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325:pesche e meloni delizia dei ghiottoni: Tra digiuni e freddi, scioperi e gimcane, arrivo in Himachal, Dharamsala city, cammino pure a piedi, tra valli himalayane, Dharamsala appare, luogo in cui svernare; la cittadina in alto, detta McLeo Ganji, conifere di cedro, esperienze riposanti, yogurt con miele, e templi tra colline, aiutano entro me, viaggi della psiche: tutta uman realtà, vulnerabile appare, in cima a montagna, che domina la valle, umani come 1 fiore, che radica nel suolo, il ciel sovrasta tutto, eterno silenzioso; dopo 1 mese buono, lascio questo luogo, giungo ad Amritsar, dei Sikh è capoluogo, Punjab valle Indo, terre cinque fiumi, granaio agrario indiano, fabbrica di fumi; city par stracolma, insegne di negozi, ma tempio di oro Sikh, lavora aiuta molti, offre pasti a tutti, letto ed acqua calda, ad ospiti che vanno, li a trovar la calma. In treno e autobus, proseguo in Rajastan, dopo giorni e notti, fino al deserto Thar, più donne di Jaipur, son belle coi monili, oscillano a ogni passo, magnifici orecchini: anello della Sunna, incontro in un bazar, Islam tradizionale, apre a ogni cultura, sua tolleranza pura, riscalda mi emoziona, mi sento come a casa, vijnana in me risuona.| mia anima corre, alla moschea di Ajmer, casa e mausoleo, di 1 sufi amico vero, il vento di Jodhpur, mi porta dai Rathore, clan di guerrieri, deserto Thar mi vuole: se medito sul treno, diretto a Jaiselmèr, miraggio senza tempo, la city nel deserto, su via carovaniera, mi accoglie e rinfresca, tra mura di arenaria, antica sua fortezza; deserto in Rajastan, fuoco vento steppe, in groppa a Dromedario, sento le brezze, vita goccia di acqua, miracolo che aspiro, appare come sogno, 1 miraggio che respiro: mio spirito si unisce, ai miti del deserto, vede ed intuisce, sua natur del vento, le brezze di Novembre, portano il pensiero, a meditar su orme, sentieri del mistero; mi assale nostalgia, del + divino piano, imito il mio soma, al suo profondo fiato, mio guru DROMEDARIO, sa calmar mia mente, efficiente mi porta, su desolate steppe: sua lenta camminata, come uman campione, suo passo è 3 dei miei, nave del deserto, paziente silenzioso, adatto ai gran spazi, con calma cerca cibo, senza disperarsi; fame sete e nervi, su steppe desolate, faccio io col vento, meditazion mirate, cerco andar letargo, come il Dromedario, cammina sul pietrisco, aggira l'ostacolo; rinasce Sole a est, come aria bollicina, o bicchiere acqua, graduale si alza, descrive arco in cielo, testa sovrastante, svanisce a occidente, emisfero distante: presso mezzanotte, inizia alzarsi vento, viene da sotto, poi a mezzogiorno, migra vien sin qui, calore e sole sono, rapporti sequenziali, come lampo e tuono. Deserto puro istinto, selvaggia insistenza, Lui tira fuor da me, una via sopravvivenza, crolla ogni utopia, di civiltà cristallo, fuori propaganda, dissolve come nube; emerge gran bisogno, di viver quotidiano, trovare acqua e cibo, crudo e cucinato, zuppa con Chapati, su fuoco di sterpaglia, un posto x la notte, tra insetti e sabbia. Melone del deserto, mio fornisce acqua, Tè limone e sale, diventa più importante, osservo le mie mani, e cerco le risposte, respiro vento caldo, e freddi della notte. Nei villaggi del deserto, tra clima arido-steppa, appare un orto waffle, come fanno ZUNI-HOPI, con meloni del deserto, per nutrire e dissetare, e questo viaggio meditare. I giardini waffle Zuni, estesi in Nuovo Mexico, Statu Uniti i.873, usati fino al 904, quan diga sul fiume Zuni, oblia l'usanza amica, nel deserto semi-arido, alta quota Zuni Pueblo, mentre anno 2000, diga resta senz'acqua, a