Meteo popolare, sà i venti rintracciare
su Ande e sul Tirreno, è Aruspes folgorale
pur medicin Giaguaro, degl’indio Tzutujil
capanne e palafitte, carbone e forni argil
sommario quartine
a | b | c | d | |
Meteo popolare, sà i venti rintracciare
Nel calendario, dio Giano è seme estate Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe Febbraio in tabarro, Anton barba bianca Qualora non piovesse, neve non manca
Febbraio candelora, se fa la tempesta Oppure gragnola, dell’inverno simo fora Se è sole o solicello, è solo mezz’inverno Sempre s’equilibra, tempo brutto e bello
Marzo porta i nodi, al 19 e venticinqie[1] E i 3 giorni della vecchia, lì nel fine mese Nodo del cuculo, sta invece il 10 aprile quel d’Eolo il 25, patron del vento fine
Nodo san Pancrazio, Servazio e Bonifazio Nodo bachi Seta, tra il mezzo e 20 maggio Nodo mamma Pietro, è l’ultimo di giugno [2] Dopo appar estate, puoi scoprire il grugno
Primo tuon di marzo, serpe esce dal balzo Risbiglianu i cursùni, è odor di primavera Muor radic’inverno, in april dolce dormire Uccelli lì a cantare, e gli alberi a fiorire
Alla coda di marzo, e la testa d’aprile Non si sa il freddo, che possa venire Marzo pazzerello col sol porta l’ombrello Neve marzolina, dur da sera alla mattina
Equinozio plenilunio, goccia o fontanile April freddo gentile, non t’alleggerire Maggio e maggione, tieni il tabarrone Di luglio gira ignudo, il sole è nel leone Luglio gran caldo, bevi vino e batti saldo Agosto cap’inverno, nasce mama freddo Notte di Lorenzo, carbone piove addosso Francesco pur rinfresca, verso 2 agosto
Fin acqua d’agosto, por uomo ti conosco Settembre porta via, ponti o secca fonti Settembre mutamento, aria settembrina Fresca or è la sera, e fresca la mattina
Partono le mosche giornate son già fosche Ottobre è speculare, al Marzo carnevale Qualche scampagnata, ancor sa regalare Butta giù le ghiande, al porco da ingrassare
Novembre Martino, 3 giorni e un pochino[4] Alla festa dei santi, la neve è per i campi Alla festa dei morti, la neve è negli orti Giunge a monte e piano, nel 18 e rotti
Al 25 san Caterina, tira fuori la fascina Al 30 sant’Andrea, freddo spacca pietra Natal freddo cordiale, bruma a Dicembre Davanti t’agghiaccia, e dietro t’offende
Iniziano i venti, i mutamen di stagione Da invern a primavera, portan piogge vital Se si va verso marzo, vento deve soffiare Se andiam vers’aprile, vento deve finire
Scirocco e levante, stancano i santi[5] Di quattro cose, mai non vi fidate Sereno di notte, o nuvolo d’estate Amor di donna, e discrezion di frate
Vento di sera, buon tempo si spera Vento di mattina, pioggia s’avvicina Non fu mai vento, senz’acqua dopo Non cade la pioggia, sen vento invoco
Se prima è vento, e poi segue brina L’acqua giù in terra, starà domattina Cielo grigio mattino, è segno bel tempo Quan canta il merlo, siam fuori l’inverno
Maestrale Maestro, spir da Nord-ovest Vèn freddo secco, che porta buon tempo Specie al tirreno, e saette ha scoccate Chiamato è Scirone, distrugge l’estate Tramontana nasce, poi 3 giorni pasce O a multipli di tre, poi sparisce e muore La stuzzica di certo, marino vento mare Mattina tramontana, a sera fa maestrale Maestro e Tramontana, non duran settimana Maestro gonfia e sgonfia, annuovol rasserena Se Maestro è fresco, Bora arriva presto Leggi giostra venti, e presagisci evento
Vento Grecale, che spir dal Nord-est Cecia è chiamato, portator di gragnole Neve e burrasche, è fredd’umido nembo Grecu e livanti, acqua dietro e davanti
Vento Levante, Apeliote è chiamato porta pioggia dolce, e mena pur sereno Marito a dea dei fiori, ebbe frutto figlio Assieme miel e spighe, viva tuo bisbiglio
Se non piove Levante, è un gran brigante Levante e levantina, un dì o na quindicina Divino leva e move, o tre o sei o nove Se non si rimette, è 18 o ventinove
Scirocco Sud-est, nasce secco da Sahara Grand’umi raccoglie, medi mar traversando Quan soffia scirocco, nuvole dietro la porta scirocco oggi soffio, doman faccio scroscia
Austro è ostro Noto, ovvero il Vento Sud Del caldo mezzogiorno, porta nubi e più Vento e tempesta, e perigli ai naviganti Assieme con Borea, nomina i quadranti
Austro e Borea, son due stelle rilucenti Di antica nebulosa, Presepe mangiatoia costellazion del cielo, a nord del cancro pronostica tempo, secon chi sta brillando Libeccio Sud-ovest, detto Africo Garbino Libico oppur Lips, port’acqua è violentino Prim scopre i pagliai, quindi poi ci piscia Dopo grande vento, viene pioggia fissa
