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avigator di mari, sbarcano in Aethalia
visitan Sri Lanka, e i mari dell’Australia
scopron Coca e Kava, e i Gebusi Papua
mangiator di Kratom, in Tailandia fatua
sommario quartine
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navigator di mari, sbarcano in Aethalia
Pelasgo si narra, fu gran fondatore Emerse in Arcadia, dal suolo incolore Seguito ben presto, da uomini in carne Ai quali insegnò, a fabbricare capanne
Ad essi insegnò, a cucir tunica grande In pelle di porco, e a nutrirsi di ghiande Insegnò loro a pescare, e poi a navigare Cicogna qual totem, ordinò d’osservare
Turno o Saturno, progenitore dei Pelasgi Che costruirono muri, e dighe con pietra Portaron civiltà, quand’oracol di Dodona Vaticin d’emigrar, rito Vero far ancora Saturno va nel Latium, ospite di Giano Fonda cinque città, che inizian letter A Inventa zampogna, la conca e la ciocia Visse con umani, età d’oro l’associa Alla fine i Pelasgi, migranti del mare Fondaron villaggi, per riunì e riposare Seguivan cicogne, che in gruppi volando Tracciavano rotte, tra i mari migrando
Tra molti villaggi, alcun crebbero assai A suon di commerci, conquiste e schiavi Nascevan poi templi, palazzi e mercati Attraevan artisti, artigiani e immigrati
Cresce eldorado, produce inurbamento Valor del privilegio, separ popolamento Crescono possesso, inclusione e confine Dei primi villaggi, pochi restano infine Più popoli del mare, di antica memoria Tirreno un Rasna, condusse alla storia Emigrato da Lidia, diede nome fecondo A quèl mare che, l’accolse errabondo Per altri è Tarkòn, che nomin Aethalia Poi fonda sua Tarkna, su rive del Marta Imparentato ai Maori, che solcano i sud Son popoli mare, comun quà e laggiù Mitico Dardano, progenitor dei Rasna Fondator di Troia, figlio a Elettra ninfa[6] Figlia di Proteus, nel mare fa l’insegne Sorella di Kabeira, e le Pleiadi stelle
Poi la figlia al Sole, Circe Iperionìde Genera da Ulisse, Agrio e Latin stirpe Figli d’Odisseo, son Smisurato e Forte Che ai popoli Tirreni, legan loro sorte
Rasna son sedotti, uniti ed enzimati Da più latin amanti, fenici greci e celti Incalliti naviganti, abili in commercio Federan villaggi, e città in amplesso
Tra sabini e latini, avviarono Ruma Emergente città, e ita-ioni-ca lupa Essa è svezzata, da tirrenico amor In miscel di tribù-ne, di vario color
Rasna poeti, scultori e pittori Di sensazioni, emozioni interiori Pitture sgargianti, offerte alla dea portan luce e colore, come Borea Propizian dei morti, l’anima eterna
Nel suo lungo viaggio, oltre la terra E più muse sirene, come in Egitto Le anime guìdan, in questo tragitto Sono antenati totem, o spiriti alati Assiston umani, ispirandone i fiati
Insegnan le arti, proteggon le case Son ninfe dell’acqua, e benevoli Lase Nereidi Oceanine e guardiane dei ponti Driadi dei boschi, e Oreadi dei monti
Rasna o Tirreni, graditi a Turanna Signora del cuore, e amante tiranna Da Torri e grotte, sorgente comanda Visioni e pensieri, che arte tramanda
Sul tufo tracciato, naturale del luogo È l’etrusca tagliata, oppur via di fuoco Scavata a mano, con punte e scalpelli Tra corsi d’acque, e cespugli a capelli
Va il corridoio, giù giù nella coccia Con alte e spioventi, pareti di roccia Sbocca all’aperto su grande orizzonte Quel buio percorso, ha sole di fronte
Presso acropoli, e presso necropoli Resiste la via, che porta ad eliopoli Le trame e labirinti, della coscienza Son nella terra, scavati con scienza
Lor via di fuoco, in cunicoli e grotte Rivelan passaggi, di mentali rotte Per giungere infine, al luogo sacro Dov’ogni divino, non è simulacro
Ecco un rituale, comun(ic)azione Trovare lo spazio, a bimbo interiore Superare i pregiudizi, e conflittualità Rasna maestri, van coscienti al di là
Rivelazione intuitiva, in viscer incontra E un sacro serpente, passioni ti sgombra Istinto emozione, in circolare graduando All’occhio interiore, ora fan disincanto Conosci te stesso, nel mondo interiore Ti promuovo Tagete, svegliato Signore!
Lasa Vegoia
Rasna ottimisti e raffinati Rasna gran popolo di federati Oltre a Tagete, ecco la ninfa Lasa Vegoia di fulgore linfa Spiega perché, Tinia Dio Re Scaglia i suoi fulmini di tre in tre
Tre son sue specie, emanan messaggi Auspici o castighi, chiediamol ai saggi Veri sciamani, i sacerdoti trutnòt Custodi del sogno, vivon ancor
Boschi e sorgenti Anfratti clementi Questi son templi Dei primi tempi
Con passo viandante, flauto e mantelle E un liuto bastone con più campanelle Aprivan la nebbia, della tormenta Così da invitar, l’aurora giumenta
Dio molto li ama, gli uomini meno Girovaghi artisti, d’eremo intero Quan tuttavia, appar gran bisogno Ricorrer ad essi, è viver un sogno
Boschi e sorgenti Anfratti clementi Questi son templi dei primi tempi
Ecco i bei templi della gran Dea Mater Matuta, e Atropa a sera Quivi l’amore diviene un onore Quando s’abbraccia a luci signore Speziate vestali, e sacerdotesse Vener convoglian, dentro se stesse
Tin, Uni e Menerva, accettano offerte In cambio di aiuto, in terren trasferte Sacro il momento, che toglie tormento È lasciarsi andare, senza commento Tantra è chiamato in tanti altri lidi Se accetti la vita, piangi e ti fidi.
Sano corpo, e sana mente Rasna principio? Ma certamente! Unguenti profumi ginnastica danza Uomini e donne, entro una stanza
Fauno e Lasa
Mostrano i corpi, senza vergogna A caccie e giochi vien pur la donna Certo era un mondo, senza tabù Sebbene esisteva, la schiavitù
La medicina, è assai preventiva Fa uso di terme, droghe e saliva Fogne e acquedotti igien e dentista Musica e danza, ri-tornano in pista
Radici minestra, polenta e focaccia Di farin farro, riempivan la pancia[7] Carne saltuaria, per pochi sicura Sol vino e olio ricchezza d’Etruria
I galli attizzati, dall’etrusco vino Invasero Italia, con botti e catino Danze di ore, tra suoni e colore Con malattie fan spesso furore
Contro mal-aria, zanzar di paludi Esternan lo sfogo, coi faunus ludi Danza di gruppo, a invocar guarigione Ai malati in delirio, con gran febbrone.
(feste annuale al dio Saturno) Le Roman calende, scorrevano sempre I mesi eran dieci, da marzo a dicembre Tra il sole che muore, e sol che rinasce a Ruma è Saturno, che allenta le fasce Lui segna il passaggio, in clima festoso Avvia il Saturnalia, carnevale gioioso.
Re della notte, e del grande solstizio Spegne il passato, e accende lo sfizio ogn’ordin sospende, rovescia le usanze Ai schiavi fa doni, e ai re condoglianze Col suo scettro bastone, gioca alle sorti Riordina il cosmo e scombina i consorti.
