Apicoltura d’arnia, danze e sciamature
entomologia imenotte, varroa flagello pure
coltur del baco Seta, e di albero del Gelso
impianto di frutteti, con potatur e innesto
sommario quartine
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Apicoltura d’arnia, danze e sciamaturea Steiner, HakimBey, Karl von Frisch, G.Celli e prof.Rizzo
Steiner ben descrive, l’origine dell’ape Emersa piano piano, assieme con umano Crebbero simbionti, l’umano con l’insetto Fin che vita nova, prese forma e aspetto
L’ape vive con, l’ambiente circostante Come un orologio, riflette cosmo e piante Le meteo condizioni, seguon la ritmia Di musica di sfere, magnific’armonia
Attratte son le api, da molte belle piante Timo con Melissa, Borragine con Menta Origan Maggiorana, Prezzemolo ed Issopo Basilico con Salvia, più fiori di quel luogo
Le api impollinando, gli alberi da frutta Stimolan l’aumento, di qualità e sapore Prodotti dei frutteti, assieme a queli d’orti Portan zuccherini, grossi e ancor più forti
Le erbe officinali, dan salute a sciami Son ottimi per dieta, invernale delle api Gli infusi camomilla, melissa oppure timo Aggiunte agli sciroppi, son un tocco fino
L’ape dipende, in tutto dall’uomo Nel suo sciamare, è animal naturale Eran spesso allevate, nei monasteri Dai contadini, e le scuol dei misteri
Il modo attuale, d’allevare le api Favorisce comparsa, di varroatosi Il modo di vita, naturale dell’ape Se a sua misura, rafforza non cade
Creatura che vive, in funzione degli altri Dà sé in sacrificio, al corpo suo sciame Sviluppa armoniosa, la vita in comune Simbionte animale, che dona l’immune
La vita che scorre, crea fiori con l’api Spiriti entrambi, di opposta funzione Le api raccolgono, la nettare linfa Che sole nel fiore, s’eiacula in ninfa
Sostanze del fiore, nutron coscienza Racchiudono in sè, del sole l’essenza Nel favo son poste, in esagonal celle Motori d’orgone, han cera per pelle
Il miel dalle celle, assorbe la forze Per diventare, sostanza che informa In egizi templi, sacerdotesse son api Producono miele, a nutrir servi e capi
Apicoltrici, fornivan pure la cera Per le candele, a devozion della sera Offrivan d’esempio, a chi ne cercava La forma di vita, felice e più sana
Apicoltori e pastori, medesima stella Appare alla Pasqua, primavera risveglia Costellazione d’Ariete, influisce sull’ape Su propoli e miele, e sciame che accade
In primavera comincia, l’anno delle api In quelle famiglie, riuscite a svernare Ogni alveare, è un insieme organismo Simile all’uomo, che cambia morfismo
L’ape animale, è creatura solare La regina gestisce, l’intera famiglia Coi feromoni, per quattro o cinq’anni Poi è rimpiazzata, con pochi affanni
Dieci kili di miele, servono all’ape Un kilo a produrre, la propol sostanza Il sole dà influsso, quand’esso passa In costellazioni, di zodiaca massa
La Luna coi ritmi, diversi del cosmo Regola piante, e influenza pur l’ape La cui attività, di raccolta del nettar Cresce quan passa, Fuoco costellaz
Quan passa invece, in regioni di Aria Più pollin da fiori, le spinge a raccoglier Se su quel di Terra, lfa più costruttrici Passando nell’Acqua, più vendicatrici
Raccolta del miele, sua lavorazione Incoraggia nei giorni, di luce e calore In essi miel mostra, cristallizzazione Di forma bella, e sapor d’elezione
Quand’apri l’arnia, rompi il sigillo Di propoli fatto, la luce ora entra Nella famiglia, crea perturbazione Il cosmico influsso, da la sua azione
Il suo organismo, da caos viene scosso Come quan suolo, in sé viene smosso Si ha per reazione, un ordine nuovo Come un pulcino, che nasce dall’uovo
Caos concentrato, è il seme dormiente O arnia ancor chiusa, ha in sé propellente Quan s’apre l’arnia, o germina il seme Più cosmiche forze, agiscono insieme
Apicoltura in bugni, e arnie di paglia Viene praticata, là in qualche boscaglia Luneburghese bugno, antico ed efficace Con l’arnia razionale, nomade ci piace Possono esser trasportati, pure ingranditi Son di polistirolo, legno oppur di paglia L’ape simpatia, mostra per quell’arnia Calda e con silice, di segale di paglia Scegli come sede, siepi o avvallamenti Protetti con l’ombra, ai margini del bosco Pur piccole alture, con siepi oppur ginepri Creano microclima, senza fare sprechi
Arnia razionale DB (Dadant-Blatt Carlini)
Metti l’alverare, su stabile supporto Non proprio sulla terra, staccala di poco Inclina leggermente, l’anteriore lato Così che la condensa, scivoli pian piano
Ciò puoi ottenere, inserendo dietro l’arnia Due cunei o molle rotte, come i muratori Un peso sul tettino, zavorra vento forte Legni in bacinella, con acqua dà manforte
Api e cavalli di norma, tolleran l’un l’altro Cavallo ha odor forte, può irritare l’ape Specie se nell’aria, arriva un temporale È spinta alle punture, allontana l’alveare
Non fare uscir le api, verso l’occidente A venti ed intemperie, sono loro esposte A sud-est è l’ideale, il sol non è diretto Gli eviti lavoro, di far raffreddamento
Calore eccessivo, induce api a dispersione Mentre notti fredde, l’induce a star vicine Escursio caldo e freddo, creano agitazioni Svernano le api, in disarmon condizioni La porta rastrelliera, già da fine maggio Toglila del tutto, se senti caldo in raggio Rimettila in autunno, quan compare freddo Mentre nell’inverno, restringila parecchio
Ti insegno far sciroppo, bollir venti minuti Sia zucchero di canna, in pentola di acqua Un kilo in un litretto, fai tu io non controllo Riempi il nutritore, non superare il collo
L’ape disturbata, quando vola in alto Se vede testa d’uomo, contro cielo chiaro È indotta alla puntura, poiché vede minaccia Dalle un tetto rami, sopra la tua faccia
Ciascun apicoltore, che abbia forte stima L’arnia costruisce, da se con le sue mani Con regole e misure, del tutto personali Sceglie pur creativo, i favi e i materiali
Dopo l’inverno, guarda vol depurazio Le api aman bianco, giallo ed arancio Se vedono i panni, li scambian per fiori Verranno chiazzati, di fatte marroni
Le api non aman, rumor di motori Disturbano danze, accendon furori Le danze in simposio, comunican dati Su fonti di cibo, e di altri essudati
La pista al bottino, è segnalata Con più emissioni, di ferormoni [4] Bottinatrice, s’abitua ad andare Alla stessa zona, a bottinare
L’area sovente, per tutta la vita Sfrutta coerente, per sua partita 1 chilometro quadro, copre normale Se vi è costretta, può sconfinare
Dode kilome, è il massimo raggio Oltre del quale, nòn vale un rancio Dispendio energia, eguaglia raccolto E improduttivo, diviene il rapporto
L'apicoltore, sia accorto e saggio Assicuri che zona, sia fior foraggio Ricopre famiglia, intorno alveare Ettar trecento, per suo bottinare
L’ape torna all’arnia, còl suo bottino In bocca lo depone, di altre operaie Rigurgita insaliva, tra stomaco enzima In alveoli è riposto, in miel si raffina