Ponente ponentino, a Roma dona brezza Da mare va spirando, caldo via spazzando Zefiro e Favino, vien esso pur chiamato Petrarca canzoniere, pur l’ha ricordato
“Zefiro che torna, il bel tempò rimena E ridono i prati, e il ciel si rasserena Giove si rallegra, di mirar sua figlia E ogni animàl, d’amar si riconsiglia”
Son piene di Pan, tutte vie mari e porti quan grano è nei campi, è suo e di santi Esprim in linguaggio, coi gesti di natura Allusion segni meteo, di ciclica fattura
Ne caldo ne gelo, rimasero in cielo Il lupo non mangia, ne caldi ne freddi Natale s’è al fuoco, Pasqua è al gioco Natale se al gioco, Pasqua è al fuoco
Se verde Natale, sarà bianca Pasqua Natale al balcone, Pasqua al tizzone Un molle Natale, fa Pasqua asciutta È in debito il Cielo, se manca la frutta Tutto si bilancia, restituendo quantità Caldo con freddo, son dosate in un anno In un modo o nell’altro, arrivan entrambe Persino le annate, bilanciano in grande Fien abbondanza, è carestia in pane Quan ride montagna, piange il pianale Dopo tempore sole, post nubila Phoebus È il detto latino, che ab origen più sù
Quando la canna, fa grande pennacchio[11] Sarà lungo inverno, di neve e di ghiaccio Fioritùr del cardo, rivela il picco estate Arco beve in mar, per nuvol dissetare
Arcobalen mattina, riempie la marina Arcobalen di sera, il tempo rasserena Arco in mare ha, tempo buon da fare Arcobalen in terra, piove o nevicare
Cielo a pecorelle, acqua a catinelle Se rosso di sera, bel tempo si spera Pesante aria respiro, gross’acqua fà Se l’aria è rossa, o piscia o soffierà
S’è l’aria a fette, son lampi e saette Se gran bonaccia, tempesta minaccia[12] Bora scura dura, poco dopo muore Un 3 o 5 o 9, dura quan se move Quando luna, tiene il culo a molle[14] Presto pioverà, sicur su le tue zolle Luna con anello, non porta tempo bello La pallida la pioggia, rossa porta vento
Bianca fa sereno, osserva lunazione Prim e secondo dì, non dan indicazione Terzo indica il tempo, che farà nel mese Identi quart e quinto, fa sicur l’intese
Cerchio vicino a luna, è acqua lontana Cerchio lontano, allor acqua è vicina Se cerchio appar rotto, da lì viene vento Poiché umidità, fa un nebuloso tempo
Luna mangia nembi, per crescere piena Quan tutto ha mangiato, il ciel rasserena Stellin sua lucerna, se manca è maltempo Chiare nitide corna, sta freddo correndo
Corni smussati, indican la pioggia Eretti e minacciosi, indicano il vento Del nord oppur del sud, specie il 4 dì Se rossa segue Pasqua, porta carestì A Luna settembrina, 7 lune se ne inchina Equinozio autunno, più splendida di tutte Da lei inzia deciso, il declino insolazione Raccolto d’anno dopo, rivel con precisione Levar calar di luna, è cambio di fortuna Assieme con i quarti, cambia pure tempo[17] Per fare buon negozi, attenti agl’equinozi Posson aver pioggia, solstizi ed equinozi
Cielo rosso al mare, vai contadino arare Nuvol rosse di sole, prepar legna pastore Cielo di lana, piove oggi o in settimana A cielo improvviso non fare buon viso
Cantar squarciagola, stimola pioggia È rito propiziazio, in tutte processioni Imita gli uccelli, i grilli e altre creature Pur se stona e stompa, aiuta ierodùle
Bel tempo sarà, se sol s’alza chiaro E se nubi all’aurora, vanno nell’ovest Se sole a finestrelle, acqua a catinelle Sol bianco di scirocco, porta la corrente
Pioggia ora nell’aria, è caso di aspettare Più mordon moscerini, zanzare e tafàne Roma alle oche deve, certo la grandezza Vegliano la notte, col canto la presenza
Se fiocchi lanosi, volteggiano nel cielo E se l’arcobaleno, tiene un doppio arco Se pallide le stelle, sembrano cerchiate E vicino all’acqua, uccèl fan starnazzate
Trasportano formiche, su tutte le uova Millepiè e lombrichi, erràn budella terra Si fan vedere e, gli uccelli scuoton l’ali Curàn piume al petto, lor impermeabi
Sento in quel fondo, gracidar la rana Indizio certo è, di una futur piovana Canta il corvo, e si riprova la folaga A tuffarsi nell’acqua, della fontana
La vaccherella, in quella falda piana Aspetta l’acqua che non par lontana E narici allarga in alto, e si le giova Gode respiràr, l’ar ionizzata nuova
Veggio lievi paglie, andar volando E va la polver, qual palèo rotando Obliquo il turbo spira, spirit ubi vult La rondine sorvola, sfiora stagni giù La rondine chiama, la pioggia del cielo Per sue necessità, e quelle di creature Vola bassa bassa, prega venga l’acqua Prega Pan e il sole, rondin del signore!