Nel dì della sua festa, ci narra Microbio Al tempio a Saturno, a piè Campidoglio La sua statua è slegata, da lacci continui A scatenare gli effetti, benèfici e ambigui Sono forze anteriori, dell'inizio del tempo Di un era dell’oro, o del sogno portento.
Fra avvento rinnovo, euforia e penitenze Una gran confusione, sconvolge coscienze Saturno ha le chiavi, del Cosmico Gioco Rilancia i suoi dadi, poi oracola al fuoco Signor della tombola, giustizia e misure Con scacchi ed azzardo, ci da le visure.
Esiliato un bel giorno da Zeu successore improvviso scomparve in eterne dimore poi Giano romano, creator d’eccellenza accolse nel Lazio, Saturno in quiescenza Bambino immortale, è dio addormentato Attende il risveglio a suo tem destinato.
Saturno vien dunque, dall’artica notte rinasce tra noi, se il tempo è alle porte qual Vishnu dio indù, un tempo fu pesce apparve al buon Manu, dando una legge costruisci gran barca, per germi del mondo annuncio che l’acqua, inonderà tutto tondo
Ogni città rasna, risuona in sottofondo Di armonie musicali, diffuse nel mondo I soffi nel flauto, echeggiano in-canto Di giorno e di notte, senza rimpianto
Or ecco la satira, cioè satur-azione Miscela esplosiva, d’improvvisazione Istriones son detti, gli attori prescelti Ognun ha suo genio, e loci d’orienti
Pur i contadini, con vino alla testa Riscattan se stessi, nei giorni di festa Con fescenni Fallisci, di scurril colore Recitati alle feste, o in gare d’onore
Segui or lo stile, delle ottave rime Adagia poesie, su popolar melodie La metrica struttura, suona così Otto endecasilla, BABABACiCì
Tre distici fai, in rima alternata L’ultima termina, pur in baciata Son frasi ritmate, vocal musicali Scandite da schiavi, e salmodiali
È ritmico andare, costanza del fare Terapia musicale, a saper salmodiare Ritmare s’accorda, a movimen gruppo A lenir le fatiche, e resister più a lungo
Questo in amore, in battaglie e dolore Scandisce il coraggio, infonde l’ardore È così che i lavori, poderosi e vibranti Vennero a luce, dalle menti brillanti
Nenie e salmodie, richiamano pioggia Stimola enzimi, di terreni e di chioccia Proteggon uomani, piccini e bestiame Da agitati malanni, e morsi da fame
Ecco i Ludiones, danzatori aggraziati Calmavan col suplu, Dèi più infuriati Quando il senato, di Ruma insistente Li richiamava, a domar pestilenze
Più ritmi di qua, più ritmi di là Il loro aldilà, è il nostro aldiquà Mundus di Ruma, è centro del foro E tutte famiglie, gli portan decoro
Culto familii, di un grande antenato Sopra la tomba, banchetto e mercato 2 volte l’anno, si apriva quel mundus Per festeggiar, coi vivi il fecundus
Tolta poi la pietra, del centro città Venian collegate, gli infèri alla terrà Lemuria eran detti, 3 giorni vaganti In cui molte anìme, giravan erranti
Nove poi undici, poi tredici maggio Li aiuta cantando, ogni buon saggio Invece dal tredi, al ventun febbraio Di fes Parentalia, il popol fa paio
Il potere dei sogni, e dei vaticini Corrispondenze, tra mondi vicini Techulca il Blu, presidia l’accesso Del porto aldilà, del sogno stesso
Divino Charun, poi detto Caronte Scorta ciascuno, oltre quel fronte Confuse la massa, Cristian papato Che fè del mondo, sol un peccato
Quello fu il tempo, poco carino In cui separavan, profàn e divino Oh disciplina, di etrusco colore Volta in amore, questo dolore
Perché io danzi, ancora col canto Alla mia dea, con ardor e incanto Viva Destino, d’Aurora e d’Amor Dee dell’Italia, del tempo primor Anche Maria, fu data al tuo nom Quando dal mar, giùngesti a Rom
Nei pressi del fiume Marta Presso Tarquinia dice la carta Laris Tarchon, un contadino Arava la terra quel mattino
Meraviglia! trattenne il fiato da un solco, appena tracciato Venne fuori, un bel bambino Capelli lunghi, e olio di-vino
Tarchon allora, iniziò a gridar E i Re-lucumoni, volle chiamàr Tage è mio nome, il bimbo cantò Del popolo Rasna, sorgente sarò
E giù insegnamenti e poi profezie In versi s’intende, donò mercanzie Finito che fù, quel dolce suo canto Alla terra tornò, tutto d’incanto..
Tago figlio a Gea, dette suoi segreti Solchi nella terra, vengon or tracciati Per propiziar il suolo, alla fecondità Voltumna gira ruota, ed è fertilità
I Paesi toscani, Bacugno e Volterra In annuale festa, fanno solchi a terra Al fin di propiziare, fecondità del suolo S’amano su d’esso, per ognì rinnovo
Nella Rasna profezia, di Lasa Vegoia S’insegna a crear cosmo, da paranoia Cosmo suddiviso, riflette qui su terra L’ordine del cielo sopra e sottoterra
Si fondano confini, della proprietà Con cippi e geometria, per delimitar Per templu e città, e per agricoltura Usan la groma, strumen di misura
I templi orientati, a sud e a sudest Sfruttan le forze, presenti in contèst In magia e propaganda, dan stabilità Elaboran paure, inconsce e di realtà
Come Waskarinka, primo sovran inka Ombelico spirituale, della civiltà dell’Inkà Che vive sotto il lago, al centro Titikaka In regno sotterraneo, detto di Ukupacha
Anche Waskarinka, è invocato dai fedeli Emerge dona forza, assiem a conoscenza Come Shiva e Tago, indossa il fallo linga Mezzo che i defunti, porta a nuova linfa
Tage è bimbo-re, nascosto ed elusivo In attesa di tornare, al tempo stabilito Per riportar in luce, l’armonica giustizia Voltar le forze caos, o dell’ingiustizia
Tago e Waskarinka, araldi età dell’oro Giacciono qual semi, entro ognun di noi Dall’inconscio mondo, pur riemergeranno E un nuovo ciclo storia, inaugureranno
Dio Shiva gioca, alla spiaggia del cosmo Crea, conforma, e distrugge ogn’azione Rivela e nasconde, l’eterna sua grazia Compòne scene in sequenze di danza