Scorta d’inverno, che l’ape raccoglie Com la rugiada, da pozze e da foglie Assieme al lavoro, v’è l’esplorazione Di nuove zone, per la bottinazione
Un principiante, se ascolta gli esperti Perde il coraggio, a seguir negli intenti Se osserva da sé, diventà apicoltore Sceman barriere, cresce in ardore
Vestiti e copricapo, sian di colore chiaro Di lino o di cotone, chiusi attorno al collo Ti lascian traspirare, il sudor non emanare Odor sennò disturba, l’ape a punzecchiare
Gli uncini delle zampe, facili s’impiglian Nei tessuti a maglia, capelli oppure barba La conseguenza è, spesso una puntura Minaccia è percepita, dà social creatura
Usa il velo e i guanti, sol se necessari È bene instaurare, un contatto con le api Non fare attività, insieme alla paura Tieni cuore aperto, e l’anima più pura
Per riparare l’arnia, un piccolo martello Tenaglia e cacciavite, un po’ di fil di ferro Una scatola con chiodi, una leva stacca favi Lo spruzzator d’acqua, e la pipa come chiavi
Fa d’affumicatore, una pipa da tabacco Il fumo puoi soffiare, invece che aspirare Al posto del tabacco, i fior di tanaceto Lolla oppure fieno, legno marcio di vigneto
Non usare torba, o cartone puzzolente Il troppo affumicare, serve poco o niente Leggèr disperdi il fumo, su sommità dei favi Con singol piume d’oca, allontana le tue api nota: non spruzzare fumo diretto su api o favi
All’inizio dell’anno, puoi controllare i teli A veder se c’è varroa, o in cerca d’escrementi A capir la posizione, del favo e la famiglia Dice quant’è grande, lo spazio ch’essa piglia
La quantità di cera, che vedi sgretolata Ti dice quan riserva, invernale fu sfruttata Controlla sui telai, percentuale d’api morte Rintraccia se fra esse, regina n’ebbe sorte
Se invece troverai, delle api fuchi morti Saprai che la famiglia, regina ottenne tardi Questa non potendo, coppiarsi in vol nuziale Famiglia i fuchi tenne, a lungo da svernare
Se bene vuoi condurre, analisi escrementi I teli puoi rimuover, almen due giorni avanti del vol depurazione, sennò famiglie forti Li portano di fuori, togliendoli ai tuoi occhi
Intensiva apicoltura, segue dei principi Spazio per famiglia, adatto a scaldamento Covata a fin inverno, a scorte sia adattante 2 piccole famiglie, men miele d’una grande Raccolto proporziona, a numèr bottinatrici Essa è proporzione, a covata mese prima Regin d’uno due anni, depone pur più uova Incrementa covata, in famì piccina nuova Sia sede dell’apiario, tra nettarifer fonti In raggio 3 kilome, di presso tieni l’acqua Importante è microclima, luogo a collocàr Con protezion dal vento, e assenz’umidità Distanza molto grande, da centri industriali Avere vinto la paura, delle punture di ape Fluido comportarsi, sè irritarle vuoi evitare Osserva api esigenze, e il clima a visitare In periodi d’abbondanza, l’api son più miti Le visite di sera, comunque ti sconsiglio Ogni visita poi duri, il tempo operazioni Temperatura interna, e sui 36 in ogn’ori
Febbraio-Marzo d’occhio, vedi dall’esterno Annota su una scheda, tenuta sotto il tetto Lavor bottinatrici, a capir forza famiglie Sul predellin osserva, cadaver ninfe figlie Picchiando contro l’arnia, si leverà brusio Normale lieve breve, d’allarm’intenso lungo Rivel regina assente, ora valuta le scorte Soppesa l’alveare, con man solleva ponte Da dode gradi in su, puoi far visìt’interna Tu osserva la covata, le scorte e la salute Marzo primavera, fa stessa investigazio Sviluppo di famiglia, regin covata e spazio Seconda primavera, quindìci giorni dopo Osserva la colonia, e livella o men famiglie Aprile è sciamatura, controlla cel reali[12] A maggio giugno fai, la posa dei melari
Riempito spazio nido, appar cera candita È tempo necessario, di aggiungere i melari Aumenti il loro spazio, e riduci sciamatura Escludi la regina, a covar nuova struttura
Dopo melar posati, puoi limitar controllo Osserva attività, delle api nel melario D’annat’eccezionali, aggiungi altri melari O se smielatura, rinvii a doman domani Luglio agosto osserva, le porticin di volo Fai cur a nuclei sciami, d’artificial lavoro Rifornimenti d’acqua, regin vecchie cambia Ombreggia l’alvear, agosto piogge scambia
Azion settem ottobre, è preinvernamento Riduc’ingresso nido attèn saccheggiamento Osserva la colonia, e fai l’ultima smielata S’è regina fucaiola, e presenza di covata
Fà pareggio scorte, con scambi miel telai o var zuccherin sciroppi, metti in nutritori Ai lati sposta i favi, vecchi od ammuffiti Osserva pure il volo, delle bottinatrici
Prima visita autunnale, puoi verificàr Lo stato di regine, e scorte quantità[14] Sposta verso l’api, i favi pien di miel Integra e poi vè, varroa se fondo tien
Metti pur diaframmi, al minimo la porta Coibenta spazi vuoti, di panni se convien[15] A riunir famì diverse, usa metodo giornale D’inverno l’alveare, è ben non disturbare
Osserva in meditazio, i vol purificazio Soppesa pur ascolta, ronzio della colonia Lettur strisce sul fondo, segui nella nota[16] Residui pure leggi, sul fondo antivarroa
Famiglia popolosa, porta a sciamatura Pur spazio carente, gran covata e scorte Fuchi in sovrappiù, oppur regina vecchia Favi irregolari, o disfatti pien di pecca
Ceppi sciamatrici, geneti predisposti Per limitar sciamata, pareggiale famiglie Una debole con forte, o anticipa i melari Elimin cova fuco, e dei cupolin reali Sciamatura artificiale, previen la naturale Aumenta a piacimento, il numer di colonie Controlla pur previeni, azioni di saccheggio Didattica sia l’arnia, fatta in vetro seggio
- sciamatura e danza delle api A primavera i pascoli, iniziano a fiorire Nettare e polline, son pronti a comparire Più piante bottinaie, stimolan sciamatura Colza e Ravizzone, e altre piante di natura
Affascinante esperienza, vive apicoltore Nel giorno annual del volo, di depurazione Dopo settimane, di calma e di silenzio Ferve attività, che monta come assenzio
Miracol che succede, durante sciamatura Oppur duran raccolta, di miel stagionatura Par di vedere l’api, riprender libertà Per riattivarsi allegre, al sol che nuovo và
Se alcune famiglie, non son volate via Osserva in attenzione, fori volo dell’arnia Ausculta sera stessa, diagnostica perché[19] Tono e tipo di ronzio, ti sveleranno che
Se senti bel ronzio, la famiglia è tardataria Ancor priva di regina, depura a nuovo giorno Se invece v’è silenzio, prova a risvegliarla Batti leggermente, tue dita su quell’arnia
Se nulla succede, famiglia può esser morta L’inverno non passò, esaurita è la sua scorta Apri arnia per vedere, for di volo chiudi bene Saccheggio eviterai, che da fuor proviene
Primavera è riunione, spontanea di famiglie Quelle prive di regine, unisci a sciami figlie Togli tetto spruzza l’acqua, di timo sopra favi Pon su nido di covata, fogli carta di giornali
Buchettati con un ago, che faran da divisorio Tra cassetta posta sopra, e l’arnia sottostante Le famiglie riuniranno, allargando fori a morsi Solo una regina, infine riesce a imporsi
