a terra, bella da guardare, guardo attentamente, comunica qualcosa, occhi miei socchiusi, sensazione posa, graduale mi avvicino, mette sicurezza, profonda nella mente, mano lo accarezza: mi guida sua voce, a interiore mondo, ricorda albero Pino, custode di mia casa, sibila fischiando, al vento del polo, rivive sua vita, ogni stagion rinnovo. Albero vigore, succhia dalla Terra, libra su tutto, assorbe luce al sole, viscere di mondo, nell'anima racchiude, fremito legnoso, a vita pian si schiude. Dona vita agli altri, ora ci incontriamo, penetra mia vita, assieme ci influenziamo, parla sua lingua, in amore cerca me, rivendica esistenza, assomiglia a me; viene da interno, ogni sua resistenza, magnifico contrasto, tronco nerboruto, freme di energia, emana tutto tondo, sento che mi cambia, vita nel profondo, selvatico irraggia, forza lui mi da, espande profumo, che di erotismo sa. Trementina esalo, pare gli assomigli, oh albero concedi, un poco tuo potere! aiutami alla vita, ti do un pò di me, brandelli di mia veste, strappa rovo spine. |QUERCIA centenaria, presso terabuti, fornisce microclima, fà crescere il Ribeto, accanto la fungaia, e protegge limonaia, col Cristo là vicino, Quercusa reca ombra, il migliore fresco luogo, di tutto il Terabuti. 2007 roverella, spontanizza semi, produce molte ghiande, che chiedono lo sfalcio, e trapianto in altra zona, riparo alle galline, e rettili in inverno, impregna di tannino, antibatteri puri, resiste a marcescenza, + scuro legno par, lui marcisca lento, se lampo va scagliar. Fuoco accensione, immutata da sempre, da alto verso basso, in camino oppure stufa, impila i pezzi legno, i più grossi alla base, in modo ortogonale, son ciocchi sovrapposti, con spazio fra loro, come una cornice, che circola aria; in cima di catasta, blocco accendifuoco, un rotolo di lana, di cera impregnato, evitando come innesco, carta cartone o altro, un fiammifero basta, ad accendere fiamma, che scende verso basso, brucia fumi che salgono. Lo spacco della legna, richiede precisione, destrezza e conoscenza, di fibre dei var legni, il ceppo su cui spacchi, è altare spaccalegna, quercia faggio o castagno, alto fino al bacino, spaccar legna su esso, è fatica che scalda, scarica tensioni, e pensieri negativi, reca soddisfazione, piega gambe e sfrutta peso, di scure o accetta mentre cade, per colpi netti e precisi. Legno adatto al fuoco, una volta essiccato, legno dolce accende, legno duro conserva, primo tipo sono; Pioppo Salice e Betulla, che ravvivano fiamma, mentre Quercia Carpino e Castagni, dan potere calorife, aggiunti a braci ardenti. Querce dette oak, slavo-russo dubravy, cerro cerqua farnia, segnano i confini, vive mille anni, antenati di Lucania, Pargianja nei veda, Perom in slovacco, Hercynia Quirinus, Piorun in polacco. Presso Slavi son prime madri, esseri di Arcadia, cosi a popoli arabi, da cespi vegetali, fioriron teste umane, Pan è Dio Silvane. Europa inizio era, piena boschi querce, Sugheri con Cerri, e ghiande mangerecce, Pianta ermafrodita, su rami foglie gemme, galle cicatrici, sminuzza fai polvere, calma bruciature, sfiammano vescica, assieme vie urinarie. Albero di vita, ha sette livelli, amica dei Tartufi, ripara Vischio uccelli, accumula calcio, e respinge lumaconi, foglie con tannini, calmano le tossi; querce suber bosco, umidi rifugi, con altre piante, crea lettiera funghi. |ROVERE quercia, petraea caducifoglie, simile a Farnia, cui ibrida spesso, ha chioma + aperta, e rami + dritti, Rovere boschi, castagni sostituiti; legno pregiato, botti mobili e navi, bare x defunti, combustibile carbone, Roverella pubescens, ovunque si