I suo cinque poteri, in modo fluente Sempre combina, in scena corrente Egli gioca la Lila poi danza il Nadanta Inizia sui monti, e scende in vall’andia
Su Kailas Montagna fa Lila creazione La Madre Himalàya, sta in adorazione È Regina perenne, sul trono dei monti Attorniata da Dei, e gli esser dei mondi
Minerva suon il vina, Indra soffia il fiato Visnu è col tamburo, cembali per Brahma Lakshmi canta bene, dolce e con costanza Tre mondi raggruppati son alla sua danza
Nelle foreste di Taragam, narr’altro mito Vivevan molti Rishis, ribelli ma sapienti Shiva andò a testarli, ovvero confutarli Scese giù dai monti, felice d’incontrarli
I Rishi dando sfida, spedirono tre bestie Inviate un alla volta, per distrugger Shiva Possente era la tigre, e velenoso il cobra Infine Muyalaka, mostro-ego senza posa
Shiva con la tigre, ne fece un indumento Cobra gli orna il collo, fiero del momento Sotto un piede fermo, finisce Muyalaka Shiva in equilibrio, vi danza con diletto Or Tillai Taragam, è centro d’universo
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visitan Sri Lanka, e i mari dell’Australia- Wanniya e gotu kola nell’isola Sri Lanka - danza del kiri-koraha per Kande Yaka - canto di caccia, longevità e guarigione
Rangi Nui dio Cielo, giace Papa-tua-nuku I figli loro unione, però non vedon luce L'avvolge oscurità, e decidon ribellarsi Falliscon tentativi per far lor separarsi
Tane-mahuta figlio, dissolve tal legame Dopo enorme tempo, ora vedono la luce a Maori d’Aotearoa, Marama è dea di luna Dea del sottomondo, è Hine-nui-te-po ra
Ondate di Maori, colonizzano Aotearoa[8] Pacifici o guerrieri, da Hawaii sin Mururoa Resiston agli inglesi, fìn pace di Waitangi nasce una nazione, Zelanda felce Pangi
con lunghe lor canoe, navigan l’oceano portaron cani e topi, sogni e più alimenti Tane dio dei boschi, creatore d’ogni cosa Li scalda nelle terme, geiser senza posa
Matau era un gigante, viveva solitario Nell’isola del sud, rapisce un dì Manata Bella principessa, che vièn poi liberata Più guerrier Maori, l’hanno vendicata
Matau è sprofondato, valle là si forma Le lacrime fanciulla, dan lago Wakatipu A ciclici intervalli, s’empie delle piogge acqua saliscendi, cuor Matau coinvolge
l’Olandè Tasman, scoprì Nuova Zelanda in Compagnia dell’Indie, salparon da Batavia[9] con 2 velier giravan, cercàn nuovi mercati Verdi monti e nevi, l’arrestan incantati
Approdano alla baia, color di giallo oro Canoe d’allor Maori, circondano i velieri a mezzo suon di fiato, fan inno di battaglia risponde Abel Tasman, con musica rimaglia
accetta sen sapere, dichiarazion di guerra l’imbarcazion Maori, assalgono scialuppa Uccidon marinai, Tasman allor capisce Tal isola abbandona, pericol percepisce
un secol successivo, arriva capitan Cook con Endeavour sua nave, Aotea britanni fù contratta coi Maori, fa scambio in doni vari s’aprono i confini, ai colon di nuovi mari Difficil convivenza, di colon sopraggiunti fin mil-otto e 48, col trattato di Waitangi diventano i Maori, cittadìn della Corona Diritti e privilegi, a mò d’antica Roma Simbolo d’unione, diviene kiwi uccello Notturno originario, fa kiwi popol bello Arrivan pur da Cina, dei frutti prelibati Mettono là radici, e dàn Kiwi rinomati
Vulcani terre nuove, alber Pohutukawa Pioniero colonizza, sempre ad Aotearoa Antartide sorella, esplora specie umana McMurdo la colonia, incuba sua fiumana
Capitan Cook: “gl’indigeni della nuova Olanda, giunti dall'Asia quarantamila anni fa, non conoscono ceramica e tessitura, sono molto più felici di noi poiché ignorano la ricerca del superfluo, l’ineguaglianza di ceti e l’invidia e non ambiscono a case con molti servitori; loro sogni e credenze appartengono all’umanità, essi vivono nel tempo del Sogno dove esseri giganteschi (totem) apparvero all’improvviso, crearono il mondo e scomparvero altrettanto velocemente. L’arte fa superar loro ristrettezze e i timori nel quale vivono, poiché essa è rifugio sicuro e rimedio alle paure perenni di ogni popolo”. L’aborigeno, boscimane, indio pigmeo, cerca nel mondo l’essenza vitale dell’arte, infusa dagli antenati, qual unica fonte di sopravvivenza e benessere, curando arte danza e canto rinnova le possibilità di avere la loro assistenza”
Indossan gli Arunta, copricapo di piume Incrementan gli Emù, imitandone danza Clan del canguro, invece erige gran palo Decorato con piume, a imitar simulacro
Tribù del canguro, nasce da suo totem Recita antenati, in imprese lor d’un tem Corrobori son danze, alimentanti futuro Imitàn balzi totem, nella danza canguro
Tale danza conferma, la tribù identità Comunion di natura, originata nel sogno Ogni festa antenata, pare l’anima sbrogli Natura che siamo, è sostanza dei sogni
Mitologia condivisa, evocata nel gruppo È folklore popolare, che malta individui Trasmuta incertezze, se gruppo confida Nel tempo di festa, che è tempo di vita
Principale risorsa, sia tua propria storia Interessi e relazioni, talenti con problemi Scema via dolore, imbarazzo n’è distrutto Se scambi tutto ciò, nell’ascolto in gruppo
In sincretici canti, aborige-melanesiani Erotismo e religione, correlan quotidiani Djarada canti amore, di magica valenza Imitan corteggio, d’uccelli discendenza
Le donne aborigene, siedono assieme Cantàn cicli di canti, di antica creazione Del tempo del sogno, fan recita e danza Dipingono i corpi, con ocra e costanza:
Lui le invia bel mazzo, di penne dell’emù Che scosse dal vento, invita uscir nel bush Ecco il pube sotto gonna.. di peli ricoperto L'ho messa incinta io, felice a tutto petto
Lo spirito del bimbo, è entrato dentro lei Uman del barramundi natich’ondeggianti Sistemano ripari, fan ombra a donne viso Stanno sempre là, col pene subinciso...