Un telaio di controllo, al tempo sciamatura Un foglio ben cerato, residuo d’uno vecchio Serve a dare traccia, alla costruzion di celle L’esagon abbia in alto, le orizzontali rette
Famiglie stimolar, in giornate brutto tempo Con cibo di sciroppi, 1kil zucchero in litro Gran celle sono i fuchi, lor favi a lato nido Così più spazio avran, è sicur te lo confido
Le celle percolate, svelan chi è la regina Se le celle son di fuchi, la regina è fucaiola Non ancora fecondata, sciamatura è ritardata Ora osserva quantità, che di cibo è annidata
2 settimane dura il ciclo, di covata di regina 3 giorni dura l’uovo, mentre 6 rimane larva Per 7 dì sarà pupa, nella cella opercolata Con cibo nutriente, sigillata e coccolata
Operaia pappa reale, con ghiandole produce Su covata la riversa, finché cibo eccede luce Smetter non può di colpo, tutto in una volta Lo spazio divien stretto, sciame sta alla porta
Giorni soleggiati, per sciamatura e vol nuziali Tra le dieci e le ore tredi, tranne l’eccezioni Sciamatur in pomeriggio, potrebbe accadere Se meteo giorni prima, fu brutto da vedere
Da una famiglia posson, nascere più sciami Stroncare l’impulso, in più anni indebolisce L’arnia organismo, che esposto ai parassiti Cresce con la voglia, di punger chi infastidi
Se famiglia fai sciamare, rafforza e sdoppierà Lo sciame quattro giorni, sull’albero starà Spruzza pur con acqua, a farle raggruppare Con uno spruzzatore, riesci a far calmare
Usa poi un canestro, una stecca agitarami Prova calmo a catturare, cervello ape regina Lo sciame ora introduci, dentro alla cassetta Intorno al for di volo, api ventilan essenza
Agitan le ghiandol, odorifere a soffiare Nell’aria feromoni, per richiamar compagne Se vedi che usciranno, dopo circa la mezz’ora Vuol dir che la regina, manca alla cattura
Lo sciame si riforma, là dove è la regina Calmo ricomincia, l’agguato a sciamatura Di sera quan le api, saran tutte rientrate Siano le cassette, asciutte ed oscurate
Per ventiquattr’ore, starà a configurare Un grappolo di vita, pronto a dimorare Se usi un’arnia usata, passala alla fiamma Si da eliminare, parassiti e cera manna
La propoli residua, sciogli con la fiamma Vedrai conferirà, profumo sano all’arnia Sciame in arnia sporca, con muffa la disturba purifica con Menta, sennò rischi che fugga
Melissa strofinata, seduce il nuovo sciame Nella nuova arnia, sia nomade o sia paglia Nel tempo sciamatura, ricordar conviene che 48 ore, famiglia ha scorta in miele
L’api esploratrici, cercan nuove fonti Di nettare e pollin, propoli ed acqua La loro efficienza, di esplorazione È pari alla danza, di comunicazione
Trasmettono i dati, alle altre operaie Il linguaggio è un danza, codificata Di ritmo e di forma, secon la distanza La direzione, qualità e circostanza
Se il cibo è in raggio, di cèn metri d’aria La danza è in cerchio, oraria e antioraria Se supera i cento, ape danza d’addome Tracciando un otto, su cui si muove
Agita addome, tan freneticamente Quan più vicino, è cibo che intende La retta del sole, è riferimento Suo ultravioletto, è orientamento
Nel buio dell’arnia, viaggia un ronzio Che danzatrice, trasmette sul favo Corre il messaggio, per spettatrici Alcune fra tante, raccolgono auspici
Ape vibra l’antenne, sceglie soggetti In mezzo al gruppo, scambi indiretti Simpatia ad operaie, inattive distanti Che inizian lavori, instauran regnanti
Duran sciamature, le vergin regine Saranno allevate, ed alcune vibrate Questo influenza, destin di prescelta Che se più vibrata, canta più in fretta |
entomologia imenotte, varroa flagello pure
L'ape mellifera, è in classe con gli insetti Dell’ordine imenotteri, sociali ed evoluti Assieme alle formiche, accumula riserve Per superar l’inverno, letargo pur le serve
Il corpo d’api ed insetti, tiene tre parti Testa e torace, addome ed arti esterni Due occhi laterali, composti e arrotondati Coperti con dei di peli, vedon sofisticati
Insensibili al rosso, lo vedon come nero Se l’arnia fai rosso, niente orientamento Sensibili a ultraviola, lor vedono lontano Orientan col sole, più di occhio umano
Per cogliere odori, calore e umidità Antenne tronco e frusta, posson orientar Tre ocelli sulla testa, riescono a vedere Dentro all’aveare, ciò ch’è di dovere
La bocca è munita, di mandibole due Per lavorar la cera, e il propoli raccoglier Il torace son tre anelli, saldati fra di loro Ciascun ha paio zampe, 2 paia d'ali sono
Le ali son membrane, tese e trasparenti Battono in frequenza, duecencinquata cicli Zampe son composte, da coscie e trocantere Femore con tarso, ventosa e artigli vere
Le zampe anteriori, hanno intaglio a lunotto Per strofinar le antenne, manipolar raccolto Le zampe posteriori, munite di un cestello Con pettine di peli, lo portano al castello
L’addome è sette anelli, s’innesta sul torace Al fondo è il pungiglione, dote femminile Il melario sacco, ha posto nell'addome Ghiandole per cera, diposte sotto addome
Intestino medio, digerisce gli alimenti Intestino posteriore, accumul deiezioni Per mesi o settimane, specie nell'inverno Quando si rimane, al caldo dell’interno
Il comportamento, delle vespe sociali È simile ai bombi, più grandi dell'ape Questi fanno i nidi, con regina sottoterra Famiglia si risveglia, se primaver’atterra I bombi come l’api, son vegetariani Nettare e polline, bottinano soltanto Accumulo essi fanno, solo per covata Di femmina feconda, dopo l’ibernata
La regina fondatrice, depone le sue uova Alleva poi le larve, in attesa di operaie Quando son formate, lor vanno a bottinare Regina va in clausura, continua uova a fare
Bottinai più dell’api, lavorano più a lungo Anche con la pioggia, freddo vento appunto Poi coi primi freddi, famiglia bombo muore Negli alveari d’api, qualcun martirio vuole
Or altri imenotteri, si nutron d’insetti Le vespe e i calabroni, sono predatori Inoculan veleno, non perdon pungiglione A differenza d’ape, che punge dopo muore
Portano le prede, nel nido a farne pappa Ghiotte pure sono, di zuccheri e di sfatta Mandibole taglienti, incidono sui frutti Sminuzzano le fibre, fanno nidi tutti
L'origine dell'ape, in fossili di sciami Rivela pure lì, natura sua gregaria Riunita poi in famiglie, l’ape solitaria Scelta fa graduale, in era quaternaria
S’adattano veloci, a vari cambiamenti Vicin zuccherificio, bottinan saccarosio Se invece trasportata, in zone tropicali Raccoglie inizialmente, scorte colossali
Dopo alcun stagioni, comoda essa scopre È inutile gran scorta, se nettare c’è sempre È sol dov’è l’inverno, che accumula energia Al fin di attraversarlo, in semi letargia
L’ape mellifica, ha famiglia permanente Che non dissolve, alle soglie dell'inverno Grazie alle scorte, di miele accumulate Durano per sempre, se non disturbate