fronteggiare siccità, clima caldo secco ventoso, e ritorna eredita. Zuni sviluppano design, di giardino circondato, da un muro di argilla o canne, mentre ordito della cialda, poteva avere anche pacciame, di ghiaia o fieno, a trattenere l'acqua, nel terreno più a lungo, e ritardare evaporazio. Sebbene vivon presso fiume, Zuni lottavano col clima, caldo e secco del deserto, con loro pratica Latdekwi, trattiene quanta più acqua, in letti rettangolari, in quadrati 1x1 piedi, due o tre celle di larghezza, a consentire accesso piedi, celle interne scavate, leggermente meno profonde, del terreno circostante, e racchiuse a dossi argilla, con cui fanno vasellame, olle e anfore per acqua. Zuni usan terrazzamenti, a portare terren fertile, e deflusso di acqua, da altipiani del deserto, fin nei loro giardini. Zuni usano ladteki, a coltivare loro milpas, mais fagioli zucca e girasoli, come altre popolazioni, che riscoprono coltivazione, a terrazze simil waffle, in Egitto Canarie e Italia, Hopi e Navajo usan terrazze, come i Tarahumara Messico, mais fagioli e zucche, o patate maca e varie, sulle Ande Sud America, terrazze alimenti base, adatta aride montagne, a conservare acqua. paesi_india_thar-desert.mp4paesi_india_vita-campagna.mp4audio
||Zuni osservan pedoclima, a coltivare orto giardini, chiamati Latdekwi, Paradisi arabpersiani, dividon suolo a griglia, aiuole a nido d'ape, circondati da terrapieni, che permettono deviare, rara pioggia sulle piante, o catturare umidità, e proteggere le piante, dal vento e animali, tesaurizzando acqua deserto, nelle buche del waffle, per un orto di famiglia, dietro la capanna. All'interno del ladteki, dividono orto in quadrati, di 1 piede ciascun lato, bordi alti 2-3 pollici, a tutti i quadrati definiti, aggiungon sottile strato ghiaia, o terriccio fieno paglia, nelle celle quadrate, prima di piantagione, aiuta idrica ritenzione, in queste piccole pits, dirige acqua alle radici, durante irrigazione, concentra innaffio sull'interno, per non appiattire i berms, e ripararli al necessario, attendi che tutt'acqua, immerga nelle cialde, prima nuovo annaffio. Zuni usano terrazzamenti, a filtrare acqua fino ai campi, come risaie alluvionali, o altopiani di orzo Tibet, in cialde coltivano colture, mais e squash e girasoli, peperoncini e tabacco, e riscoprono la lingua, necessaria alla gestione, di cialde dentro terrapieni. Waffle vuol dire cialda, con piante in ogni cavità, dove raccoglie acqua-sciroppo, che sapere frutto dà, Jim Enote ancor coltiva, a preservare tal sapienza, a proteggere la terra, tradizioni e acqua indige, ogni cella interna cialda, copre un piede terren quadro, appena sotto il livello suolo, pareti terra son rialzate, come letti infossati, coltiva cibo in poca acqua, in regioni aride del mondo, equivalenti culturali: ogni famiglia del villaggio: abbia un giardino sul retro, che rechi cinque secchi mais, a sopravvier le famiglie, nei tempi vacche magre, quando è in crisi civiltà. Curtis Quam educatore, è un Zuni coraggioso, che nel 2017, ripianta suo giardino waffle, con muri suolo argilloso, pianta cipolle e pomodori, piante assetate in depressioni, cetrioli carote e zucchine, zucca gialla e basilico, con tutta sua famiglia, ciò lo aiuta a preservare, lingua Zuni lingua madre, imparata dai suoi nonni, per condurre mais e zucca, amaranto e var piselli, abbeverare acqua piovana, catturata da cisterne, lingua indigena trasmette, la conoscenza dei suoi avi, nel proteggere risorse, entro cinte luoghi sacri, pure piccoli ruscelli, son protetti qual riserva, se falliscono acquedotti, o disseccano le dighe, una sorgente o una cisterna, basta a sostenere un waffle.