Indossan gioielli, di semi del deserto Invocan serpenti, che striscian sul ventre con natiche ondeggianti, tutte o seminude entr’ergon palafitte, su tutta la palude
Uomini col pene, circonciso o subinciso Dei clan del barramundi, costruiscon ripàr All'ombra sacra invitan, donne pel al pube Lo spirito del bimbo, magie farà compiute
- Wanniya e gotu kola nell’isola Sri Lanka Bimbi di natura, aborigen di Sri Lanka[12] Popoli più antichi, di caccia e di raccolta Di frutti della terra, che ereditan foreste Chiamano se stessi, veri Wanniya-lette Dieta ricca in carne, conigli tartarughe Lucertole e cinghiale, i piatti più diffusi Su tizzoni ardenti, vien arrostita carne Essiccata messa, in miele conservante
Pesce vien pescato, con esc’avvelenata Di succo latte cactus, in patate cucinata Uccidono per cibo, nulla danneggiando Dividon tutti i frutti, nel comun incanto
Surplus viene deposto, in alber incavato Chiuso con la creta, per epoca scarsezza Gennaio le patate, tutt’anno cacciagione Giugno-luglio è, frutta e miel stagione
Coltivano oggidì, zucche con granturco Foresta in loro cuori, resiste dopotutto I Vedda son famosi, per gran sincerità Senso del dovere, a famiglia e loro clan
Popolazion di Veddha, aborige tradizione Cuor dello Sri Lanka, svaniscon lentamente Abbandonan loro stile, di vita nella giungla Caccia con raccolta, or non più la spunta Abitavano in caverne, o ricoveri di pietra Or vivono modeste, capanne legno paglia La loro religione, è gran culto di antenati Invocati per la caccia, e agricol ricavati
Molti Vedda d’oggi, buddisti Cingalesi Nozze cerimonie, fàn semplìce affare Nel legar la sposa, consiste lor rituale A vita dello sposo, voglion ricordare
Donna è in parità, può avere eredità La vedova pur sposa, fratello di marito Consolazion’appoggio, divorzi sono radi L’educazion è affetto, i morti sotterrati
Maschi perizoma, donne pezzo stoffa Dall'ombelico in giù, sino alle ginocchia Oggi va il sarong, nei maschi vita in giù Donna mezzo sari, copre un po’ di più
L’ultimo bastione, della cultur dei Veddha Dambana villaggio a Mahiyangana 6 miglia Clan di Tissahamy, sangue suo l’intreccia Vedda cacciator, con arco con la freccia Il defunto è seppellito, senza cerimonie Conoscon medicine, e rimedi sufficienti Fratture profon tagli, riesce ben lenire E un olio di pitone, che sa curar ferite
Idrocotile pianta, è scodella dell’acqua Piant’erba di tigre, che cura più ferite È maestra sottile, dei Kande Wanniya Cui don energia, e vision che bisbiglia
Sue foglie reniformi, le fan centellinare L'acqua che sorseggia, nelle paludi care Suo nome originario, appare gotu kola O pian longevità, che interi ci rinnova
2 foglie al giorno, allontanan vecchiaia Proverbio dei figli, della selva Sri Lanka Gli elefanti longevi, son golosi di pianta Hydrocotyle Asiati, Centella veddanta
Seguèn gli elefanti, nella selva Ceylòn Osservarono il pasto, della lor colaziòn Affrontando perigli, tra la fitta verzura Insetti bestie feroci, monsoni ed arsura
Son popolo eretto, penetranti negl’occhi Vellutata la pelle, membrà in proporzion Con torace slancito, l’addome pur piatto Fianchi sinuosi, il movimento ritmando
Portamento aggraziato, sorrisi invitanti Son dipinti nei miti, di scen circostanti Trasmiser Gotu kola, ai tamil cingalesi Che la miser su palme, ayurveda l’intesi Rende lor corpo, prestante e vibrante Assieme a visione, una buon longevita Ganesha dio elefante, mostra tal dono Invita seguirlo, nel mito primo giorno
Gotu Kola
agisce sul tessuto cerebrale
(la foglia assomiglia ai due emisferi del cervello) ed è un mezzo efficace
per sviluppare memoria e intelligenza, allevia lo stress e calma la mente.
decongestionante usato per alleviare i problemi alle cavità paranasali. Per
liberarvi dal muco, usatela in polvere: prendetene un quarto di un cucchiaio
con miele, al mattino e alla sera. Parti usate: radice e parti aeree.
Sistemi: circolatorio, digestivo, nervoso, respiratorio. Proprietà:
analgesica, antisettica, astringente, espettorante, nervina, ringiovanente,
stimolante.
- danza del kiri-koraha per Kande Yaka
Vissero a Sri Lanka, pur Adam ed Eva Come la leggenda, d’origine dei veddha Giungla principessa, di nome Valli Amma Valli Malai sposa, al Dio della Montagna
Valli dodici anni, innamora Kande Yaka Dio di Katargama, chiamato pure Skanda Colpito da innocenza, scende sulla terra Dopo peripezie, sposa giungla intera Cresce piccina, abbarbicata al terreno Con foglie ventaglio, ugual lobi cervello Energetica appare, su memor diligente Ha notevol effetto, sulle cerebral celle
Guida fin vecchiaia, seren appagante Qual Ganesha che ama, i figli costante Acutezza mentale, e ottimismo di viver La resero sacra, tra perigli a conviver
Bian Fiori rosa tenue, ombrell’infiorescèn Le sbocciano da giugno, fino fin settèm Rampicante perenne, è ora in tutti i tropi Indonesia Cin-Australia, Indie e subtropi
Foglie parti usate, son antinfiammatorie Affezioni della cute, antiedèm cicatrizzanti Aiutan fragil capillari, stimolàn riparatrici insufficienze del venoso, vasoprotettrici Cura raffreddori, febbri e piaghe lebbra E ritarda evoluzione, della nota malattia Evitando la cancrena, dopo amputazioni Poi cura malattie, in veneree situazioni
Boileau francese fu, che primo la impiegò In vari casi lebbra, apprendendol a Ceylòn La pianta in sommità, contiene saponin Principi amari e, alcaloide hidrocotylin
È antidepressiva, e anticonvulsivante Calma ogni nervoso, come un elefante In India è usata per, miglior intelligenze Memoria e abilità, dei bimbi con carenze
Adattogen di fatica, calmante dello stress L’esaurimèn nervoso, previene se costante Razione giornaliera, di succo fresco foglie Rinforz’apprendimenti, oltre senili soglie
Kande Yaka è, Gran Spirito-Montagna Cacciator amico, del popolo dei Vedda Qual spirito guardiano, di ieri come oggi Ogni caccia inizia, con le danze sfoggi
Se la caccia tarda, a dare cacciagione Lo spirito parente, bisogn esser placato Con Kiri Koraha, cioè danza del mortaio Su pentola di foglie, posta in piedistallo Su pentola disposta, ad uso di tamburo Sta una noce cocco, e otto frecce legno Con succo colorate, di frutto di thimbiri Vedda batton mani, sui corpi ora virili
Paile settantenne, ritma i suoi tamburi Tutti danzan kiri, e afferran teste frecce Poggian sulle proprie, quindi sulle spalle Pure van cantando, dei chiassosi carme
Comincian eccitarsi, facendo mezzo giro Poggiano le asce, traverse sulle spalle Salmodian desideri, a spirito sincrono Recitan le strofe, uno e tutti in coro
Andun affera cocco, saldo nelle mani Tiene sulla testa, quindi balla in tondo Poi prende machete, cocco sul mortaio Per un buon auspicio, lo divide in paio
L’acqua cocco riempie, vaso Kir-koraha E con ramò forcuto, raschia noce cocco Il latte fu schizzato, su lui e su spettatori Un pò rimase in vaso, per fasi posteriori
Ora tutti insieme, fanno danza in tondo Intreccian loro mani, mimando varie strofe Giungono al climàx, allo stato semi-trance Ascie di traverso, monil da mogli avran
Collane e braccialetti, or tra le sue mani Mormora scuotendo, suo corpo con collane Le port’assiem ad altri, offerta a Kiri Amma Spiri femminile, che scambia la sua manna
Handuna immerge mano, ora dentro vaso Permette gocciolare, al latte giù dal braccio
Continua la sua danza,
agitando le sue mani
Versare latte al braccio, mima l'animale Auspici a Kande Yaka, animal sacrificare Il resto di riunione, or vede i cacciatori Rècitar danzare, incantesimi e rumori
Termina ciascùn, cadèn su spalla d’altro Handuna infine il vaso, tolse pose a terra Lo fece allor girar, qual trottola sull’asse Gli spiriti dei luoghi, ritornan loro case
Handuna col suo clan, spiriti ha placato Chiede monetine, rame oppur d’argento Portano rispetto, Vedda a Kande Yaka È finita cerimonia, dellà Kiri Koraha
- canto di caccia, longevità e guarigione
Mahamini Mahamini Ma deiya, Goa puccha Kamu Denna, Go badawel tika mang kanggnam, Go akuma tika mang kangnagna, Bimen yannata bolpinibepini, Meema pitin yamu denna.
Sette fratelli, figli al Dio Montanga Oh! Grande Uomo, Oh, Grande Dio, Noi dobbiamo arrostire l’iguana (talagoya), Tu puoi prendere gl’intestini dell’iguana e io prenderò il fegato dell’iguana.