Nel mediterraneo, regina ricomincia A deporre uova, quan mandorlo fiorisce Assieme alla mimosa, a inizio di febbraio dapprim lentamente, poi è volano in saio In luogo montagna, e nelle zone interne Ritarda un paio mesi, la schiusa delle uova Sviluppano le larve, grazie a incubazione Sui trentasette gradi, e all'alimentazione
Nell'arnia le api fanno, un grappolo calore Trentasette gradi, che scende a venticinque Se non c'è covata, ma il giorno che riprende La scorta in miele scende, più rapidamente
Se viene freddo e pioggia, àbbastanza lungo L’ape smette uscire, colonia può morire L’apicoltor sorvegli, l’irregolar stagione Prnto a intervenire, con soia e beverone
Regina feromone, trasmette alla famiglia Al fin della coesione, inibisce ciò che impiglia Dopo il terzo anno, regina divien vecchia La feromon sostanza, diviene pure spiccia
Moltiplica in tre modi, famiglia in sciamatura Regin di nuovo sciame, il trono s’assicura[22] Famiglia insoddisfatta, rinnova quella vecchia Regina suppletiva emergenza in sé rispecchia
Famiglia numerosa, e spazio insufficiente Spingono operaie, a nutrir giovani larve Con pappà reale, per farne gran regine Spingono poi l’altra, fuori dal confine
Il primo sciame, può averne dei seguenti Composti da regine, ancor non fecondate In vecchi tronchi o, caminio abbandonato Fondan la colonia, il ciclo è rinnovato
- ape operaia, regina e fuco L’operaie son lunghe, fin dodici millìmi Nascono da uova, deposte e fecondate Le mette la regina, al fondo d’ogni cella Tre giorni dopo schiude, e nasce larvarella
L'uovo è un bastoncino, bianco e cerulèo Schiude e da una larva, più piccola dell'uovo Questa sta sul fondo, si muove alla moviola È bianco vermiciattol, sensibile a ultraviola
Or mangia gelatina, deposta da regina La larva di operaia, passa cinque mute Residui digestione, sono espulsi in fondo Prima di ninfosi, digiuno e bozzol mondo
Dopo sette giorni, le celle saran chiuse Con un tappo in cera, e cibo vien sospeso Comincia metamorfo, le larve or sono pupe Completan dode giorni, ed escono da buche
Dopo ventun giorni, diventeranno adulte Cambiano pur spesso, l’occupazione tutte Spazzine oppur nutrici, con cera muratrici Riparan favi e celle, guardian bottinatrici
Vivono sei mesi, le nate a fine estate Le altre vivon meno, poiché v’è attività Frenetica raccolta, di polline con nettar Estinguono energie, prima e pure in fretta
Quan sciamano le api, han melario pieno Le ovaie hanno inibite, latente sua funzione In mancanza di regina, o di sua inabilità Le ovaie a funzionare, cominciano da quà
L'operaia ha l’aculèo, che usa presso casa Quando la famiglia, vien molto disturbata Se accede là un intruso, nel corridoio volo Le api di tre giorni, incapaci son del dolo
Da uova fecondate, or nascono regina Deposte in cel reali, più grandi delle altre A forma stalattite, o a ghianda rovesciata Nutrita a pappa reale, durante sua larvata
Per questo cresce molto, più delle operaie Vivrà fin quattro anni, o cinque s’è virtuosa Impiega sedi giorni, a diventare adulta Fino a due centim, riesce ad esser lunga
Le riconosci bene, l’addome è assai lucente Produce tutto il giorno, le uova di famiglia Fino duemila al dì, ed escon da alveare Solo per sciamare, oppur per maritare
Grazie ai feromoni, influenza intero sciame Profumo che regale, s’annusa con le antenne Solo in casi rari, può nascer straordinaria Da uova infecondate, se manca ereditaria
Se griglia divid-arnia, metti non precisa La regina snella, può attraversare sbarre Ha pungiglion ricurvo, a sciabola mai usato Adatto a eliminare, sol la rival di stato
Se entro 20 giorni, regina non s’accoppia Rimane fucaiola, famiglia allor l’accoppa Sennò famiglia estingue nel gir di pochi mesi È legge di natura, perciò non siate offesi
I fuchi sono i maschi, del popol delle api Più grandi di operaie, han l’addome tozzo Più lunghe hanno le ali, e volo rumoroso Inadatti a bottinare, li nutrono a riposo
Nascon dalle uova, affatto fecondate In celle più grandine, a fine dell’inverno Ventiquattro giorni, per diventare adulti Per fecondar regina, non copulano tutti
Duran bella stagione, i fuchi fan convegno In sciame a forma sfera, oppure di cometa Si librano nell’aria, in volteggi evoluzione Attraggono regine, con grande eccitazione
Una regin s’accoppia, con diversi maschi Fin che spermateca, si riempie dello sperma Dopo accoppiamento, fuco cade e muore Gl’organ genitali, l’ha persi nell’unione
Vivono assai breve, fin cinquanta giorni Producono calore, e lavorano nell’arnia Niente pungiglione, le anten sofisticate Sensibili agli odori, son più sviluppate
Hanno grandi occhi, che coprono la testa Presenza e odor dei fuchi, stimola operaie Fan guardia e protezione, duran volo nuziale Così regina d’arnia, morir non può rischiare
Sui litoral d'Italia, nascono in febbraio Liberamente vanno, in tutti gli alveari Qualcuno pure sfugge, a eliminazione Passerà l'inverno, nell'arnia di adozione
- acaro varroa destructor S’aggira silenzioso, nel bui d’alveare Per vittima cercare e un ovo penetrare Vivendo alle sue spese, fin maturazione Attacca apis mellifer, sin a distruzione
Diffus anni anni ’60, in Russia e Bulgaria Da sempre natural, parassita d’ape indian Per lunga convivenza, giunta ad equilibrio Letale per nessuna, delle 2 specie vibrio
L’uomo a Sumatra, introdusse apis mellifer Notoria predatrice, disposta a saccheggiar Vola assai più ampio, per fonti più lontan L’indiana spodestò, da suo areal natural
Varroa fu la risposta, che la natura diede Trovò la bella preda, del tutto impreparata Che senz’aiuto uomo, perisce inter famiglia In cova opercolata, si nutre poi scompiglia Varroa tien 8 zampe, un apparà succhiante In covata è parassita, gran forza distruttiva Commercio di regine, e buon adattamento Diffuse epidemia, assiem a lucro intento
Sverna sull’addome, della operaia ape[25] Il ciclo suo di vita, sincrono a larva d’ape A inizio primavera, riprende ritm’imposto Entra parassita, in uovo appen deposto
La cella è opercolata, varroa sicura sta L’ape adulta che esce, malformata sarà Debilitata incapace, a svolger suo lavor Malattie e parassiti, ne fan preda ristor Acaro importato, dall’asia prim invasa Femmine rossicce, come capocchia spillo Maschio di varroa, non è dannoso all’ape Suo apparà boccale, copula e trasale
Entrata in alveare, propaga sen battute Tra calda umidità, di operaia attività Il ciclo di sviluppo, fà in celle sigillate Dove le operaie, si trovan disarmate
Comportamento d’ape, favorì varroa Saccheggiare porta, contatto tra famiglie Oppur lo scambio favi, di già parassitati Una forma convivenza, cerca in risultati Varroa predilige, cel maschil tu ricorda Il trappolino permette, eliminar favi fuco Ingegno e intuito fino, e controlli razionali Impediscon diffusione, in biologici alveari
Una biologica lotta, sviluppata in Salento Una trappola or usa, a sfruttàr sua abitudi Telain senza cera, indicatòr trappòl funge Nuove celle api fuco, attir per espunger