37:26 luglio sant'Anna, il rondone lascia la campagna: Pamela avan trapasso, rivela sensazioni, tra estasi e agonia, si sveglia nel sudore, chiede di rivedere, il film di Bab Aziz, il derviscio sufi che, sà superar paure, e la morte contemplare. Pamela può guarire, con Tago nello specchio, da vecchia educazione, ansia trauma morte, di prima sua figlia, che ebbe tale sorte. Mama su strada, lungo fiume appare, villaggio sullo sfondo, nulla poi appare, rinuncia gira a vuoto, verso una parete, fatta come gomma, color rossiccio tiene: parete si avvicina, somiglia uno sfintere, comincia pure aprirsi, nulla la trattiene, suo buco circolare, rosso striato nero, diametro quaranta, centimetri che apre, galleria scavata, percorso irregolare, par fatta da Lombrico, con lento lavorare. Al centro della grotta, vede dio Nzamè, ballare su terreno, cambiare pelle intero, diventa più figure, aborigene cristiane, Budda Siva e altre, scorrono a fiumane; immagini rossastre, fluttuano al soffitto, riflettono + teste, rossicce della grotta, pareti incise a segni, di lingue sconosciute, ma tutte ben distinte, ricordano le note, del canto di Tonsingen, e la tecnica di Emoto, in culture diverse; esse connettono al divino, usando le frequenze, di pensieri speciali, a influenzare energia, tonsingen son vocali, specifici e armonici, influenzano il corpo, anima e spirito persone. Pamela allor ricorda, lo zen cinese Chan, del tempio di Shaolin, nel film di Wuxian, qigong con movimenti, a percepire il flusso, connette mente-corpo, Chan disciplin mentale, migliora corpo e psiche, forza e flessibilità, compassione ed umiltà. Emoto usa parole, o pensier positivi o negativi, a influenzare struttura, cristallina dell'acqua, esponendo parole scritte, o pronunciate sull'acqua, muta forma e proprietà, memoria informazione, come in Bwiti guarigione, che cerca connessione, con spiriti via piante, in cerimonie trance, a raggiungere uno stato, di coscienza superiore. Pamela custodisce, Dante viaggio in Cina, e in Africa centrale, tra iboga cerimonie, a comprender proprio scopo, guarir traumi passati, ottener visione chiara, e crescita personale. Bwiti e viaggio Dante, esperien transpersonale, in due modalità, individuo e colletivo, visione di antenati, nel viaggio ultraterreno, discesa e ascesa in miti, di molti personaggi, dove anime penitenti, recano insegnamenti, morali e spirituali, storici e cultuali. Viaggi o visioni, in diverso contesto, Dante bwiti e shaolin, in rito comune od eremita, per scopi guarigione, o percorso di saggezza, purificazione e redenzione, attraverso mondi spirituali. Pamela al rito bwiti, rintraccia i sensi colpa, la morte della nonna, purga con radice, le forze sue rinnova, nonna vede in specchio, si apre porticina, sorriso vien contento: Nonna fu radiosa, Pamela in cuore piange, abbraccia un emozione, calore pure spande, sparisce tale scena, ora gli occhi asciuga, si apre un altra porta, di figlia deceduta: si sente perdonata, scompare la sua colpa, ha fatto lei la pace, il suo viso la conforta, ogni peso occulto sale, al fine vomitare, e curare quella scorta, poi vede sfilar visi, famiglia intera vede, volti ancora volti, epoche e ogni regno, dimmi bello specchio, questo pure quello, i figli e genitori, nonna e mio fratello. Mallendi va vicino, le chiede sue visioni, viste negli specchi, diagnosi interiori, radice dopo mesi, sente ancor pulisce, usa amici e sogni, e vita sua chiarisce. Ninnananna popolare, improvvisata in un rondò, ti solleva a fine vita, fa la morte meditare, la visione cambia modo, nel trapasso appare il sacro, spazio intimo in famiglia, tenerezza terminale. Pallium è