La civetta inizia, cantare e la cornacchia Pur con voce roca, e insiste arriva l’acqua Presto aperti nembi, riverseranno pioggia Torrenti sulla terra, a dare nuova foggia
Se l’anitra si tuffa, pur gracida la rana E su l’onda stende, lungo rauco strido Se tardi la colomba, torna pur al nido Com a congregar annuncia nembo infido
Se son greggi armenti, tutt’intorno sparsi E cercano all’ovile, pur approssimarsi Avidamente gustan, elettrica pastura E l’ape all’alveare, torna e s’assecura
Le api dalla corte, non si fan lontane Se veggon aere nembo, tenebroso scuro Con sassolin in seno, si librano per l’aria Zavorra come barca, solca l’onde d’aria
Volàn lente vespe, in monotono ronzio S’attardano la sera, pesanti nel tramonto Precedono le stelle, Pleiadi port’inverno Che turbini di vento, alzan all’esterno
Se bella stagione, è scarsa d’insetti Prossimo inverno, allor rigido appare Se fin maggio-giugno, illumina il grano Lucciola fata, ha bel tempo assodato Pulce che pizzica, è mutar del tempo Zanzara insistente annuncia la pioggia Libellula a pioggia, pel d’acqua sorvola Se alta s’innalza, bel tempo rinnova
Quando scorpioni, van fuori le crepe È segno che presto, arriva la pioggia Capolino fa sole, acqua c’è o sta vicino Ma se canta civetta, farà tempo bellino
Quan cervi volanti, d’insolito ronzando Volan al crepusco, tempo volge al cambio[20] Capel ribel ricciuti, segnan prossi pioggia Prevision di tempo, ritma agraria foggia
Coccinelle 7 punti, fermano a mezz’aria Se mutamento clima, senton’imminente Quando canta a lungo, cicala di settembre poc’acqua a ottobre, meno per novembre
Un grillo che canta, è portator di vento arriva la cicala, smette il cuculo cantare da clima primavera, si passa a cald’estate assieme con le gru, arriva inverno in fase
Esce granchio d’acqua, prima di tempesta E i topolin con zampe, rivoltan loro nido All’apparir dei segni, del pluviòn foriero d’un posto per dormire, tengon desiderio È bel tempo quando, volano i gabbiani Se radunano su costa, è cattivo tempo Galina si spollina[22], temporale s’avvicina Pur quan gallo canta, fuor dell’or’ossia
Aspetta l’acqua, sotto il grondaio Quando il gallo canta, all’inter pollaio s’attardan a pollaio, piover vuol allora Doman non è più, il tempo che fa ora
Chi uccide i gatti, fa male i suoi fatti Quando sbadiglia, s’avvicina temporale Pelliccia elettrizzata, gli genera prurito Lui diselettrizza, lavando il pelo e viso
A occhi grandi aperti, tempo volge pioggia Se stretti a falce luna, il tempo rasserena Quan con unghia gratta, legna del mobilio Al fuoco tu provvedi, il freddo par vicino
Farfalle intorno casa, imminen temporale Pur se testa prude, insistente sen ragione Se il fuoco brucia interno, neve fina fina Sfavilla brace viva, grandine avvicina Neve presagisci, se sibila la legna E un alon lucente, tiene la lucerna Funghi su lucerne, pioggia s’avvicina Fiamma che volteggia, è vento da cantina
Il bianco gelo, d’acqua è messaggero Se pizzican geloni, neve o freddo intenso Abbondanza ghiande, lungo fredd’inverno E successiva estate, calda per davvero Ghianda cade presto, freddo viene lesto Ghiande a san Michele, natale molta neve Mordono le mosche, giornate sono fosche Mais con più cartocci, inverni freddi forse
Maiale scontroso, è un segno di pioggia Nocciol gran raccolto, dà inverno nevone Quan nevica a minuto, la trovi fin al buco Quan sole nev’indora, neve neve ancora
Serena campagna, neve alla montagna Per una settimana, la neve sarà madre Dopo due è matrigna, dopo tre fa tigna Ma dopo ogni neve, bel tempo ne viene
Nebbia bassa, quel che trova lascia 3 nebbie fan pioggia, 3 pioggie la piena Dopo tre brine, sarà pioggia a mezzane se muro trasuda, temporal può arrivare
Smossa d’insistenza, la terra dalle talpe Segna mutamento, di clima verso pioggia Di cibo in frenesia, va talpa in superficie Passaggi tana drena, riassesta ben office
rondine e tartaruga di terra[25]