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coltur del baco Seta, e di albero del Gelso
Gelso della Cina, orientale e centrale[29] Raggiunge l’altezza, dieci dodici metri È alber secolare, dalla chioma ampia Radici profonde, robuste gial arancia
Tronco dell’adulto, circà settan centime Corteccia screpolà, piccin reticol scaglie Lisci ramoscelli, gemm’apice appuntite Ciascuna tiene dà, 5 a dode foglioline
Fior’infiorescenze, androge monoica[30] Tiene frutto buon, sorosio vien chiamato Propaga per seme, seguita da innesto Pur eccezionale, propaggin talea sesto
Primaver seguente, gonfiano le gemme L’astone sia tagliato, a circa cen centime In successivi mesi, aston dà più germogli Scegline 3 o quattro, gli altri invece togli
Primavèr secondo anno, pota i 4 rami Fin venti centime, come a potar capelli Lascia pur su ognuno, tre o 4 gemme Da cui svilupperanno, rami terza pelle
Dop’ogni potatura, v’è nuov’emissione Rami concentrati, in zon’apical di pianta Negli anni cresce forma, a testa di moro È un capiglio riccio, chioma ulivo d’oro
Pota in produzione, un taglio che rasenti Baruffo testa moro, dei rami più frondosi Non raccoglier foglie, nei primi 3-4 anni A favorir la pianta, evitar ferite danni Estirpa pur terreno, dopo potatura Organico letame, sorveglia pure clima Media produzione, 2 kil giovane pianta Cresce con l’età, fin arrivar cinquanta Luce e umidità, e temperatura vuole Come tutte piante, oro alber del sole Vuol clima temperato, estati brevi toni Ama le colline, ponente e sud esponi
L’espone umidità, a var più malattie Brina l’è dannosa, specie nel levante Vento moderato, impedisce brinazione Stimol fecondazio, e la traspirazione
Soffice terreno, non troppo torboso S’adatta facilmente, fuor d’umidità In italici terreni, ben s’adatt’assai Bachicoltura fu, Calabria Puglia sai
Gelso nero è alto, fin quindici metri Ital meridionale, cresce com arbusto Ner e bianco entrambe, baco fanno seta Produc’infruttescenza, ner succò violèta
Dai frutti fan sciroppo, acido apprezzato Antico collutorio, per gargarismi in bocca Infiammazion di gola, tosse espettorante Se diluito in acqua, è grande dissetante
Còrteccia radice, analgesica sfiammante Purgante fa diuresi, è ipò-glicemizzante Identi proprietà, le hanno pur le foglie Decotto preparato, astringenti coglie Contengon tannino, foglie con radice Decotto oppur infuso, evita in gastrite Tengono le foglie, aminoacidi elementi I frutti assai squisiti, vitamin proventi
È radice gelso, mediCin tradizionale Antibattericida, contro la car dentale Contro tosse e asma, contràs pur HIV In estratto d’alcool, miracolo surplus
Gelso sue radici, imbriglia pur terreno Limita erosione, rallenta acqua piovana A mezzo delle foglie, diffuse talea pianta E è dall’antica Cina, che l’imper impianta Con le arabe invasioni, segue vite e olivo Portata fu a Bisanzio, da monaci in Europa Raggiunse la Sicilia, l’Africa e il Caucaso Alber chioma d’oro, viene dentro vaso
Via della Seta, strada lunga tortuosa Attraversa la storia, coi suoi continenti L’Asia inter percorre, nasce dalla Cina Assieme coi mercanti, in Europ arriva
Strada che prende, mille diramazioni Divergon convergon, in varie direzioni Inghiottite da sabbie, lontàn riapparire Vasta autostrada, in sentieri a sparire
Lunghissima via, prim pellegrinaggio Avvolge la Terra, con gran tela filata Da magico insetto, col suo filo lucente La seta d’incanto, melodia resistente
Lavorazion di seta, nasce ad Oriente Lentamen si sposta, lungo arco del sol Giunge in Sicilia, e Calabria in ricamo Rugger re normanno, le da una mano La penisol risale, a Firenze è fiorente Genova e Milano, e Venezia mercante Velluto di seta, con pavon fior di loto S’un fondo rosso, e melograni di oro Strada leggera, luminosa d’oriente Snoda i suoi porti, elegan resistente Re Sol apre industrie, a Lion e Parigi Ameri raggiunge, da Londra Tamigi
Fil secreto baco, un bombice mori Lepidotter di Cina, o bianca farfalla Le uova prenota, nel mese di maggio Calcola i gelsi, e le foglie d’assaggio Vita attiva baco, è tren-quaranta giorni Rosicchia la foglia, poi dorme e si muta Quattro dormite, alla quinta gran fame Avido mangia, gelso fresco fogliame
Dopo d’un mese, a secondo la razza Arriva e matura, e in bosco s’accampa Un fascio rametti, ravizzone o saggina Su tavol disposti, tengon nodi di cina
A fin metamorfo, muoion in stufatura Accudir le bestiole, tra puzzina e fatica La casa or è invasa, da bianche farfalle A evitargli malanni, disinfetta le stalle
Preservano pure, in magia-protettiva[38] Da var malattie, macchie nèr e pebrina Donne tengono al seno, in pezza di lino Facilitan schiusa, notte sotto al cuscino
Assiem a bambini, ne facevan la cura A momento di schiusa, gli davano foglia Li tenevan puliti, arieggiati e al calore Via da formiche, topi gallin ghiottone [1] L'arnia razionale classica da 10 telaini deriva dal modello originale ideato dal reverendo Lorenzo Langstroth nel 1851 in America, successivamente modificata da Charles Dadant e Blatt nel 1859, venne, nel 1932, standardizzata, nell'arnia Italica-Carlini che usa tavole di abete di 3 cm. Se i favi sono disposti parallelamente all’entrata dell’alveare si dice arnia a favo caldo; se disposti perpendicolarmente è a favo freddo [2] Per paglia di segale usa trincipaglia con cui si trincia il mais [3] il calore sia graduale, le Arnie non siano esposte al sole cocente diretto. [4] l'operaia, visitato il fiore, depone un ormone che segnala alle altre api, che per un pò il raccolto è fatto. Su consiglio di altre compagne parte poi alla scoperta di piante nuove. [5] La mancanza drastica di nettare in primavera blocca la produzione di covata [6] famiglie che sciaman nell’anno, daranno poco niente miele, mentre le grandi superano facilmente i rigori dell’inverno. [7] quando si tratta di un luogo di montagna è preferibile avere gli apiari in basso rispetto alle fonti di raccolta in modo che le api possano fare i percorsi in salita scariche e quelli in discesa a pieno carico. Posa le arnie al riparo dai venti dominanti, in luoghi non umidi, soleggiati almeno nelle ore del mattino; fra un posto sempre ombreggiato ed uno sempre soleggiato è preferibile quest'ultimo. Il tepore del sole anticipa l'ovodeposizione primaverile della regina ed allunga il periodo di volo delle bottinatrici. [8] Le api reagiscono a stimoli e situazioni, l’aggressività è legata soprattutto alle caratteristiche genetiche e a fattori contingenti (climatici, ora del giorno, presenza di nettare e polline, umore api, campi agricoli trattati, rumori forti, ecc. Le condizioni ideali per aprire e visitare l’alveare sono: giornata calda senza vento o leggermente ventilata in orario centrale della giornata (ore 11-14 ). La temperatura interna, al centro del glomere è 35-37°C in ogni momento dell’anno [9] Api