adatta, resiste aridità, diffusa in Italia. Inverno lascia foglie, secche sui rami, ceppaia resiste, ai tagli degli umani, ROVERELLA par tozza, chioma irregolar, fusto ramificato, branche contorte ha; foglie con peli, gemme ovali pelose, travi per navi, e traverse ferrovie, forma boschi misti, ama sud al sole, legna buon calore, lenta combustione; corteccia rami nuovi, astringe epistassi, emorroidi e diarrea, febbre e alcolismo, decotto corteccia, strofina sulla mucca, su zoccoli e bocca, geloni e ulcere cura; foglie secche quercia, vaso terracotta, x fumo insetticida, in serra brucia bene, tu asciutto conserva, cener prende umido, riscalda le membra. Ghiande per maiali, durante carestie, recano farina, a focacce e piadine, animale ne mangia, cresce sano e forte, carne + tenace, sapor robusto forre; riduci tannini, con acqua in ammollo, come i lupini, o fai lungo decotto, tostate a purgare, indio ghiande frantuma, x porridge misti, scorte emergenza, nei rigidi inverni, rese commestibi, con cenere e argilla, varietà + amare, tostate e ridotte, in polver macinate, stoccate in caverne, o 200 gradi forno. Segreto rapporto, col pino detto Pan, aprire o chiuder porte, a ricettività, se dico son sciocchezze, quelle che sento, scambio di energia, fermo in un momento. Albero Tu grande, Ti ergi a gran forza, assorbi da viscer, la linfa della terra, or guardati da me, o vecchio antico Pan, ti tolgo la vita, per ceppi-travi far. Là sulle montagne, chi ebbe fuoco campò, la notte attorno fuoco, resto in piedi scaldo, cosce glutei e spalle, bevo calor fuoco, prendo falò vita, ad alimentar la mia. Lassù vedo la Luna, ancor affiora in Cielo, mi turba nella sera, mentre la contemplo, le donerò qualcosa, a mezzo di 1 donna, voglio ringraziarla, don delle sue corna. Albero son caldo, son forte son felice, in questa notte fredda, il terabuti ride, torna fuoco nume, fissato dentro un Pino, nel sole risiedeva, poi albero lo prese, ora a mezzo Fuoco, torna in sue distese. Profumo del Pino, brucia e pare miele, Martin suggerisce, sta fermo non parlare, altrimenti la parola, da la morte a Pan, dio che va soffiar, nel flauto a 7 can. Aprire la porta, punto di svolta, accresce sensazione, che tutto possiede, ostinata esistenza, speciale rapporto, di vita in simbiosi. Riscopro lo scopo, di viver mia vita, con chi mi circonda, profondo rapporto, tra uomo e universo, ciò che esprime vita, mi nutre mi da senso. Quando vien mattino, fuoco pare morto, le cener della notte, restano sul posto, su esse soffierò, a ridestar contatto, tra essere partito, ed essere rimasto. Memoria di avi, calore di contatto, bevuto il suo calore, Pan rimane intatto, mentre Sol tramonta, prendo sua potenza, identità del Cervo, mi ha donato essenza: vedo grande roccia, si erge sulla pista, aiutami alla caccia, dammi la fermezza, io ti fo in omaggio, un albero trapianto. Pan ancora vive, ma piano sta morendo, pure tra i nativi, se perdono natura, se Universo è vinto, Pan rimane morto, nulla rimane, a transumana vita, noia in agguato, senza viva sfida. Magia è rapporto, inventiva quotidiana, le cose conquistate, l'uomo invero perde, un mondo reso schiavo, serve poco o niente, riduce quel mistero, che anime connette, incontro viene meno, vita resta inerte. Fuggi conquista, se vuoi che Pan ritorni, puoi vivere per viver, non per conquistare, soffrir potrai la fame, oppure le fatiche, ma a te Cosmo vivente, parla e pure ride. flora_quercia-roverella.mp4quercia-cinghiale-forza-unio.mp4audio
