Kariri do Sertão, Jurema e il Toré
Konso e Wirarìka, in sussistenza agraria
Semina-raccolto, di mais Hikuri azzurro
Sardi e Latini, gran legumi dappertutto
sommario quartine
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I Kariri esemplificano la capacità di sopravvivere sotto colonizzazione grazie al mantenimento tenace di una identità etnica che ri-elaborano come sistema di credenze, in costante feedback coi loro simboli tribali, al centro del quale sta la divina Jurema, presentata come sacra bevanda. Senza territorio sacro e il motore significativo delle cerimonie, i Kariri e altre tribù praticanti l’Ouricuri, sarebber rimaste comunità impoverite, di caboclos (discendenti da indigeni), orfani culturali che vivono ai margini della capitale regionale. Economicamente le loro comunità continuano a vivere in povertà in una terra priva di acqua irrigua. Re-inventando il passato e le tradizioni dimenticate, loro continuano a perseguire una via esterna all’economia, re-vitalizzando nei loro corpi il gruppo tribale e andando avanti nella loro storia.
Kariri del Sertão, o deserto brasiliano Rivendican la terra, dell’antenato nato Intersecan gesuiti, governi e latifondi Vanno a Mirandela, fuggon bassifondi Su terre depredate, riprendono diritti Radici e identità, indigen mai sconfitti Torna saggezza, del vecchio teorema Kariri e Kaimbè, riscopron la Jurema
Emerse bisogno, a costruire struttura Di politica lotta, a demarcar territorio Or più leader eletti, identità dei Kiriri Fan progetti collettivi, diritti ancora vivi
Ogni nucleo di case, or ha consigliere Cresce processo, organizzarsi conviene Avviano le azioni, a rivitalizzar identità Stringon rapporti, con gruppi qua e là
[1]
Kiriri (taciturno, silenzioso) è parola con cui iTupi
della costa indicavano gli abitanti del deserto. Il popolo Kiriri in 15
anni, si è strutturato politicamente e ha ottenuto il riconoscimento del
proprio territorio indigeno con ombelico in Saco dos Morcegos, una delle
Aldeia fondate dai gesuiti secondo lo schema del templum rasenna: otto
linee tracciate a partire dalla chiesa missionaria, lungo gli 8 punti
cardinali così da formare un ottagono regolare di 12.320 ha. Dopo
l’espulsione dei gesuiti nel 1756, Morcegos fu promossa città col nome
di Mirandela. Ciò portò l’arrivo di un amministrazione civile e
l’invasione delle terre indigene da parte di latifondisti estranei (fazendeiros)
Molti Kipeá-Kiriri, indigeni della zona, finirono col vivere come
mendicanti nelle strade di Colégio, senza diritti sulle terre
ancestrali. Dalle aldeia vicine, molti rifugiarono in Mirandela poco
colonizzata per via del basso valore agrario delle sue terre. Qui un
ufficio indigeno governativo, intermediario nei conflitti isolati fra
indio e fazendeiros, pur compromesso con oligarchie regionali, fini col
legittimare la condizione e identità indigena dei Kariri soggetti ad
alcoolismo e ad alto indice di mortalità. Kariri e altre tribù, pur
cristianizzate, tenendo lontani i coloni, mantennero un pezzo di foresta
sacra, dove venivano celebrati regolarmente i loro riti di cura (Ouricuri)
e invocate le loro divinità ancestrali che vi abitavano. I discendenti
dei Kariri-Shocó (Tupinambá, ecc.) vivono oggi ai margini del fiume São
Francisco, in villaggi presso la cittadina di Porto Real do Colégio,
stato di Alagoas, Brasile.