Marzo mette fuori la gemma, aprile la apre Maggio la tiene, e poi giugno la rompe Chi ha sacco non ha grano chi grano non il sacco Maggio acquoso, molta paglia e niente grano piove Maggio-giugno, ricchezza in tutto il mondo Acqua Maggio val quanto pesa pane tutto l’anno un acqua tra aprilmaggio Vale più di buoi e carro
Escono i lombrichi, prima della pioggia Così fan le lumache, si che non s’affoga Chiocciola con casa, dop’umido si spassa E segna fine freddo, lucertola comparsa
Quando rana canta, allora tempo cambia Canto del ramarro, pur annuncia pioggia Se ragno fa bucato, bel tempo assicurato Se sal su per camino, clima è pertubato
Quando canta rospo, inverno pare morto In Toscana primo canto, tien a fine marzo Via via animal e piante, escon dal letargo Come esser umani, in terre dell’incanto
All’acque di maggio, fico apre la soglia Finchè s’infoglia, minchion chi si spoglia Alle acque d’aprile, quercia lava e riveste E con sughero e fico, la folgor apprende
24 giugno Giovanni, ogni grano è paglia Se fioca prima di Natale, ogni sterpo da grano Se nel campo non c’è capanna, falla da té Chi semina la terra, spera nel cielo Rè
Ad aprile la lepre, ha finito svernare Ma se sta coperto, cambia tempo certo L’uccello fici-fici, fa un suon tintinnante Quan primavera, divien più costante
Quando nuvole, vedi andar a mare Prendi pur la zappa, vai a zappare Quando le nuvole, vanno al monte Prendi gli arnesi, a vai alla corte
Quan l’oca marina, vedi va al mare Piglia tuo sacco, a mulin puoi portare Quando l’oca vedi, va alla montagna Piglia la zappa, zappetta e guadagna
Pleiadi gallinelle, son stelle d’inverno Assiem ad Orione segnavan lavori Del tempo agreste, mentre il lupino Assieme l’euforbia, segn’or contadino Orione nimbosus, pluviosus acquosus Sorge in autunno, e porta le piogge Tramonta ad aprile, pure con pioggie Di buona stagione, anticipa fogge
Quando le nuvole, son fatte di lana Piove da qui, fino a unà settimana Nuvol vagante, l’acqua non porta Quando sale è moia, pioggia ti porta
Pecore irrequiete, oppure ballerine Dicon che le pioggie, son ben vicine Quan pavone strilla, com’oca di notte Sappi che la pioggia, tosto è alle porte
Se uccelli a stormi, avvicin temporale Dopo temporale, ancor c’è passatella Pioggia piccolina, che fa cessare vento Svolazza pipistrello, segna tempo bello
Il ventisei di luglio, ristora i mietitori Pianto Maddalena, pioggia sacra manna È l’ora del pastore, tregua sopraggiunta Sibilo ad’orecchio, pioggia pur annucia
Quan cambia tempo, galleggia lordura Dum tepore mutant, stercora natant Se vien brutto tempo, pur cigola legno Di porte e finestre, armadi e bracello
Trifoglio alza foglie, quan vicina poggia Se piove buon ora, và al campo e lavora Con mare molto scuro, pioggia sta sicuro Nuvol verdi scurette, tempesta e saette
Chiara montanga, bevi e va in campagna Chiara marina, mangia bevi sta in cucina Se montagna è chiara, e la marina scura Va a bosco e campi, senza alcun paura
Se tuona su albero, senza le foglie Allor pochi frutti, stagione, ne coglie Canta l’usignolo, nelle notti d’aprile Segna bel tempo, stabile a offrire
Lampi improvviso, di tempesta son avviso Lampeggia e poco tuona? secchi il ciel ti dona Se lampeggia ponente, lampeggia per niente[27] Se fa lampi da levante, libeccio arrivante |
su Ande e Tirreno, è Aruspes folgorale
Medici e aruspici, con pittori e poeti Auscultano diagnosi, e son terapeuti Presso Rasna tirreni, sono un tutt’uno Errante sciamano, talvolta è qualcuno
Interroga sorti, lampi viscere e uccelli Vede ostenta importanti, in natur e libèlli È continuo sentire, interpretar enunciare Propiziar espiare, e se è il caso danzare
Ha berretto appuntito, e ricurvo bastone Veste umil pastore, il vero è il migliore! Augur suo collega, osservatore di uccelli Trae auspici da volo, e da polli in sacèlli
In tempi di guerra, ai generali in battaglia Egli offre gli auspici, dando ai polli la paglia Tra terremoti tempeste, e meteore cadenti Desume gli ostenta, presagisce gli eventi.