Cavalcheremo il bufalo, che vien col leopardo Questa isola, da sua madre fu disposta L’oceano gli girò, attorno arrabbiato Il loro paradiso, i cacciatori trovarono Loro vissero qui, a lungo tra le ere Mentre il pianeta, attorno gli girava. Kokagala Bedi Malda Maldan, Hanika Hanika! Waren Duwa Kelagena Madda Maldan Demela Helata Bedi Madda Maddan Gonange Damane sita Muwange Damane Piyen Piyen Piya Thaba Enne Ape Kande Polamul Wanniya Veddagalata Bedi Malda Maldan
Ai fiori che fioriscono in Kokagala, Vieni, vieni, affretti .. Fai la guarigione nei fiori che fioriscono Al canal d’acqua, scodelle che fioriscono. Dalla terra del cervo alla terra del sambhur Noi venimmo, passo dopo passo, dove.. guarda! Viene il nostro Elefante dalla terra e spazio aperto, alla terra del cinghiale selvatico, dove noi, figli della montagna elefante, passo dopo passo.. siamo i fiori che fioriscono in Veddagala.
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scopron Coca e Kava, e i Gebusi Papua(Lebot Vincent, Mark Merlin, Lamont Lindstrom)
Un topo fu osservato, masticar radice Entrar in stato coma, alzarsi ridestarsi Una donna l’osservò, e presto lo imitò Potere della piantà, a villaggiò riportò
Social bebida Kava, creativa d’adunate Classifica lor capi, e gli ospiti raccoglie Completa pur lavoro, evento di rituale Nascite con morti, e union pacificare
È segnal di pace, auspicio ch sa dare Radice dello scambio, buon a divinare Consacra bimbi e, insegna le salmodie Ritmi d’hula danza, lìbagion cerimonie
In piovose assolate, isole di Polynesia Cresce abbondante, vien da Melanesia In acqua mescolata, produce fermentazio Amar color marrone, calmante satisfazio
Medicinale pianta, calma nervi e ansia Combatte ogni fatica, in modo naturale È anti-depressiva, e procur tranquillità Tratta mal di testa, e fa mente vigilàr
Per malesser vari, impiega pur infuso Foglie oppur radice, fin decotto chiuso Sifilì e gonorrea, guarisce ad urinare Perder peso fa, e insonnia d’alleviare
Corpo ti rilassa, crampi ed emicranie Elimina tensioni, nei gruppi da curare Usa pur sue foglie, a far le fumigazio Per reumatismi e, dolori articolazio
Rallenta le paure, accresce l’amicizie Kava in cerimonie, per ufficial decisio Perdona prigionieri, concilia coi nemici Connette agli antenati, lì all’isole Fiji
La cerimon di kava, ricalca la cinese Cerimon del tè, a dare larghe intese Bevuta in rituali, a onoràr visitatori Resiste missionari, e alcol distruttori Coca e come Kava, pacifiche le foglie Provvede sussistenza, su vette rarefatte Compagna dell’indiano, agrari o minatore In tempi esaurimento, e di disperazione
Pianta di coca, vecchia quanto l’uomo Forza materiale, e pur’anche spirituale Soggiace a identità, di popoli delle Ande Nativi resistenti, a ogni colonia grande
Perseguitata è coca, dai colonizzatori Che dietr’inquisizione, celan fame d’oro La foglia mama coca, è tolleran sociale È comunità e famiglie, in spiri solidale
Media nei conflitti, è mezzo transazioni Funziona da cambiale, fa riconciliazioni Usata da millenni, a esprimer gratitudi In riti Pacha Mama, e agli ospiti venuti
Le piccole sue foglie, calmano la fame Tristezza con dolore, ridàn ton e vigore È conforto di supporto, a offese dignità E sa molte malattie, vedere poi curàr Predice pur destino gli eventi naturali Grandin oppur gelo, fa adattar a clima Andini senza pianta, cioè loro identità Chi cerca sradicarla, ne mina eredità
Ha legame diretto, con fame e fatica Più povertà estreme, aiuta e supporta Il freddo e la fame, e controllo soroche Malesse altitude, che pur papa scopre Kava con eboga, scoperte delle donne Simil ai Bonobo, ai maschi poi convoglie Accesso poi ristretto, lor senza lagnanza Or un gioco scambi, Gebusi tien istanza Una comunità Papua, di una casa-lunga Ha invitato gente, da insediamen vicini Per festeggiare, inamidamen del sago danzare far mostra, ritual dell’afflato
Uomin del villaggio, che ospita festa Da guerrieri vestiti, marciano arcigni Diffondon la rabbia, ritual apparente Addentan le dita, che visitator tende
Guerrieri invitati, a fumar grandi pipe Son presto persuasi, da stupor nicotina abbandonano gli archi, frecce di guerra apron sago fornaci, cibo scambi di festa
Giunge la sera, uomini entrano in case[24] A preparare la kava, raccolta in comune Durante il giorno, in cui gridavano ikay E ridussero in polver, radici in mortai
Ospitanti e ospiti, lascian antagonismo Reale o cerimoniale, e siedono in circolo Preparan bevanda, brucian foglie palma Per cenere avere, e addolcificar kava
Altri mastican kava, sputando bocconi In ciotola fatta, dalla spata di un fiore Poi cumulo comune, di kava masticato Con cenere di foglie, infin è mescolato
È questo poi diviso, fra tutti i servitori In ciotole di spata, di noce palma cocco Vien aggiunta acqua, kava n’è spremuto Con mani ad ottenere, droga nell'infuso
Versan ospitanti, il kava in coppe cocco presentano bevanda, agli ospiti onorati Che numerose coppe, ricevono di kava Pur se fan protesta, è obbligo accettarla
Sol quan par vicino, a vomitar bevanda Cessano ospitanti, forzarlo a continuare Dopo aver bevuto, bevon gli ospitanti Si servono da soli, bevon or entrambi
In modo men formale, là duràn la notte Scherzo e socializzo, tra più tazze kava Donne coi bambini, posson sol guardare Kava fra Gebusi, è pur scherzò sessuale Iniziano le danze, prim’ore del mattino Danzatori maschi, vestiti di ornamenti Ballano al centro, di Papua lunga-casa Donne son sedute, cantan nenie d’Asia
Danze seducenti, e voci d’accompagno Accentuano gioco, sessuale di rimando L'udienza maschile, or riunita ha bevuto Troppo kava barcolla, vomi fuor chiuso
All'alba si resta, in stupor per la kava Oppure si dorme, i resistenti son svegli Per tutta la notte, socializzando bevendo Amanti cercando, danzando scherzando
Questi svegliano tutti, comprè i visitanti Che incespici vanno, a dimor rispettive In futur prepareranno, festa a ripagare Sago sperma kava, trattener scambiare
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mangiator di Kratom, in Thailandia fatua(Sangun Suwanlert e Phon Sansingkeo)
Kratom Rubiaceae, Mitragyna Speciosa Albero che cresce, Thailandia centro-sud Papua New Guinea, Malaysia e Myanmar Chiamato con più nomi, locali ad indicar
Distinguono i nativi, tre tipi di Tom-tom In base a venatura, centrale della foglia Rossa verde e bianca, stimola e sostiene Fatiche quotidiane, dolori e anti-diarree
In medicina Tailandese, tratta la diarrea E pure sostituto, per dipendenze d’oppio Abitanti dei villaggi, la usano in cucina Operai e contadini, in aiuto a dura vita Krato il desiderio, aumenta a lavorare Campi riso e fare, più lavor manuale Da mattina a sera, col caldo sole forte Sensibile è però, a freddo e piogge sorte