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Terra indigena Kiriri, semi-arido clima fiumi intermittenti, rare piogge in rima Conoscono lo stato, espellono invasori Nei latifondi chiusi, fanno occupazioni
Pratican Kiriri, un’agraria sussistenza Manioca con fagioli, mais e frutti bosco Eccedenze d’orto, destinano al mercato Magro lor raccolto, frutti e artigianato
Piante associate, successioni alternate Segnan ritmo di vita, lavor di stagione Duràn primavera, lavor terreni scende Si migra alle città, salario pure rende
Reinveston in paese, cooperative vari E ben primari che, luogo non consente intercalano fagiolo, piantato con il mais aprile tutto maggio, raccolto agosto e vai fagiolo verde-rosso, consoci pur a mais piantano a febbraio, raccolto marzo giugno manioca ha ciclo lungo, 1 anno fino due raccolta giugn-agosto, durante molature
I mulin motorizzati, son or comunitari E van sostituendo, i manuali familiari Pagano una tassa, a custode deputato In quote di farina, od olio consumato
Terreni dati a strisce, simili per tutti a prevenir contese, comuni vanno frutti Oggi a mio terreno, poi al tuo andremo Lavora battaglione, per vitto dato intero
Lavoran tutti membri, infanzia no sicuro Nucleo di famiglia, è produzione consumo Il gruppo convocato, esegue case a sposi scuole e ambulatori, sen sforzi onerosi
Ritual do Toré, loro parte di credenze[3] Al centro cui s’incontra, Jurema identità In un modulo rituale, diffuso nel sertão simbolo d’unione, umano e sovrumano
Il Toré vien realizzato, sabato alla notte in un terriero ampio, include un recintino che ospita bevanda, cioè vaso da jurema dove pur si svolge, sequèn rituale interna
[2] Beni acquistati fuori: olio, zucchero, sale, carne, ecc. Molti kiriri praticano migrazione stagionale prima e dopo semina e raccolto, dirigendo a São Paulo, Rio de Janeiro, Sergipe, o nelle fazendas vicine al fine di accumulare un capitale minimo, che sarà reinvestito nell’area di origine.
[3] Nel 1974, leaders kiriri organizzarono un incontro di calcio con gli indios della Terra Indígena Tuxá, in Rodelas a nord di Bahia. L’intenzione era assistere e apprendere il Toré dei Tuxà, fonte di legittimazione dell’identità etnica e di obiettivi politici. Il processo di adozione del Toré differenziato secondo criteri di rappresentatività etnica, fu favorito dalla sua relazione con le pratiche sciamaniche presenti tra i Kiriri. Entrato in scena, coloro che non accettarono la sua guida, furono marginalizzati. Sulla struttura del Toré appreso (repertorio melodico originale, base coreografica, ecc.), i Kiriri innestarono nuovi elementi passati come innovazioni: loro encantados, coreografie, costumi, ecc.
[4] Yu'rema, in língua tupi, riferisce all’uso cerimoniale collettivo del vino di Jurema, un complesso di piante reali e mitiche tra cui emergono varie specie di arbusti-alberi del genere mimosa tipiche del sertaõ brasiliano: Jurema branca (Pithecolobium diversifolium), negra, hostilis, tenuiflora. Il tema dell’albero sacro, come in altre culture (querce, olivi, noci, betulle, ecc.) incarna la divinità suprema dell’ecosistema (Jupiter, Inanna, Jurema) a cui si rivolgono preghiere per ottener la pioggia. |
Inizia cerimonia, e arrivan le persone Fin recinto chiuso, a iniziar defumação Copre inter terreiro, a mezzo grandi pipe Inizia là ingestione, delle jurem bebide Sempre distribuite, dai consiglier locali O figura di rilievo, delle gerarchie rituali Specie alle danze, che invitan encantados Venir partecipare, al clima incorporato[6]
Prosegue la limpeza, lavoro di pulizia Diretto dal pajé, per mezzo delle pipe Origin da Ouricuri, il nòcciolo primario Di tutto il rituale, vediamolo man mano
Nella sacra foresta, gli abitanti là nativi Vanno a cercare, loro origini ancestrali Usano piante, a mediar tra due mondi trovar identità, tra economie sen fondi
Usano le piante, in rimedi e medicine qual fonte di elementi, e segni culturali legati a loro storia, sia mitica e presente per far ricostruzione, d’identità corrente
Conservano foresta, in area depredata Al fin di proseguire, ragion di vita data Il libro è la foresta, che loro storia cita[7] Son parte di essa, e la Jurema l’invita