I Rasna sostenea, fulgural conoscenza Interpretar fatti, è dìsciplin di coscienza I fatti avvengono, per presagìr qualcosa Dal fato stabilita, mana è la sua sposa Il mondo sin dall’alba, rivelano gli stoici È fatto dagli eventi, e lor segni percursori Sia nel volo uccelli, che le viscer d’animali Nei fulmini nei sogni, e prodigi sovrumani
Negli astri nelle grida, d’invasati da mania A comunicar messaggi a coloro in sintonia Nulla appar a caso, futur non è improvviso Mana da indicazio, a fondar un condiviso
Mana è sostanza, essenza indipendente Che Giace nelle cose, eventi tua corrente Pietr’accanto l’altre trasmette via contagio Chi dotato di suo soffio, sà fondar villaggio
Si vede la si sente, dalle cose in cui risiede Sprigiona dalle foglie, fugge in nubi e fiamme Spesso specializza, cura uccide o insegna Determina ogni cosa, e il fato ci consegna
Pur ogni cosa permea, visibile o invisibi Permea le persone, e permette la visione Generàl dell’universo, ch’ei contien in seno È mana atemporale, investe ogni sentiero
Mana circola in più fasi, metamorfosi d’I king Fatalismo o copion scena, età umana fa fluìr può destin tuo prorogar, nazion o citta-stato Con ostèn prodigi, segnà ogni fato dato
Nevio figlio contadin, coltiva agro piccin Pascola le scrofe, poi schiaccia un pisolin A risveglio s’affligge, animal perduti avea Entra al suo sacello, di eroi che li teneva
Chiede trovar scrofe, promette bella uva Esaudito il desiderio, cerca grappol d’uva allo scopo suddivide, sua vigna due a due e da volo degli uccelli, trae l’auspici pure
Sguardo viso a sud, or proietta templum Vigna sinis destra, a isolar quell’uva orsù Giunge pian al posto, un uva gran l’attende Offre a eroi sacello, papà or augur l’intende
Templum è mandala suddivisio dello spazio Un cardo e decumano, che uniscon 4 punti Tracciati con dei sassi, pali oppure spago Dal centro osserva il volo, aruspice rinato
Nevio e Iovi Optimo Maximo Sucellus,Tinia Saturno Silvanus, con copricapo a tamburo-tuono, folgori e corona d’alloro. [29]
Fa esame l’aruspice, di fulmine e tuono Se necessario l’attira, evocandon il tono Egli indaga la fonte, il colore e il fragore Vede tipo durata, e sen tien acre odore
Cos’è che ha colpito, in qual circostanza Sfiorato o incendiato, bruciat’abbastanza Se son fulmini secchi, o umidi e chiari Se son segni del fato, o inutili e vani
L’aruspice sai, procede in tre fasi Seneca e Plinio, ci dicon chiamarsi: Fase di analisi, o modo exploremus Interpretazione, è l’interpretèmus Il modo exoremus, è purificazione È detta espiazione, o propiziazione
Analizza un fulmine, o volo di uccelli Traccia cerchio su terra, diviso in caselli Le caselle son sedici, son dimore di Dei Son volta del cielo, in quadranti Caldei
Con ginocchio piegato, punta sud-nord Braccio angolo fianco, segna l’est-ovest Sguardo verso sud, e semplice postura Traccian coordinate, sopra d’un altura
Orizzonte fa cerchio, spalle son al nord L’aruspice cerca, il quadrante in accord Provenienza del lampo, o di uno stormo del Dio folgorante, trova sede cosmo Divinità del cielo, trovale a nordest Del mare oppure fato, troval a sudest Di terra e di natura, trovale a sudovest Saturne sotterrane, troval a nordovest
Pure ogni saetta, rimbalza all’indietro Invisibile torna, in una sede nel cielo Ricorda mercurio, divin messaggero Consegna la posta, veloce foriero
Ogni saetta, tien nocciolo di pietra Asce frecce scuri, son teste di saette Cadono da cielo, quando v’è tempesta Altre pietre inver, sedan vento festa
Una è l’epistite, Plinio ha udito dire Nebbie con tempeste, pare fa fuggire Così corallo che, nasce dentro al mar Dove è color verde, esce e muta all’ar