Paesani di Tailandia, operai e contadini Diventan assuefatti, all'uso della foglia Sviluppan poi colore, scura della pelle Su guance simili a, un epatico ribelle Perdita di peso, insonnia pur comuni A quelli che da tempo, masticano foglie Sintomi che appaion, come depressione Mentre Tom induce, la pace d’interiore
Sintomi varianti, per causa dipendenza Lacrime dolore, e il moto d’arti a scatti Secchezza di bocca, frequente minzione Feci ugual caprine, in alcun costipazione
Foglie masticate, inebrian dagli albori Aumentan attenzione, a lavoro quotidiano L’origine è rurale, ma il ruolo è culturale Accetta società, thai maschio esagerare
Utilizzar le foglie, non dà un fisio disagio Solo casi nausea, e minzion tachicardia L’attenzione è posta, a combinazioni con Gran quantità caffè, più farmaci ed alcòl
Poiché pressione sangue, sal pericolosa Consigliano evitare, con farmaci ad IMAO I rischi son mortali, in esser predisposti Evita l’abuso, empatogen nuoce a stolti Medium e sciamani, gestiscon assunzione Secondo le mansioni, che scelgono di far Aumentano dosaggio, sensazion lucidità Nuovo vigore poi, scende va a scemàr
L’effetto stimolante, svanisce dopo 1 ora Lascia il posto a effetto, un poco sedativo Ansia e preoccupazio, scompaiono lontano mettersi a relax, emerge allor spontaneo È benefico se unito, coi tè tradizionali I fior del rosolaccio, comune dappertutto Rhoes tien di per sé, legger azion narcoti Alcun ci fuman pure, tabacco ed hemp noti
Tienesi a Novembre, omaggio ad Hanuman Phra Prang Sam Yod, bonobo a banchettar Nel tempio Lopburì, che ospita le scimmie È intenso sibilare, e var profum insigne
Corde vibrate, forman sillabe in mantra Segnalan arrivo, di Thai ed Hindu sancta Stanotte han trovato, un veicol per loro E lo spirito scende, Siva o Visnu sono Alcuni mediùm, impersonan Re Rama Col sigar tabacco, e bevendo del rhum L’antico generale, in corpo imprenditore Più segni di battaglie, mima con ardore
Suona un largo gong, arrivano tre donne Improvvisan una danza, tradizionale Thai Usata a far raccolta, per spiriti dei templi Legati dal quel ritmo, che li fa contemlpi
Orchestra percussioni, spara nella trance S’accendono candele, ruotan pure gli occhi Un abate scioglie liti, a dosi d’acqua santa Altri ne previene, con preghier che canta
Ganesha prende corpo, uno dei presenti L’abate allor lo chiama, ad istruir la folla Invita guaritori, che curan mal di schiena Con balsamo e pugnal, togli la mia pena
[1] Ver Sacrum, rito descritto da Strabone, consiste nella promessa fatta a Mamerte o altra divinità oracolare, di sacrificare (sacrare o consacrare) a lui, ciò che fosse nato nella primavera successiva compreso i bambini, così che, raggiunta l’età adulta, venivano allontanati dalla loro tribù e spinti a cercar nuovo territori e pascoli sotto la guida di un animale totem della divinità. Popoli nomadi, guerrieri e pastori celebravano le Primavere Sacre (Ver sacrum) per motivi di sovrappopolazione su un territorio di caccia. Fu così che popoli di lingua osca, si inoltrarono via via lungo gli Appenini, discendendo periodicamente su i due versanti. [2] Saturno, insegnando l’agricoltura agli uomini, rappresenta il momento in cui i Pelagi, abbandonano il nomadismo e basan la nuova vita sull’economia agricola e sulle miniere di ferro e rame della Valle di Comino e massiccio del Meta, appetite poi da Sanniti, Rasna e Romani. Il periodo in cui Saturno visse con loro, fu chiamato età dell’oro. Saturno è qui rappresentato come vecchio dalla lunga barba, curvato dal peso degli anni, armato di falce nella mano destra e un mazzo di spighe nella sinistra. Tra le citta che si dichiarano sue discendenti: Atina minoica, Arpino, Aquino, Anagni, Alatri, Saturnia, Saturni Latio, Esperia e Belmonte (Bel è Giove, in lingua assira è il Sole, Belmonte Iovis è Iovis Mons). [3] Le città Rasna e dei popoli del mare, eran fondate con rito di aratura circumambulatorio antiorario da cui discendeva l’esistenza della città che, arata e fecondata, acquisiva una sua autonomia e identità (ius). Tale rito è riportato pur nella bibbia: “Abimelech combattè contro la città i Sichem, la prese, la demolì e vi seminò il sale”. Analogo rito fu celebrato nella citta capitale del ducato di Castro in Tuscia sotto il pontificato di Innocenzo X nel 1649. La città di Castrum (la Cartagine della maremma), fu presa, espugnata, distrutta e defondata con lo stesso rito, arandola intorno alle rovine della città, in senso orario e seminando il sale affinché rimanesse sterile, infine sul luogo fu eretto una colonna funebre con scritta “qui fu Castrum”. [4] I popoli del mare, unendosi ai popoli aborigeni della maremma Aethalica, chiamavano se stessi rasna o rasenna (uomini). I greci li chiamavano Tirreni, Tirsenoi e Porseni, ad indicare la loro discendenza da Tiranna, dea Venere e Cicogna Turanna, totem del mare. Da porsen ( maschera), i futuri romani trassero la parola persona, poi nel tentativo storico di cancellare l’origine della città di Ruma ad opera dei Re Tarquini, cancellarono ogni riferimento culturale ad essi, e presero a chiamarli Etruschi, ossia popolo predone del mare versato nelle arti magiche del Cielo e della Terra. [5] Aethalia, nome dato dai Rasna alla penisola Italica, quando giunsero a vedere le prime coste dell’isola d’Elba. Aethalia significa “la fumosa”, avvolta da fumi delle nubi delle sorgenti termali, come Aotearoa (nuova zelanda), “la lunga nube bianca”, l’isola così chiamata dai primi Maoriori, esploratori polinesiani dell’oceano pacifico e discendenti dagli stessi antenati del mar mediterraneo. Aethalia e Aotearoa, sono entrambe isole vulcaniche in mezzo al mare, viscerali forze telluriche in azione, che invitano la vita pioniera da ciascuno dei suoi regni, apparvero ai coloni del mare come terre fumose boscose e termali. [6] Elettra, una delle Pleiadi, rivelò al figlio i Misteri di Cibele/Persefone, e Ade/Dioniso; il culto officiato dalla coppia di Cabiri (giorno/notte), richiama quello Taoista cinese dedicato al fungo del Cielo (Tien-moku ling-zhi) [7] il popolo rasna, per natura ciliaco come i cugini asiatici (intolleranza al glutine), si estinse quando cambiò dieta e passò, dal farro piccolo spontaneo, al grano coltivato; ciò portò ad obesità di massa e a deficienze progressive del SNC. Mangiavano il puls o polenta, (il pulint dei popoli del nord) di farina d’orzo, miglio, ecc., macinata grossolanamente e cotta in acqua. La dieta rasna, prevede focacce di pane sen lievito (per durare mesi sulle navi), ovini alla brace, olive, olio, verdure, formaggi, yogurt, birra, sidro e vino. [25] Knauft: “gioiosi scherzi circondano il "servitore" o il "bevitore" di kava caricando molta energia sessuale. Durante il pomeriggio, un uomo può dire ch'egli servirà il suo kava alle donne, sebbene