Rivendican assieme, i diritti proprietà Su terra di antenati, substrato identità Resistono al totale, dominio dei coloni Invasor devastatori, dei loro territori [5] Nel rito defumação, il pajé usa la pipa al contrario, in funzione depurativa: soffia fumo nei 4 angoli del tempio o casa, espellendo i mal spiriti pensieri. Partecipanti forman un circolo, accendono le loro pipe che passano di mano in mano in modo fraterno e cerimoniale. Una donna agita le maracás e intona inni evocatrici di santi, cabloca Jurema e altre entità, chiedendo benedizioni per i presenti. Quan la cantante stanca siede, è sostituita da altre donne. Alla fine o chefe da cerimônia, serve la bebida a ciascuno. Durante la transe, i partecipanti, possono chiedere ai santi, caboclo ed orixas della natura, lungimiranza sul passato, presente e futuro, protezione individuale e collettiva, connessione coi cari estinti o spiriti del buon conoscimento. [6] Il rituale consiste in una sequenza ricorrente di figure e suoni incomprensibili ai Kiriri di oggi. Cominciano canti e danze, prima in fila indiana con il Pajé davanti, seguito in ordine da uomini, donne e bambini. La fila serpentina per il terreiro, esibisce movimenti via via elaborati in misura che color che si succedono, intensifican il coinvolgimento dei partecipanti, fino al clímax che sopraggiunge con la venuta degli encantos, percepiti nell’evidenza delle incorporazioni presentate dai mestras. Su un altura centrale, si alterna la gerarchia orizzontale della fila indiana fino al punto dei movimenti intorno agli encantos, i quali, occupano le posizioni centrali nel terreiro e si dispongono a parlare una lingua indigena. In seguito, condotti nel recinto, saranno consultati sui più diversi temi, fornendo consigli a carattere generale, che in definitiva, riproducono gli ideali di unità del gruppo. Gli interlocutori e interpreti principali dei suoi messaggi, sono i leader politici e il pajé. [7] Nascimento: “I Kariri-Shoko percepiscono le piante come simboli viventi dei loro antenati, dove le radici e il tronco dell’albero della vita è il loro essere originale. Per essi, bisogna divenire foresta-alfabetizzati al fine di decifrare suoni e significati che tracciano la loro comune origine con altri esseri della foresta co-participanti nel loro presente” [8] “Per aver la terra, considerata cuore della loro cultura, i Kariri han sviluppato una relazione ecosistemico-curativa complessa, capace di far sopravvivere un oasi di fauna e flora, all’assalto del bestiame da fazenda e all’agricoltura da monopolio presente ormai nel resto dell’area. Il senso politico e utilitario/economico della loro conoscenza ancestrale, legata dell’ecosistema, oltre a conformare le loro tradizioni, si lega all’equilibrio di potere che necessita mantenere in rapporto ai non nativi. Un modo per far ciò è attraverso le pratiche di cura richieste dalla popolazione regionale e pagate via moneta. Un altro modo è attraverso la gestione della loro sacra conoscenza di poteri spirituali, eredità dei loro mitici antenati, che i membri della società nazionale Brasiliana, hanno imparato a temere. Infine, la costruzione di un sistema di credenze che incorpora sistemi cristiani e africani entro le cerimonie dell’Ouricuri, ha successo nel mantenere l’integrità dell’identità etnica del gruppo” T.Nascimento |
Mata do encanto, è mata dos caboclos Foresta Ouricuri, cioè foresta incantata Un pezzo foresta, e insieme di credenze una condizion umana, e set di riti e feste Dentro tal foresta, esiste altro villaggio Per vivere durante, i rituali di passaggio Pochi arbusti stanze, ad ospitar famiglie Per weeken rituali, e inizi d’ann’insigne
Tal riti nel passato, eran festa Varakidra Durante la stagione, del Cocos coronata La palma i quali frutti, chiaman Ouricuri incarna Warakidra, Dio Jupiter dei Tupi
La teoria animistica del mondo Kariri, differenzia gli spiriti delle persone morte, che continuano a vivere nella foresta, villaggi e luoghi dove eran soliti vivere, dagli spiriti vivi, cioè esseri che vivono nelle forme umane, animali e vegetali. Le malattie sono causate principalmente da questi che entrano nei corpi, spontaneamente o in risposta alla volontà di qualcuno. Ciascun partecipante ai riti Ouricuri, apprende a usare la forza di natura di una specifica pianta. Kariri rapportano i tipi-di-cura ai tipi-di-malattia: una malattia provocata spiritualmente, non può venir curata da un medico. Nel sistema di opposti trasformabili, le malattie più forti (tubercolosi, convulsioni, etc.), son credute causate da forti spiriti della malattia, e possono venir curati solo da simili forti spiriti vegetali più difficili da trovare. Le piante con spirito femminile sono più facili da trovare e di uso comune. Le piante androgine Jurema, di differenti specie (Vitex agnuscastus Mimosa verrucosa, tenuiflora) hanno un ruolo centrale nella vita rituale; avendo i tratti di forza e grazia, sono la più alta incarnazione del potere di cura e del sacro sulla terra. Quel potere, deve esser continuamente rilasciato, a mezzo della rituale bevuta del vino di Jurema, nei terreni dell’Ouricuri.