Rosso ti diventa, ha virtude alquanto Folgori e tempeste, fa cessar d’incanto Così l’alloro pianta, saette tien lontane La dov’esso cresce, è l’oro del poetare
Tinia detto Giove, lancia saette diurne S’è Satur Summano, lancia le notturne Quelle Sommane, son dette d’inverno Erompon da terra, o vulcano interno
Lanci di fulmine, son detti manubie Sono undici certe, le altre son dubbie Ciascun dio n’ha una, ma Tinia ne ha tre Lui attesta intenzioni, da 3 settori del cièl
Dimostrativo d’ira, è quello ostentatorium Utile o dannoso, invece è il peremptorium Il devasta tutto cambia e tutto trasforma Il presagum avverte dissuade o conforma A consiglio o da solo 3 manubie Tinia son Quand’è favorevole, Tinia scocca in assolo Quando c’è un prezzo, consulta i zodiacales se cambia o distrugge si consulta ai fatales
Per dedur se un segno, manifesta prodigio Ostile o propizio, guarda il ciel se è grigio L’est appar propizio, è dei Pars Familis L’ovest par ostile, è dei Pars Ostilis
Popolo Q'echua, è un popol d’incanto Serba tra d’essi, nazione dei Q'EROS di Tawantinsuyu, fondatori più antichi nell’attuale Perù, sorgenti Inca miti Tayta Inti è padre sole, fulmin è Kaya Wayra è il vento, la pioggia pare Para Qaqa è il tuono, Nina fuoco e luce Illa Le stelle son Coyllòr, la luna sarà KJlla
Guidano gli Aapus, famiglie ed armenti In luoghi inospitali, di terre avar sassose In alto sulle Ande, contatto di montagne Grandi costruzioni, coraggio straripante
Rispettan loro corpo, come Pachamama La forza sibilante, rispettan sotterranea È l’interior inconscio, detto Uku Pacha Il mondo conscio è, il visibil Kay Pacha
Mondo superconscio, detto hanak Pacha O mondo spirituale, della vivèn materia Animato dagli umani, flor faun e minerali Percezio Pacha Mama, rende sovrumani
Forza di montagne, effonde dalle punte Uomo cerca trova, regno di Hanak Pacha Attira sé ogni forza, d’ambiente circostante Empatico contatto, è ponte più importante Energia delle montagne, è Apu collettiva Una banca d’energia, cùi attingèr contatto È la parte raffinata, di forza Pacha Mama Sottile psiche chè, elabor nostra mama
Ad Apu e Pacha Mama, si rivolge amor Lo fa villaggio Q'Ero, informale monastero Gerarchia di sacerdoti, delle Ande religiose Wairschi primo grado, lettor di coca cose Watoo secondo grado, detto di veggente[35] Colui che grazie a foglie, legge ben affondo Terzo grado è Hampeq, ovvero curandero Uomo immerso nel, rapporto num intero
Tal profondità, include i spir di piante Dal cui fa suggerire, più metodi di cura Con spirito pianeta, è capace a lavorare Mangia inquinamenti, Brujo sa stroncare
Pampamesayo è detto, ora il 4° grado È bimbo amato molto, dalla pachamama Cacciator viaggiante, segue suo papà Arriva fin all'Apu, cioè Hanak Pachà [36]
Altomesayo infine, parrebbe 5° grado Serve Pacha Mama, con forze delle vette Lavor con l'energia, del popol multiverso Accede all'energia, dell'Apu di universo
Preincaici panteisti, totemici animisti Discendenti d’apus, ai cui rendon culto Con varie cerimonie, e animali sacrifi I Wairschin Apus, maestrano gli offici
Leggono polmoni, di uccelli e di llama Brucian pu foglie, di coca grasso lama Leggon le fiamme, sterco chicchi mais Curandero esperti, in erbe di adivasi
Cuculicote monte, nella valle Chiama Sacro ai curanderos, di spiriti è dimora Laghi la circondan, s’innalza su spianata Colline flor e fauna, rituale l’ha invocata
Maestro posseduto, da spirito montagna acquista i suoi poteri, ed ora può curare Divide la sua Mesa, come il cielo Rasna Zucca pien di semi, sarà la sua Maraca
Segna ritmo rito, e fuma ner tabacco Bev acqua sorgente, o tè di mamacoca Fa l’atto rituale, rispett a Pachamama Mastica la foglia, che piccola lui ama
In tali cerimonia, contatto favorisce con montagne apus, laghi pure piante Shamico brugmansia, arbusto della costa Semina infusione, ha fiori viol apposta