morte sul predellino, son sintomo di malattie di api adulte o avvelenamenti; presenza di cera sul predellino indica saccheggio; presenza di ninfe morte indica abbassamento di temperatura o termine delle scorte; tracce di escrementi brunastri rivela fenomeni diarroici [10] sollevando con una mano il bordo posteriore dell’arnia, si avrà un’importante valutazione delle scorte disponibili [11] dentro l’arnia, dove c’è la covata, la temperatura è circa 34°C., la visita sia molto breve con idee chiare su cosa fare, causa il raffreddamento della famiglia; osserva quantità di scorte (miele e polline), condizioni dei favi (aumento spazio e rinnovo) e condizioni sanitarie (event. lotta biomeccanica) [12] al fine del cambio delle regine per la produzione di pappa reale e polline [13] Se vedi miele maturo posa gli apiscampo, fa prima smielatura, è possibile una smielatura primaverile, una estiva ed una autunnale, secondo conduzione degli alveari (fissismo o nomadismo), l’importante per il prelievo del miele, è che occorre che sia maturo cioè non deve contenere più de 18% di umidità. Si consiglia l’estrazione dei favi quando questi sono opercolati almeno per 2/3 su entrambi i lati. Per allontanare le api dai melari esistono vari modi: il diffuso uso di apiscampo negli hobbisti e i soffiatori per i professionisti [14] stato delle regine: vecchie o poco prolifiche. Molte provviste ed abbondante covata autunnale sono garanzia di precoce e vigorosa ripresa primaverile. È utile spostare verso i bordi esterni i favi vecchi [15] per aiutare le api a consumar meno miele, porre eventualmente materiali coibenti tra tetto e coprifavo [16] 4/5 strisce: strisce centrali lunghe (colonia ben popolata); detriti con ninfe di operaia (la regina ha iniziato l’ovodeposizione); detriti di colore scuro (favi vecchi); detriti su un lato (le api si trovano sul lato più caldo); strisce sottili e basse (le api consumano poche scorte). [17] nel clima favorevole alla sciamatura, prova a eliminare le celle reali ogni 4-6 giorni [18] Il saccheggio può essere latente o violento. Nel latente le api riescono a rubare le provviste di nascosto mentre nel saccheggio violento, le api di un alveare attaccano in massa quelle di un’altra famiglia [19]ausculta con tubo di gomma o con orecchio alla parete. A volte le famiglie sono ancora prive di regine [20] Bombus terrestris, pratorium, lapidarius, hortorum., hanno ligula proboscide più lunga dell'ape. La famiglia del Bombo è fatta da circa 3-400 insetti, più decine di maschi e operaie sterili di piccola e grande taglia. V’è pur tra vespe la suddivisione fra femmina feconda, maschi e operaie sterili [21] A fine inverno son circa un milione di operaie, poi con nove gradi minimo, l'ape esce all'aperto, il cibo cresce e la regina arriva fino a 3.000 uova al giorno! [22] La regina vecchia è soffocata o vola via e poi muore. Le nuove sono allevate tra estate e autunno. La regina suppletiva è ricavata in casi estremi dove la famiglia rischia di perire, saran sostituite nell’anno successivo. [23] L’ape indiana (apis cerana) produce maggior temperatura dentro l’alveare sgradita al prassita, ha sviluppato maggior tendenza alla sciamatura e abbandono del nido con conseg. morte della covata e varroa entro essa, inoltre la capacità di mordere il parassita consente all’apis cerana di controllare la popolazione dell’acaro. Varroa scoperta a Sumatra nel 1904 è da sempre presente nel sud-est asia, in tutti i fenom.biologici nuovi, il cambio di ospite, da parte di un parassita richiede tempi lunghi per raggiungere un equilibrio delle forze. [24] varroa predilige covate di fuco, la femmina adulta vi entra poche ore prima che la celletta venga chiusa, avrà a disposizione circa 13 giorni se si sviluppa su covata di operaia e 15 giorni se su covata maschile. Depone fino a 6 uova: il primo darà una varroa femmina, il secondo un maschio e femmine le rimanenti. Nella covata maschile, dà vita ad una prole più numerosa, è allora utile eliminare la covata maschile quando è possibile, con la tecnica del TIT o, sostituendo favi vecchi o malformati o con celle maschili. [25]si nutre a spese della larva, pungendo e succhiand emolinfa, differisce da altri acari (zecche di cani e gatti) per via della corazza rigida che la costringe a continue punture; è di forma ovoidale, color rosso-bruno, grande poco più di un millimetro e difficile da vedere poiché si mimetizza sul corpo delle api. Viene confusa con l’innocuo pidocchio delle api (Braula caeca). Punto debole dell’ape mellifera è l’addome, tra un segmento e l’altro ha minor resistenza [26] succhia emolinfa delle larve, provoca nascita d’api deformi, l'indebolimento generale della famiglia, diffusione di virus e batteri che porta alla distruzione totale nel giro di pochi anni. [27] se il tasso d’infestazione supera il 30% (30 varroe su 100 api) la famiglia è spacciata e i fitofarmaci (Apivar, Apilife,), che stordiscono l’acaro per poi rimuoverlo a mano, son nulli, bisogna integrare varie tecniche e ricordar che ogni famiglia è un cosmo a sé da tener sotto controllo. Il TIT (normal telaino senza foglio cereo, diviso in 3 parti), sfrutta la predilezione della varroa a riprodursi in celle di covata opercolata maschili oltre che trappola, è un utile indicatore, nel momento in cui non dovessimo trovare costruito un favetto nello spazio lasciato libero la settimana precedente, avremo il sentore che qualcosa non va. Ad es. potremmo trovare delle celle reali, indice che le api si preparan a sciamare. Deciderai il da farsi. [28] Giorno 1: inserire il TIT tra 2 telaini di covata, avendo cura di lasciare vuota solo 1 delle 3 parti in cui è suddiviso (le altre 2 saranno chiuse con un diaframma di legno). Le api cominceranno a costruire celle che saranno da fuco (in quanto gli altri telaini che abbiamo dato loro avevano fogli cerei con prestampate celle femminili). La parte vuota del TIT dovrà essere rivolta verso l’ingresso dell’arnia, che è la parte che le api prediligono per costruire. Giorno 8: Le api avranno cominciato a costruire un favetto nella parte libera del TIT, ed alcune celle avranno covata, togliamo il diaframma che chiudeva la parte centrale. Giorno 15: Il primo favo occuperà ormai tutto lo spazio a disposizione (1/3 del totale) e presenterà covata opercolata. Nel secondo spazio che avevamo dato alle api, esse avranno costruito un altro favetto (che si troverà come quello precedente al giorno 8). Togliamo ora il terzo diaframma e ruotiamo il telaino in modo da mettere la parte vuota rivolta verso l’ingresso dell’arnia. Giorno 22: Togliamo dal TIT il primo favo che le api avevano cominciato a costruire prima che la covata sfarfalli. In questo modo avremo eliminato la varroa che si era annidata in quel favo, la settimana successiva elimineremo il secondo favo e così via.