a) le donne non bevono mai il kava; b) non è il kava del parlante/ servitore; c) egli può anche non essere un membro della comunità ospitata. Il messaggio va inteso ch'egli vuole dare il suo sperma alle donne, per forzarle ad avere un rapporto sessuale con lui. In alternativa, un uomo può scherzosamente implorare a un altro di "bere il suo kava", cioè di essere un recipiente sessuale attraverso la fellatio. L'uomo implorato può rispondere ch'egli ha già sufficiente "kava", o ch'egli non intende accettare poichè il "servitore (pene) del richiedente è sporco". Il primo uomo può offrire di "pulirsi il servitore" o dire "E' già servito. Bevi!". Tali scambi inducono fragorose risate e applausi fra i bevitori, comprese quelle fra i due scherzanti. In generale, durante le feste, rapporti posson aver luogo, in boscaglia”. [26] Nomi comuni del Mitragyna Speciosa albero tropicale nativo dell’Asia sudorientale: Kratom, Ithang, Kakuam, Thom (Thailand), Biak-biak, Gra-tom, Kutum (Malaysia), Mabog, Mambog, Mitragyne, Kedemba. Appartiene alla vasta famiglia delle Rubiaceae, tipica dei Tropici (alberi, cespugli, erbe, liane) che annovera importanti piante come Coffea arabica e Cinchona lancifolia (albero della china). Cresce pure in India, Indonesia e Africa. [27] Nel 1897, H. Ridley effettuò le prime ricerche sulla Mitragyna speciosa, la indicò utile per curare dipendenze da oppio. Tradizionalmente le foglie fresche son masticate a lungo e poi sputate. Per ogni preparazione, la venatura centrale della foglia viene eliminata, arrotolato il resto desiderato e, in alcuni casi, del sale viene aggiunto per evitare costipazione. Le foglie secche sono reidratate un poco in acqua, per evitare che si appiccichino al palato; lingua e palato, con tale metodo, risultano leggermente anestetizzate. Ogni consumo, di solito, è seguito da una bevanda calda di acqua o acqua e caffè. Tè di Kratom: 50 grammi di foglie intere, sbriciolate in infusione in 1 litro di acqua che bolle per 15 minuti. Filtrare il liquido e stoccarlo, strizzando bene le foglie. Bollire ancora in un altro litro di acqua le foglie strizzate per 15 minuti. Unire i due liquidi filtrati e ridurre al volume di circa 100 ml. Ciò evita di sprecare materiale; è possibile stoccare l’infuso per una settimana in frigorifero, o aggiunto a etanolo (una parte di etanolo e 3 d’infuso) conserva anche un mese in frigorifero. Lo stesso metodo di preparazione può essere usato con più grandi o più piccole quantità di erba, aumentando o diminuendo in proporzione, il volume di acqua usato: Se un te è preparato da 50 grammi di foglie secche, il dosaggio può variare: 1/10 di tè per una dose iniziale e 1/2 tè per una dose forte [28] ufficialmente a causa degli effetti nocivi (ostilità) che possono derivare dall'uso eccessivo della foglia, durante la II Guerra (3 agosto 1943), il governo della Thilandia di Marshall Pibul, ufficiale fantoccio giapponese, approvò una legge (Kratom Act 2486), che proibì l’uso della pianta, vietò di piantare alberi e fece tagliare i presenti. La misura scelta favorì il mercato clandestino e non fu efficace, favorì la diffusione della M. javanica. Oggi è coltivato in quasi tutto il mondo via seme o talea (clone Rifat). [29] La dipendenza da kratom è stata trovata solo nel gruppo etnico tailandese. Pertanto pare vincolata alla cultura: la società Thai accetta maschi tossicodipendenti che lavorano a sostegno della famiglia, ma non accetta donne idem. I dipendenti masticano 3-10 volte al giorno, a seconda della loro sensazione di stanchezza da superare. Venti foglie di kratom contengono circa 17 mg di mitraginina. Le ragioni dell'uso sono diverse da quelle degli oppiomani (malattia cronica). Gli utilizzatori di kratom hanno imparato a usare la foglia da altri, hanno forte desiderio di lavoro sodo e di fare più soldi. Infine la convenienza (100 foglie costano 5 baht) e la disponibilità nella zona contribuiscono. Nelle fasi iniziali i soggetti sono in grado di lavorare sodo e fare buoni progressi. Tuttavia dopo abuso o lunga dipendenza l'energia diminuisce a causa di disturbi fisici e psichici. [30] assumendo nuovi quantitativi la durata dell’effetto stimolante si riduce alla metà, per poi passare ad un effetto simil-oppiaceo che talvolta conduce al sonno. Assumendo da subito grandi quantità di Kratom (10–14gr), può esser fastidioso a causa della tachicardia e della pressione aumentata, effetto che scompare dopo circa 40 minuti. La masticazione è stimolante a basso dosaggio (3-5gr), aumentando (sino 7–8gr) dà effetto sedativo ipnotico. L’infuso di 15 gr di foglie secche provoca effetti (dopo 30min circa) meno marcati rispetto alla masticazione, ma più duraturi, con componente sedativa predominante rispetto l’effetto stimolante. Non ingerire con yohimbine, coca-anfetamine, benzodiazepine grandi dosi di caffeina, di alcool, narcotici (va bene con il tè di papavero rosso), tutti farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale. Tali combinazioni potrebber causare, sovrasedazione e insufficenza respiratoria. Non combinare con ruta siriana (paganum harmala), caapi, o altro inibitore MAO. Reazioni serie e fatali possono accadere se iMAO sono unite con droghe monoamine. [31] Daniel Siebert: “le foglie del Mitragyna Speciosa son usate da tempi immemorabili come stimolante (bassi dosaggi) e sedativo (dosi elevate); droga contro il dolore e la diarrea, ed empatogeno sociale. A livello stimolante la mente è attenta, l'energia sessuale aumenta, la capacità di fare un lavoro fisico o monotono può migliorare, dona loquacità, rende amichevoli e socievoli. Alcune persone trovan questo livello più nervoso che piacevole. Con 7 gr posso esser sveglio e continuare a far qualsiasi attività; dopo 2.30 h mi lascio andare a un piacevole relax davanti al caminetto. Livello seda-euforico-analgesico: a questo dosaggio sarete meno sensibili al dolore fisico o mentale e avrete una piacevole calma e sensazione generale di positività pure il giorno dopo. Potrete entrare in stato di sogno stimolando la fantasia lucida. Alcuni soggetti possono provare prurito o sudorazione eccessiva, restringimento delle pupille o leggera nausea che, sdraiandosi dovrebbe finire. Gli effetti del kratom durano circa sei ore. Più è alta la dose, più sono forti e duraturi gli effetti. Se masticato o preso come tè da solo, il rischio più grande è cadere addormentato nello svolgimento di attività anche vi sentite stimolati piuttosto che assonnati. Usare il buonsenso: non guidare o fare il bagno in mare alto, lago, fiume; non lasciare pentole sul fuoco. Riservatelo solo per occasioni speciali. Usandolo raramente, eviterete l'assuefazione ed otterrete più piacere”. [32] È il Wat Kung Ta Loa, antico tempio Khmer di Thailandia. Il Lopburi