[9] il complesso dell’Ouricuri comprende: culto degli antenati, riti iniziatici e di passaggio per giovani, riti per adulti che passano da uno stato di conoscenza all’altro con possessioni spirituali e sessioni di cura. Partecipare regolarmente fa sentire la gente più protetta ed è usanza di ciascuno offrire cibo e regali alle proprie guide spirituali. “Il profondo significato degli Ouricuri sta nella visione indigena di un altro mondo, dove loro sono liberi e felici. L’esperienza Ouricuri abilità le persone a vedere tal altra realtà, oltre il mondo fisico quotidiano. Ciò è fatto a mezzo dell’ingestione della bevanda di Jurema”. Pajè Kariri: “Ouricuri sarà sempre nostro, perché gli esseri incantati della foresta, nostri antenati, ancora vivono là, negli alberi, arbusti, foglie ed erbe. Noi non possiamo raccogliere nessuno di quegli esseri senza chiedere prima il permesso. Nessuno ha potuto sottrarci quella terra perché noi proteggiamo gli encantados e loro proteggono noi” [10] L’albero Ouricuri ebbe significato economico e cerimoniale. A causa dello scarto ambientale, perse suo impatto commerciale assieme alla supremazia nel mondo animista Kariri. Nella cerimonia Ouricuri/Matekrai. emergono 3 poteri: Warakidza, Bizamu e Bizamye. Il primo è spirito di compagnia, rinominato Ouricuri a seguito della pressione dei preti Gesuiti contro le manifestazioni religiose indigene. Bizamu (primo sciamano, strega, stregone, prete) è un encanto invocato dai pajè, tramite cui essi, divengono Bizamu stesso al fine di sopravvivere nella foresta, trovare posti di caccia e pesca o vincere le guerre. Bizamye (Badzé, Padzo, padre), è la riconosciuta deità del tabacco. Assieme ad altri divin compagni, son tutti affiancati dal potere Bizamu (enchantment, potere di divinare), così da aiutare il gruppo a superare avversità. Badzé è portata in vita, all’inizio dei rituali, attraverso il fumare le pipe in comune e fornisce protezione al gruppo rendendolo invisibile. Potere invocato dal pajè che fuma le pipe e beve le radici della Mimosa tenuiflora, maestra e curatrice suprema. |
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attraverso Jurema, chiamata pur Sonsé Bizamu orienta gente, ai rapporti fuor tribù Li aiuta e li dirige, in passi politici cruciali A fin sopravvivenza, nei nostri universali
Ouricuri tien segreti, invisibili rituali A volte pur Pajè, invita i non-indiani Solo per 2 ore, poi invita lasciar rito Confine identità, è politico convito Cura e religione, viaggiano assieme essere curati, sta per esser benedetti la persona malata, ha spiri intrappolato parzialmente rapito, da volontà d’un altro
La sfortuna in eventi, quotidiani sà dire che una cura fu fatta, contro una persona così ora lui/lei, deve assumer vari erbe per esser curato, restauràr corpo-mente
Classifican le piante, in binarie yin-yang femminil-maschili, debol-forti caldo-freddo cambian polarità, per manipolazio ed uso sebben tutte quante, han positivo flusso
Acacie del deserto, fan vino di Jurema Pajè usano rizoma, pestato e macerato Gli indigeni guerrieri, bevevan il decotto Per veder in sogno, responso resoconto
Radici foglie e fiori, servon bagni cure Fanno la limpeza, malocchi sciolgon pure Foglie usate secche, miste con tabacco diagnosi e limpeza, con un soffio tatto
La radice è raspata, a eliminar la terra Lavata poi posta, tra due pietre pestata La massa formata, macerata nell’acqua Dentro un catino, color di vino macchia
spumosa fermenta, bevanda che sacra è servita nei culti, di nativi e afro-brasi a volte speziata, con zucchero liquore Zenzero e cannella, nel culto esteriore
a infuso vien aggiunto, caapi o passiflora o foglie di Tabacco, secon lo scopo e cura il vino da Jurema, Alencar pur descrive nel romanzo cui, Iracema muor e vive