mantello, avvolge scalda nel presepe, nella bara a fine vita, empatia di compagnia, accompagna nel decesso, endorfine a dialogare, le domande esistenziali, chi son io che cosa amo? Cosa lascio a questo mondo, abbandono mie certezze, e mi riposo nel tuo canto, per viaggiare in aldilà, con amore e gratitudine, perdono e commiato, ho concluso mio progetto, e nella musica lo affido, nel bilancio degli affetti, cerco pace serenità, fiducia ai miei parenti, a superar loro paura, della fine della vita, esempio mio li accompagni, senza peso son leggeri. Culla sacra al moribondo, nota e nota creano ponte, tra malato e familiari, terra cielo e sua coscienza, fan felici le emozioni. |PAMELA è testimone, di termine sua vita, figli amici e 1 gallo, descrive con poesia, disgregazioni corpo, proiezion mentali, e gruppo di supporto: domani morirò, tutto allor scompare, credo esser reale, osservo ogni fase, ego a sgretolare, la mente col corpo, erosion graduale; sposto attenzione, da esterno ad interno, pur con occhi chiusi, vedo luogo bello, ascolto arpa suono, isolata dai sensi, sento eco incanto. Quando mia mente, resta in armonia, a nulla si oppone, fa spazio e pulizia, accetta invasione, di nuove sensazioni, pure idea di morte, incoraggia visioni; mio Ego capriccioso, quando è presente, vuol discriminare, desidera o respinge, volubile decide, ogni mia sensazione, sgradita o non voluta: cuore trova tutto, quel che ego scansa, così curare ego, sarà da spettatore, osservarsi in specchio, scoprire identità, castello sabbia par. Essenza della mente, riesco a percepire, spazi sempre vuoti, lavagne da pulire, Mente come schermo, volta al firmamento, esperisce contrade, reali o inconsistenti, vegliano i cari, me che veglio dentro, pensieri sogni e suoni, in mentali bicchieri, mia Mente e Realtà, or sono stessa cosa, Ego sposa Spazio, e idee partorisce, di nascita e morte, sorge si desta, emette pensieri, forme ed oggetti, in lucida attenzione; quando torna ego, spinge mia mente, a credersi sicura, di esser permanente, compaiono forme, per la sua conferma, e mia illusion produce, ogni sofferenza, sonnambula sospinta. Bab Aziz ascolto in arpa, è un fremito cosciente, scorgo mie radici, io tempio fondamento, registro parole, nel Fiume del momento: ho visto i luminosi, pioneri divini, che aprono le porte, al tempo ricorrente, venivan su sentiero, Stella del mattino, portavano Aurora, blu alito divino; li ho visti lottare, destino di paura, portavano parola, la coppa gioia pura, mutavan sofferenze, in gioia verde luce, bambini occhi sole, han volto che riluce; mondo appare 1 sogno, nella sola mente, privo di realtà, ci appare ricorrente, amore fresca rosa, annaffi e resta viva, ma se la fai morire, a rinascere confida; provo a ricomporre, mente da osservare, implica soffrire, frammenti sgretolare, devo abbandonare, corpo al suo destino, andarmene in esilio, dal mondo mio vicino; eppur speranza ego, ultima a morire, assieme disperazio, oltre ogni soffrire, voglio ancor cantare, erba profumi, la vita di un fiore, magia di una pietra: se tutto questo è sogno, allor risveglierò, se è stato veglia, sognar continuerò, prima odo un sonoro, rumore esteriore, improvviso a tratto, silenzio interiore. Istinto primordiale, 1 venticello fresco, mi prende mi culla, lenisce il tormento, musica del vento, gioia e deja vu, sento nel mio cuore, amor che sale sù, sboccia umilmente, capisco che non sono, sola nel mio mondo, ma son parte eterna. Vento dal finestrino, la morte mi mostrò, distesa sul gradino, silenzio solitario, emerse nella pace, Eros e Tanatos, riesco a coniugare. Pamela dipartita, nella stagione Inverno, volle accanto