Semi alla bevanda, ingerita dal malato Inibisce facoltà, offren profondo sonno Maestro poi trasporta, paziente sott’ipnosi Al fin diagnosticare, in olistica simbiosi
Guairuro semi rossi, a macchioline nere Usati a divinare, e in collan portar fortuna I sacerdoti di Apus, fan pur l’aruspicina[37] Diagnosi dei ventri, di fauna da cucina
Osservan man e occhi, inizian l’orazioni Invocan antenati, in latin e pure quechua Continuan in silenzio, fuman ner tabacco Bevon’acquavite, brindan Pacha e bacco
Se usan foglia coca, per diagnosticare Mastican piccine, bol’offrono a paziente Che può rifiutarle, oppur ingurgitarle Ne sparge sulla mesa, per oracolarle
Come son cadute, diritto oppur rovescio Le mette fra le dita, ed ha un idea paziente Di quello che succede, successo od accadrà Se soffre di malocchio, spavento susto sà Controlla con dito, da lingua insalivato Lo passa sulla fronte, sente se è salato Passa pure un uovo, in varie parti corpo È poter ch’assorbe, con parol d’accordo
Suo braccio flettendo, il mal estraendo Lo getta lontano, poi chiede il vestiario Del malato paziente, a fin di purgarlo Percuote con frusta, e caccia l’inganno
Daño od inganno, per malesser ribelle Preghier consultazio, a scoprir il nemico È un invidia o gelosi, a causar maleficio Prescrive una dieta, qual cur sacrificio
[1] La primavera non si afferma gradualmente ma per salti, ritorni e impennate di freddo detti nodi o periodi. La parabola della vecchia, narra di una donna furba che conoscendo il tempo, riusciva sempre a scansare le sue pioggie e tempeste. Alla fine, Marzo, che aveva 28 giorni, se ne fece dare 3 da Aprile e il giorno dopo scatenò il finimondo al piano e al monte infradiciando la vecchia in tutti e tre i giorni.
[2] Il 10 aprile circa, inziano a cantare i cuculi. I 3 santi del ghiaccio, ricorrono il 12-13-14 maggio mentre la mamma di Pietro è il 28 giugno
[3] Dopo tanta rugiada a marzo, segue tanta pioggia ad aprile
[4] Gesto di S.Martino, ufficiale romano, che donò parte del suo mantello a un povero freddoloso che gli chiedeva elemosina sulla strada. Quel poverto era Gesù che da allora, per la ricorrenza di S.Martino, torna quel sole che temperò il freddo al donatore rimasto senza mantello
[5] vuole una consuetudine che il vento che spira al sabato santo a mezzogiorno (plenilunio di primavera), è quello che ci sarà tutto l’anno e, che quando tira un forte vento è segno che è morto un potente o un malvagio. Talvolta pure la terra muggisce, squilibri di soffi interni a Gaia portano il terremoto; ciò che colpisce è a sua volta colpito, il soffio provoca i rumori che si avvertono sottoterra prima dei terremoti, il rumore precede il moto perché è più sottile e penetra dovunque, più del soffio. In analogia col corpo, dove le palpitazioni non cessano d’improvviso, nelle grotte del vento, entrano ed escono venti caldi o freddi, secon stagioni
[6] Il Maestrale è asciutto e gelido d’inverno, assieme a Ponente, Tramontana e Greco porta prevalentemente sereno (quadrante W-NW-N-NE); i restanti 4 venti portano preval. pioggia (quadrante E-SE-S-SW)
[7] vento freddo e impetuoso, chiamato Borea od Aquilone, secondo gli antichi, suscita tempeste e terremoti, rapisce fanciulle e fischia da conchiglie
[8] Le due stelle brillanti di Borea e Austro, son dette Asini, mentre quella di mezzo è il presepe (mangiatoia). Se sfavilla una e nasconde l’altra allora spira Noto (austro), sennò Borea