[11] Nascimento:“la festa inizia nel tempo in cui bisogna curare la comunità dai pericoli universali. Oggi i pericoli maggiormente sentiti vengono dalla società dello sviluppo nazionale. I membri Ouricuri restano speciali poiché ricevono protezione da entità come Badzé e Sonsé. Essi mantengono i rituali anche come assicurazione contro ogni tipo di disastro o sfortuna che può accompagnare la loro partecipazione alla più ampia società nazionale. Sono gente di disturbo, impaurita, che non andrà via, fintanto ché continueranno a cercar protezione” |
Jurema è conosciuta nei villaggi del nord est e dai sertanejos, in forme e rituali diversi modificatesi nel tempo. Oggi Jurema, con lo stesso rituale, è molto usato dai devoti del Candomblé e Umbanda brasi-pernambucano che, durante la preparazione, cantano:
"Vou bere mia jurema - dê no qui dé e num paro mais - dê no qui dé ô que mé, mio Deus - dê no qui dé. aqui stesso io bevo, aqui mesmo eu caio"
Alla sua fama contribuì anche “Iracema”, romanzo di José de Alencar scritto nel 1865: "Iracema preparò e servì il vinho da jurema portando i guerrieri a festeggiare e delirare, poi dormire” Il poema narra l’incontro della natura (Iracema-America india) e della civilizzazione (Martim), nel periodo che va dal 1604 al 1611. Iracema è tempo poético marcato dai ritmi della naturalezza e dalla percezione sensoriale del suo passaggio (stagioni, luna, sole);
Martim è invece il tempo storico e cronologico. Dall’unione dell’europeo con la donna india, figlia del pajè di una tribù e custode del segreto della preparazione del vino di Jurema, nascerà l’odierno popolo brasiliano. Il culto su essa plasmato, é oggi diffuso in var Comunità Indigene del Brasile, specie del Pernambuco.
L’uso di Jurema, continua tener ruolo centrale culturale, in identità del gruppo ingerita dai 3 anni, da tutti nel villaggio propizia percezione, vasta dello spazio
I contatti con Jurema, curan loro gente Ingeriscono divino, in albero presente Li abilita a vedere, il mondo spirituale Ripieno delle forze, di sinergia tribale
Cuore del mistero, il segreto dei Kariri Riposa nelle aggiunte, fatte alla bevanda Miscela che produce, esperièn desiderata combinazion radici, in sinergia ritmata
Attorno alla Jurema, variano i rituali Secondo le miscele, botani e culturali Già parte di Ouricuri, è volontà di vita I figli di Jurema, conoscon la divina
Jurema è Dionísia, Signora dell’Uva La vita che agisce, nell’albero interno concretizza la doppia, natur vita-morte albero o croce, tra i mondi è la sorte Calma mal di denti, dolori della testa Contrasta malattie sessuale trasmissione Radici e foglie infuse, son birra preferita d’esseri Encantados alla Toré impartita
[12] I defunti nel Brasile del nord-est, poiché seppelliti vicino le radici, si legano e incarnano in alcuni alberi considerati sacre dimore così com in India avviene per le vacche sacre. Molti chiedono a tali piante di mostrare il loro destino in sogno. |
cerimonia Jurema, è un innesto culture che supera confine, di razional strutture Il rito Juremado, Toré o Praiá do negros Incorpora caboclo, nel brasiliano credo Ai piè della montagna, sacra di Umã Vivon discendenti dell’Atikum tribuna Loro mastro sciamano, Pajè spirituale Da inizio al Torè, danza oraria rituale
Dà bevanda che scioglie, ogni patema Succo dì passiflora, con birra di Jurema Poi canta e danza, con flauto trombetta Sotto le stelle, mentre fuoco scoppietta
Quei medium festanti, danzanti il Torè Chiedon guarigione, a guidarli è il Pajé Attraverso la danza, purgan sofferenze Riducono i lor mali, fumigan l’essenze
Danzator in costume, or sono adornati Copricapi di piume, da caboclo antenati Son in trans posseduti, da esser di luce Che dentro il cerchio, danzare conduce