sè, veglia di famiglia, con ngombi terabuti, segue suo trapasso, figli e terabanzi, misto pianto e canto. Emilia al funerale, parlò delle risate, balsamo del cuore, vivente carnevale, canta che ti passa, esibirsi chiede riso, Tragedia in 1 teatro, libera intestino; festival di lutto, è grande medicina, adulti con bambini, da sera alla mattina, adulti pur feriti, giocando con i bimbi, assieme ad animali, ritrovano equilibri. Creativa gioia cresce, muta un afflizione, al suono di arco o arpa, ravviva cuore e mente, aiuta defecazione, ansia orina via, Raseno piange e ride, empatico riluce, calma turbolenze, iberna esaltazione, un onda nella pancia, espande devozione, viaggio tra paesi, ritmo di intuizione: Io attore apparente, viaggio nel mondo, mio centro gravità, sento in ogni luogo, sui bus nepalesi, vinsi mia sfida, soffrire è illusione, ipnotico affare, Schopenhauer dice, ma quan stato mentale, di Buddha o Wuxian, inizia a spaziare, la morte conclude, io accetto reale; povertà e dispiaceri, smetti temere, coscienti etichette, rimorsi e paure, morte è passaggio, in altre culture. Sarò Io con te, ovunque vorrai, dentro i tuoi figli, o i canti che farai, al buio silenzio, mio amore ti trova, Pamela al cuor parla, ultima sua strofa: perchè dentro di me c'è tanta gioia? perchè tutte le cose cantano? con un mio canto, voglio danzare, questa mia gioia, te voglio destare, le cose di amore, io voglio ascoltare, con un mio canto, io voglio plasmare; voglio sognare, mutare il dolore, arrivare oltre morte, cantare mio amore, solchi dorati, sono le strade, che mi conducono, vicino a Te, vorrei gridare, a tutti quanti, immensa gioia, che hai dato a me, In ogni volto, vedo 1 amico, tutta la gente, sorride a me, oggi ho capito, cos'è la vita, è un avventura, meravigliosa, antico bambino, cuore di Ananda, mantra disceso, su fauno nganga, Tago Ganesha, custode ora canta. potenze_teresa_visione-trapasso.movfilosofi_lao-viaggio.mp4audio
||BAB'Aziz era il principe, che contemplava la sua anima, film poetico e contemplativo, di anno 2005, di Nacer Khemir regista tunisino. Narra storia di Bab'Aziz, un anziano derviscio, che con sua nipote Ishtar, si mette in viaggio nel deserto, alla ricerca del Grande Incontro dei dervisci. Durante il loro viaggio incontrano personaggi, con cui condividono storie ed esperienze, che nutrono l'anima, e promuovono comprensione, e l'amore universali. Il grande evento si svolge ogni trent'anni, e riunisce maestri dervisci, e seguaci della via sufi da tutto il mondo, per condividere saggezza, e scoperte interiori, occasione unica per tutti, i partecipanti e gli aspiran dervisci, di incontrare e apprendere da anziani saggi, a connettersi con propria anima, a celebrare spiritualità, praticare tecniche di meditazione, contemplar suoni nel deserto. Elabora ogni gruppo, lingue musicali, in miti mondi culturali, il corpo si emoziona, è musical essenza, che vibra a una frequenza. Musa narra storie, e trasmette emozioni, aiuta a risolvere problemi, ansia dolore e dipendenze, sboccia talenti di persone, slega problemi senza senso, e riorganizza desideri, ascolto musica influisce, sulle onde cerebrali, e aiuta a superar barriere, di un paziente sordo che, riesce a percepire il ritmo, nuova forma comunicazione. |Ogni uomo semplice, tiene in cuore un sogno, con amore ed umiltà, riesce costruirlo, se con fede poi, sai vivere umilmente, + felice sarai, anche senza niente; se vorrai ogni giorno, con il tuo sudore, una pietra dopo l altra, in alto arriverai, nella vita semplice, troverai la strada, che calma donerà, al tuo cuore e anima.


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