||Nella seconda egloga, il Pellegrino ci descrive, una selva di Frassini, frammista a Tigli e Platani, mentre caprette sull'erba, e il pastore sotto un folto Acero, appoggiato a bastone di Perastro. Dante paragon sé stesso al Cerro, nel resistere a Beatrice, che vorrebbe la guardasse, negli occhi e accetti suo rimprovero, Quercia cerro e Leccio, le ghiande cibo d'uomo, nella età dell'oro. Virgilio chiede a Stazio, come sua fede ha conquistato, lui risponde in tuo poema! dove un bambino salva il mondo, non a tutti piaccion tamerici, cantiamo i boschi in grande Orda, la Vergine ritorna, con i regni di Saturno, già nuova stirpe scende dai cieli, Tu Lucina pura sii propizia, al nascitur che chiuderà, il periodo ferro e alza l'oro, già tuo Apollo è sul trono. Tal versi spinser Stazio, a cercare i cristiani, conoscerli e ammirarli, come oggi il Santodaime, diventare uno di loro, ma sen coraggio manifesto, continuò vivere esibendo, pagan costumi pur soffrendo; ciò rispecchia il destino Dante, che da Virgilio prese stile, che gli fè onore e guida, sulla strada di salvezza, i canti Dioscuri son doppi, per logica e necessità, Sapienza scorre sotto il fiume, se la memoria si alimenta, e i custodi del segreto, di memoria sapienziale, trasforman ferro in oro, la Materia nello Spirito, e si confondono ai pagani, ai cui il segreto vien taciuto, per discrezio saturnina, scegliendo il tempo di parlare, ma la Sapienza è a chi la vede. Anagogico cristiano, è uomo trasformato, nel percorso in salita, verso lo spirto di Amore, verso il fuoco di carità, che brucia eternamente, qui ed ora ogni individuo, per se stesso se lo vuole, col sostegno di memoria, catena umana di antenati, che nutre i posteri su terra, pace abbracci e iniziazioni, a sollevarli da miseria, e ritornar felici, nella eterno in breve vita. Dante invita a conoscenza, amar radice di sapienza, chi la conosce ben capisce, insiste Stazio nel suo quid, Dante uscito dal terreno, ritrova sè nel suo poema, camminando senza fine, via sapienza è lavorare, incontrare Ozamboga, dopo di ogni iniziazione, qualcosa sempre capovolge, un alber trovammo in mezza strada, con pomi odor soavi e buoni, fermò il nostro cammino, capovolto a rami bassi, sfrondati e chioma ampia, come Abete alto digrada, a impedir scalarlo tutto, ma ciò che capovolge, è acqua sgorga dalla roccia, non scende verso terra, ma sale e spande in foglie, pioggia vitale ai fiori e frutti, come Quercia in Paradiso, Acqua elemento dello Spirito, alimenta ciò che è in alto, accade quan scopriamo, che il cibo spirituale, ci capovolge a elevazione. Tre poeti son distratti, chiacchierando di poesia, nutron anima lor arbro. Li poeti ad albero appressaron, e una voce entro le fronde, di questo cibo avrete caro. Maria bada a nozze buone, e meno alla sua bocca, che intercede ora per voi, e antiche donne romane, si accontentan bere acqua, e Daniel disprezza il cibo, a guadagnar sapienza, così la fame età dell'oro, fé appetibili le ghiande, come i fiori per le api, Miele e locuste furon vivande, a nutrir Batista nel diserto, così egli è glorioso e grande, quanto è svelato nel Vangelo. Poesia e bellezza cibo di Anima, ne sentite la mancanza, dovete salir ad imparare, a riconoscer cibo di Sapienza: Acqua ruscello come il corpo, trasparente come pensiero, limpida come anima, e pura come lo Spirito; ghianda umile frutto quercia, salda come il corpo, frondosa come pensieri, coraggiosa come l'anima, potente come lo spirito. Miele lavor fatica corpo, fluido spesso dei pensieri, dolcezza dell'anima, essenza dello spirito. Locusta segreto del deserto, la solitudine del corpo, macerazione dei pensieri, contemplazione dell'anima, rumor silenzio dello Spirito.


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