Ciascuno diviene a suo modo un mediùm Scendòn nei corpi, Encantados de Luz Sono spiriti uccelli, di antica memoria Canta oh Jurema!, tua mitica storia
“Le scorze radici, nel sole nascente Le batti con coccio, o contro la roccia Tutto poi spremi, del loro possente schiuma surplus, scol via coerente
Raccogli in bacile, radice interiore A mollo una notte, in acqua freddura Strizza or l’ammasso, e l’acqua colora Diventa marrone, rossiccio vin ora” Or molti villaggi, portano a concerto L’indigeno folklore, un tempo confisco Più danze rituali, antiche del Deserto rivivono su fiume, Rio Saõ Francisco
Condiviso è con altre, tribù del sertâo Il ritual da Montagna, del Re de Orubá Celebrato a Rodelas, un villaggio Truká Quest’antico rituale, di Jurema mamà
Là si danza e si prega, dentro la grotta Cantando canzoni, e parlando alla gente La trance possessione inizia e poi monta Cabocla Jurema, in sapien ci confonda [13] Nascimento: “L’uso eccessivo della razionalità e scienza, nasconde la nozione del mitico e crea una illusoria sensazione di superiorità (libro) che svincola dalle cose semplici parte del nostro universo reale, smettendo di fatto, di farci co-partecipare alla creazione”. [14] Atikum e Trukà, ore prima della cerimonia, evitan pasti pesanti, bevono succo di frutta e masticano zenzero per eliminare l’amaro. La corteccia di radice polverizzata, nel metodo express, è preparata come il caffè del Peganun. L’effetto IMAO, di solito dopo un ora, (notando una sensazione tipo Valium), permette poi di bere l’espresso. |
Truká fan mistura, d’aglio e aquardente Jurem offre cura, a ciascun pretendente Sebbene han bevuto, mediùm spiritati Sono sobri alla fine, seduti e appagati
Crescon le hostilis, con cespugli di rute sono mimose, bianche negre o verruche La trance Possessione, nostro teorema Rivela che umani, han cuore da indiani
I Kaimbè bevon là, alcolici a celebràr Hanno questo mezzo, a decondizionàr Più vuote bottiglie, di grappa brasiliana Circondan l’altare, ogni fine settimana
Androgino sistema, sessuale concepito Stemper suoi confini, l’inclinazion libido Mito e rito misto, Orixàs masculinidade Dà vita a terzo gruppo, e a femilidade
Esser polimorfi, cambian loro forma Yabá è femminino, Aboró fa masculino Il terzo aspetto sale, in colore originario Possiede un individuo, di genere rinato
Ogni genere entità, recita un suo mito Collega in armonia, la transe-actividade Ciascuno sperimenta, il cambio identità Attiva un potenziale, latente a collegàr
Nella possessione, è la libido o num A lungo inespressa, a saturarsi orsù In depressa frustrazione, evita imploder Trova un pretesto, appiglio ad esploder
Digiuno di possesso, espressione o libertà Accumula l’orgone, in vulcan di desiderio Saturo diventa, sua pioggia poi scatena Erompe la catarsi, che l’equilibrio reca
Cibo materiale, con quello immateriale Tuo corpo lo ricerca, è spinta esistenziale Il corpo alimentato, è il sogno del tuo Sé Il travaso si scatena, e scende dentro te
Fedel’abbandonati, in suppliche danzati Corteggian la discesa, di spiriti incantati Psiche femminile, tempio fa attraente E anime nei corpi, fan rito ricorrente
Così donne Witoto, spiriti attraggono A mezzo loro corpo, nudo e decorato L’età d’oro d’Arawàk, memoria tribale Mare senza tempo, in segreto rimane
Unisciti alla danza, fa la tua canzone Con vision d’antenati, pieni di saggezza Ci guidan attraverso, l’era d’or dei sogni Gli amerindi giochi, interconnessi cogli
L’aura di ciascuno, fa ponte arcobaleno Collage di elementi, dai primi viaggiatori Adam ed Ev’àrawak, tracciano più strade Nei cieli della mente, e terre mai violate.
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