Witch's Convention si tiene 30 km fuori da esso, qui gli dei tornano in vita attraverso veicoli umani [33] Nella festa Buddista della luna piena di metà luglio, a Wat Tum Phratat sulle colline di Lopburi, la possessione rituale va in scena, curativa e oracolare. Sebbene marginalizzato dalle pratiche Buddhiste, l’animismo Thai fiorisce; l’abate capo, novantenne, conduce riunioni annuali di medium dal 1960; divenne egli stesso medium quando vide un elefante fare 100 gradini della cava per morire ai piedi di una statua, segno di auspicio che Ganesh ha benedetto il tempio. Le donazioni coprono le spese del suo tempio rurale. [8] “paese delle lunghe nuvole bianche”, nome dato dai pacifici Maoriori (prima dell’arrivo dei maori), attorno al 1000 d.C. [9] L’olandese Abel Tasman avvista Aotearoa il 13 dicembre 1642. Salpato dal porto di Batavia (Giava) su incarico della compagnia olandese delle Indie alla ricerca di nuovi mercati. Dopo la brutta accoglienza di Golden Bay decide di non sbarcare e battezza il posto “baia degli assassini”. [10] 127 anni dopo Abel Tasman, il capitano James Cook, esplora il globo per conto della corona britannica, Il 17 ottobre 1769 s’impossessa di Aotearoa in nome di GiorgioIII, i contatti con i Maori furono più amichevoli grazie ad astuzia diplomatica, a un interprete tahitiano che aveva a bordo, al dono della patata e allo scambio proficuo di altri beni primari [11] Il trattato di Waitangi, sottoscritto da 46 capi Maori e centinaia di capi tribù provenienti da tutto il paese, ha per scopo cooperazione ed equiparazione tra Maori ed immigrati. [12] Ceylon, isola giardino soggetta a ripetute invasioni da parte dei regnanti dell’India meridionale (Pallava, Chola, ecc.). Fu conquistata dai Portoghesi (1505), Olandesi e Inglesi (1795). Nel 1948 riacquistò l’indipendenza e assunse la forma di repubblica cambiando il nome in Sri Lanka. [13] Letteralmente: quelli della foresta. Il loro ceppo-linguistico è più antico del ceppo ariano e dravidia e ha contribuito alla formazione della lingua Singalase. Gala è la rocca, ela è il canale, kanda è la montagna, e tra di loro ben si chiamano: Kande Wanniya, ossia Figli della Montagna. Etnicamente son parenti dei popoli Austro-asiatici (adivasi), sparsi in molte parti dell'Asia meridionale, che includono le tribù aborigene dell’India orientale (Hos e Birhors), i Sakai della Malaysia, i Kubu dell’Indonesia e gli aborigeni australiani [14] I Singalesi chiamano Veddas (cacciatori con arco-e-freccia) gli abitanti della foresta. Oggi coltivano la chena, col sistema del terrazzamento, in piccoli appezzamenti al limitare della giungla, integrando con caccia occasionale e miele. Sin dallo sbarco di Vijaya, ondate di coloni Singalesi hanno tagliato via via la foresta, riducendo i territori di caccia, così che molti Veddha finirono con l’assimilarsi con essi, come nella provincia orientale di Gal Oya, dove molti vedda si sono assimilati ai Tamil, adottandone modi e costumi. [15] Uruwarige Tissahamy, (scomparso nel 2000), fu l’ultimo illustre capo del villaggio di Dambana. Loro, di carnagione marrone, capelli lunghi ondulati e naso largo, han contribuito alla formazione della nazione Sinhalese in generosa misura, pur sposati e ripudiati per caste più alte. [16] Gotu Kola (Hydrocotyle asiatica, fam. Umbelliferae), In ayurveda è chiamata brami (sanscrito Brain che sta per cervello, Coscienza Cosmica). in Cina è conosciuta col nome di fo-ti-tieng, e assieme al ginseng, era il segreto di un mandarino cinese vissuto più di 150 anni con 24 mogli! Lo scienziato Baron Gogen, racconta che una volta una vecchia elefantessa, in cattività a Deshapur, fu ringiovanita con tale pianta e in seguito, generò un elefantino. L’azione essenziale della gotu kola si svolge sulla mente e sulla coscienza, calma e allevia lo stress, favorendo il flusso fra gli emisferi destro e sinistro. Una tazza d’infuso, al momento di andare a letto, favorisce un sonno calmo e profondo ed un lucido risveglio. [17] Il capo dei Vedda di Kataragama, Nambi, e sua moglie, trovarono una bimba nella giungla (centella d’acqua), felici l’adottarono e la chiamarono Valli (patata dolce), poiché la trovarono in un appezzamento di patate. Sua vera madre è un cervo rosso mentre suo padre è skanda la montagna elefante. [18] Gotu kola agisce sui sistemi circolatorio, digestivo, nervoso, respiratorio. Ha proprietà analgesica, antisettica, astringente, espettorante, nervina, antispasmodica e stimolante. È utile nei problemi delle cavità paranasali poiché decongestiona il muco; è in grado di aumentare la contenzione elastica delle guaine connettivali venose ed aumentare la circolazione venosa di ritorno. Di essa si usano radice e parti aeree e dalle sue foglie si ottiene l'estratto secco nebul. titolato in derivati triterpenici: grazie al tropismo delle saponine triterpeniche, favorisce i processi di cicatrizzazione delle ferite. [19] ethama Kirikoraha netumak manda karanne-sipa kodai: vaso d’argilla riempito con foglie di betel, arecanut e tabacco [20] La Kava si beve in rituali di parentela e riparazion pubblica di misfatti, ne bevve Papa Giovanni Paolo II, in visita a Fiji., e Capitan Cook, nel 1771, per onorare le gerarchie isolane. [21] La foglia contiene più proteine (19,9%) della carne (19,4%), più calcio (2,191%) del latte condensato, ed è più ricca di vitamina B-1 (276%) delle carote fresche. La foglia fresca è rimedio tradizionale per il trattamento di malattie fisiche e psichiche, è un potente restauratore di energia per la cura dello stomaco e altri disturbi intestinali, allevia affezioni alla laringe e corde vocali, previene vertigini, regola la pressione arteriosa, il metabolismo dei carboidrati, le prestazio sessuali. Il suo consumo tradizionale, dalla masticazione all’infuso, non è dannoso per l’organismo [22] durante la visita in Bolivia, papa Giovanni Paolo II acconsentì a bere il tè di coca, riconoscendo le virtù delle sacre foglie degli Incas. Aymara e Quechua, in Bolivia e Perù Masticano la foglia di antenati senza sviluppare dipendenza. Cocaina è l’estratto sintetico, ed è droga capace di creare dipendenza e distruggere la salute in persone “rampanti”. [23] Knauft: “I Gebusi, come un certo numero di popolazioni della Melanesia, ritengono che i ragazzi crescono e si sviluppano mediante l'ingestione dello sperma dei loro fratelli maggiori. La bevuta di kava e cameratismo scherzoso che li circonda sono simboli carichi di scambio di sperma fra i maschi. L'effetto generale della bevuta del kava è quello di accentuare il cameratismo fra visitatori e ospiti" [24] La lunga-casa (23 metri) dei Papua Gebusi, è costruzione singola, dove risiedono tutti i membri della comunità.
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