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impianto di frutteti, con potatur innesto
Alberi ed arbusti, assiem erbe da frutto Se metti a far frutteto, necessitano cure Dai humus duraturo, nocivo è tropp’azoto Che invita parassiti, e zucchero a riposo
Fori praticati, entro e fuòr sgocciolamento Riempi di composto, o cener d’infestanti Foglie e frutti a terra, usa per composto Al frutteto offri, se bene è decomposto
Radice d’una pianta, ogni giorn’assorbe Ossigen quantità, pari al suo volume Se umidità ristagna, a livello di radici Atrofizza lo sviluppo, riducon superfici
In terreni acquitrinosi, pur poco profondi Nani alberi dimora, in fossa stretta e fonda Nulla è più nocivo, di terreno duro o zuppo Rompere il compatto, puoi fare col ripunto
Pianta una piantina, mango o altro frutto dopo 2 anni frutta, se suolo è a lei gradito Fa tu cubica buca, lato trenta pur d’affondo Spargi un pò di dung, radice sopra pongo
Ricopri con la terra, cospargi ancora dung Un cesto dung al mese, dice Sivalingam Due secchiate all’alba, e tramonto innaffia Pianta pur bastone, supporto dell’infanzia
Se son radici buone, faranno bella chioma A inizio primaver, metti gli alberi a dimora Pota radici in trapianti, germoglia sinergia Radici in tard’autunno, vanno in letargia
Il melo da fittone, e cresce giù profondo Pei primi 10 anni, espande poi a ventaglio Ama i fior Nasturzi, e le zucche sottostanti Vien protetto bene, da querce circostanti
Fai pure trapianti, da terre magre a ricche Da montagna a valle, non fare viceversa I porta-innesti sud, crescon rapidamente Non sono resistenti, a freddi certamente
Le radici robuste, stanno in climi freddi Sviluppan più lignina, sul versante nord Crescono e dan frutti, molto lentamente Se innesti o pianti a sud, van rapidamente
Alber da trapianto, meglio s’hanno un anno Riorientano struttura, processi senz’affanno Trapian d’albero grande, fuor orientamento Espon a più disturbi, period’assestamento
Cura gli alberi, una volta l'anno al max Elimina i polloni, che escon da radice Alber denutrito, dà succhioni in chioma Per aumentare foglie, che bevano l’aurora
Pal sostegno abbia, cappio fatto in gomma A forma d’otto anello, infila albero dentro Lascia un certo gioco, permette sistemarsi L’albero ti dice, com quanto vuole alzarsi
Innest è inserimento, gemma o porzione Di albero sull’altro, tra piante stessa specie Zone combacianti, son nesto e portinnesto Perfetta legatura, e l’argilla copra il resto
Taglia a 7 gemme, il cresciuto stagionale La gemma sia basale, non lati oppure cima Per evitar l’incrocio, di ramo contro ramo Piramidale forma, s’apre piano piano
Taglio netto sia, prossimo alla gemma Più vertical lo fai, più cicatrizzà meglio Di terra non coprire, la cicatrice innesto In umido o scirocco, l’innesto par funesto
In alberi innestati, circolazio è disturbata I vasi conduttori, son stretti o troppo larghi La linfa quindi sale, ora troppo lentamente A causa dell’innesto, oppur velocemente Potare non potare, non poto fin 4 anni Di età degli alberelli, e solo rami secchi Raggiunta loro forma, armoni regolare Magari poto sopra, all’alto straripare
Senza potar niente, pur ciliegio viene Tagliato solo in alto, a limitar l’altezza Esubero non dà, pollon o incrocio rami Selvagge potature, dan tronchi disumani È saggio e semplice, limitare se stessi In potatur da frutto, fai solo correzioni Aiuta soltando, ad avvicinar loro forma Scopri lor natura, e ad essa conforma
la forma naturale, permette sviluppare Efficiente esposizione, allà luce solare[42] Riduce spreco rami, e foglie dal forzare Una forma artificiale, chiè gran lavorare
Le piante da frutto, regolarmen potate Portan strenua lotta, con pollon e varie Alber già presenti, abituati a potatura Pur continua far, a evitar sregolatura In forma naturale, osserva central leader Qual angolo emerge, dai rami impalcatura Quindi poi rimuovi, ogni ramo innaturale Avrai dopo 6 anni, scàl chiocciola che sale Tieni imago in mente, di forma naturale Pota e allena pianta, ad essa avvicinare Così forma riprende, piant’autosufficiente Decresce potatura, quan matura e rende Potar di formazione, trasmette tua forma Apre albero chioma, e al sole si conforma Sua tendenza a sfera, segui nei suoi tempi Equilibra forma e frutti, sol pota ininfluenti Pota legno vecchio, fai scorrer nuova linfa Il vento spezza i rami, si porta pure i buoni Quan linfà non sale corteccia asporta morta Lichen muffe muschio, spazzolar comporta
Se albero è sano, sol spruzza oppure lava Col 500 preparato, e un decotto di equiseto Dopo potatura, quan gemme sono aperte Applica la pasta, in autunno o primo verde
Ogni lesion del legno, tratta con la pasta[47] Buchi là nei tronchi, pulisci e poi riempi Insetti uova e larve, se copri asfissieranno Spruzza fronde verdi, e micosi calmeranno
[29]Gelso è pianta arborea (Urticales, fam. Moraceae), chiamata dai Romani, morus Alba o celsa (moro alto) per distinguerla dal rovo. Eentro tale specie esistono varietà a diversa maturazione della foglia: precoce (moretticino), medio (florio, ichinose, kayrio) e tardive (kokusò), sfruttate per realizzare disponibilità di foglia da maggio a ottobre. [30] infiorescenze di ambo i sessi nello stesso esemplare. I frutti più scuri (colore delle more di rovo) nella varietà nigra, sono commestibili e raccolti acerbi sono leggermente psicoattivi. [31] Potatura di produzione annuale, coincida con l’allevamento dei bachi, non oltre fine giugno permette alla pianta di ricacciare prima dell’autunno successivo. Per allevamenti di bachi estivo-autunnali si possono fare potature apicali dei rami mentre la parte più basale si farà in inverno. Sebbene il gelso è una delle piante che meno soffrono della sfogliatura poiché è capace di reintegrare prontamente la foglia, non trae vantaggio da questa operazione in quanto si possono produrre ferite alla corteccia o alle gemme e o eseguire tagli non opportuni. [32] 5-10 kg per le piante di una cinquantina d’anni e può salire a 40 e a 60 chilogrammi per individui di 70-90 anni di età [33] La decozione delle foglie fresche ha azione antibatterica e ipoglicemizzante, mentre il decotto della radice e l’estratto acquoso, ha effetti ipotensivi e sedativi; una sostanza analgesica, la morusina, è stata isolata anche dalla corteccia della radice del gelsomino [34] gli imperatori cinesi lo introdussero nel Turkestan e India settentrionale dove fu trovato spontaneo da molti viaggiatori tra cui Marco Polo, venne introdotto in Italia in modo esteso nel XV secolo dove fu definito “albero dalla chioma d’oro” per il fatto che serviva a produrre l’oro vegetale (la seta) quale cibo per il baco. [35] I primi centri europei dove si lavora la seta, tra IX e X secolo, sono la bizantina Catanzaro e l’araba Palermo [36] nel 1851, la quasi totalità degli attivi della bilancia commerciale lombarda era dovuta alla seta e nemmeno la virulenza della pebrina, nel 53-54, ne fermò lo sviluppo bensì ne accelerò l’ammodernamento tanto che nel ‘70 la metà delle filande italiane era in Lombardia con punte su Como Lecco e Varese. [37] per allevare un’oncia di seme bachi (55.000 uova), sono necessari mille kg di foglie ritirate dopo la metà di aprile [38] Durante la settimana santa i ragazzi andavan di casa in casa a cantare il Cristé (ritual cristiano misto a formule magiche popolari) sui bachi sani o malati, battevano il soffitto della bigatera (locale dei bachi), intercalando strofe della passione di Cristo a preghiere scongiuri per la riuscita della produzione di bozzoli, in cambio, i ragazzi, ricevevano piccoli doni in natura o danaro. Le massaie, per protegger bozzoli, praticavano altri rituali ripetuti nascondendo, quando andavano in chiesa, scatolette di uova-semi tra i caldi corsetti per farli benedire dall’acquasanta, poiché dalla buona riuscita del raccolto dipendeva l’incerto bilancio familiare. [39] sintomi rivelatori: l'area sopra innesto degenera o si gonfia; le foglie fiori e frutti cadono facilmente [40] Nella permacultura e in diversi paesi dell'africa e sud-america, sui meli, peri, peschi e albicocchi giunti fin lì, non si conosce affatto la potatura come tecnica, e le piante da frutto sono ugualmente molto produttive. [41] alberi da frutto con leader centrale (cachi, pero, melo e nespolo) crescono alti e posson porre problemi di raccolta. Ciò è vero quan l’albero è ancora giovane, ma come matura, l’impalcatura di rami cresce dal leader ad un angolo di circa 20 gradi all’orizzonte (piano orizzontale) in un regolare, spiraliforme (scala chiocciola) assetto che rende facile scalare [42] piuttosto che praticare un metodo di produzione che richiede potature estensive ogni anno, permetti a un largo numero di varietà di alberi agrumi di crescere non-potati si da scoprire la più probabile forma naturale di quella pianta. Poi usa quella forma come modello per le piante di coltivazione. Anche se condizioni collaterali causano deviazioni dalla forma naturale o adattamento all’ambiente locale, qualunque potatura e addestramento dovrebbe tentare di riportare la pianta alla sua forma naturale. Nel tipo conico centrale la luce obliqua penetra all’interno, mentre nel sistema ad aperture centrale, l’affollamento dell’albero si estende fuori nella forma di un triangolo inverso che riduce la penetrazione di luce solare alla base e all’interno della pianta, invitando l’atrofia dei rami e l’attacco di malattie e parassiti. [43] tra i fallimenti del primo esperimento di permacultura di Fukuoka c'era l'aver lasciato in autogestione un frutteto di pesche abituato alla potatura. I peschi erano diventati quasi del tutto improduttivi riempiendosi solo di foglie. Negli esperimenti successivi invece, con piante fatte crescere senza praticare potature, gli alberi hanno gestito da soli sia il numero di rami che il loro carico, dando risultati molto apprezzabili. La forma naturale di giovani cachi, viti, peri e meli, ha poca densità di rami foglie e frutti, percui produce poco. Ciò può venire risolto con cauta potatura che aumenti la densità dei frutti e la formazione dei rami. [44] Normalmente dopo 5/6 anni, dovrebbero esserci 5/6 rami impalcatura secondari che si estendono fuori in una modello a spirale a intervalli da 6 a 12 pollici tali che, il sesto ramo (impalcatura) secondario coincide verticalmente col primo. I rami impalcatura primari, dovrebbero emergere dal tronco centrale ad un angolo di 40 gradi con l’orizzontale ed estendersi all’esterno ad un angolo di circa 20 gradi. [45] la pianta può partire dalla forma naturale e prendere una forma aperta al centro (vaso?) se il leader centrale diventa inclinato, il vertice del leader è debole, o alla pianta accade una ferita. Considerando i molti anni di perdite e duro lavoro che ne possono derivare, è preferibile scegliere di fare qualche potatura formativa subito. [46] La potatura di produzione, effettuata subito dopo la fine del periodo delle gelate (il freddo ostacola la cicatrizzazione) ma prima del termine del periodo di germoglio delle piante, si fa su piante già formate capaci di dare frutti per regolare la produzione in modo che sia abbondante e costante nel più breve tempo. Potatura di impianto: permette determinare la forma della chioma e il portamento dell'albero adulto (a cono, a vaso, a vaso cespugliato ecc.) si effettua nei primi anni dopo la messa a dimora definitiva. Potatura di riforma si pratica per cambiare l'aspetto della chioma, per ridar forma originaria ad una pianta abbandonata in disordine vegetativo o per correggere errori di potatura di impianto. La riforma si fa anche quando bisogna cambiare la conformazione delle piante per gelate o incendi e comporta il taglio di grosse parti della pianta e la loro sostituzione con polloni vigorosi e selez. [47] Pasta per alberi: 1/3 di argilla viscosa, letame bovino e sabbia fine, pennello da imbianchino su tronco e rami grandi, molto efficace x ottenere alberi sani con corteccia liscia, x guarire lesioni e proteggere albero contro parassiti che svernano sotto la corteccia o screpolature o depongono uova nei rami esterni e presso le gemme (la ibernia defoliaria spoglia più alberi da frutta). Non trattare durante fioritura.
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