[9] I proverbi sono spesso impostati su questo tipo di ragionamento: se per 3 anni non è venuto vino buono, allora siamo in credito con Zeus padre eterno (Dioniso Zagreo, ecc.), perché i conti si fanno sempre col padrone. Si attendono i raccolti che possano ristabilire il giusto equilibrio del dare e avere. [10] Il principio di compensazione (tao o juris) è la base delle previsioni: annate calde e fredde, d’abbondanza e carestia, si bilanciano sempre tra loro
[11] canna di palude arundo donax
[12] Si dice del mare quando l’aria è pesante, immota, le onde piccole, fitte e deboli [13] la bora, che dura vari cicli di giorni, è vento secco e freddo, molto veloce con raffiche di 50-60 m/s che scende dalle gole delle Alpi verso il mare, soffia con violenza per settimane [14] ha la gobba in basso e sotto ha le nuvole o alone di nebbia [15] Eventuale luce fredda, nel plenilunio di primavera, è nefasta per tenere gemme e bocci in apertura in quanto le brucia. L’effetto luminoso della luna funge da spia per eventi come questi
[16] Per fare ciò, molte tradizioni aborigene e contadine, dividono il giorno in 4 parti di 6 ore ciascuna a cominciare dalla mezzanotte. Ciascuna quarta raffigura una stagione a iniziare dall’inverno: tempo asciutto e vento caldo raccolto scarso; tempo piovoso e tempo umido, raccolto rigoglioso; così in modo inverso per primavera ed estate.
[17] al sorgere e tramontare della luna sono più probabili i cambiamenti del tempo: luna nuova, piena e dei due quarti. Le sue fasi influenzano e modificano il tempo, l’aere, il mare, le creature viventi nei cicli di riproduzioni e nel profondo della psiche tutta. Altri giorni sensibili al mutamento sono i 4 cardinali (solstizi ed equinozi)
[18] Se la rondinella sfiora l’acqua con le ali, s’avvicina il temporale poiché i moscerini scendono giù a trovare aria più calda. Per san benedetto la rondine è sotto il tetto, ma quando parte, il freddo è in arrivo.
[19] le lucciole sono in relazione alle Pleiadi, dette lucciole del cielo. Quando le celesti appaiono all’orizzonte, le cugine terrestri escono, e quando le Pleiadi tramontano anche le lanterne delle fate scompaiono.
[20] coleottero lucanus cervus
|
pur medicin Giaguaro, degl’indio Tzutujil(a Martin, Vivenzio eremita e gli eredi eremiti Maya)
In Santiago Atitlán, un uomo strano venne Martin or ti presenti, 2 anni che ti chiamo! Di Nicolas Chiviliu, Martin fu l’apprendista Sciamano Tzutujil, Maya erede a vista
Apprende molti anni, a correggere squilibri Rapporti di persone, con più spiriti antenati Studia lingua indio, assiem a bimbi e donne È parte del villaggio, sposa un delle donne
Morto il suo maestro, n’eredita pazienti Quasi trenta mila, persone nel villaggio Un dei suoi doveri, è accrescer giovinetti Con riti iniziazioni, per farne veri ometti
Santiago Atitlán, giace in Guatemala Patria d’una guerra, civile assai brutale Il governo dominante, messo su dai gringo Vieta tradizione, vuol consumismo spinto Martin può sol fuggire, in pericolo sua vita In lui Chiviliu vuol, serbar sapienza antica Trascrive musicando, l'indigen tradizione Porta in sé viaggiando, di nazion nazione
Chiviliu mi chiamò, preserva tradizone Nell’ora del terrore, viaggiavo tra i confini Reinsegno stor antiche tornato nel villaggio Riporto gli antenati, dop’uragan passaggio Vero cuor villaggio, sta nel buco mundis Foro a centro tempio, luogo assai profundis Tunnel di fra mondi, che chiudere non puoi Sradicar con dogmi, è da idioti se lo vuoi
Questo luogo cavo, partorisce il mondo Un albero produce, con frutti e vari fiori Fatti con il suono, che viene giù di là Noi li mangeremo, l’anno che verrà
Giovan uomin donne, nell’iniziazione Vanno giù nel buco, sino all'altro mondo Per l'alber rianimare, e far tornare in vita Con semi musicali, eloquenza e lor ferita
Sanno addolorarsi, lottar contro la morte Piuttosto che lottare, a uccidere i fratelli L’istinto della morte, appoggia in rituale Finchè ti dica ok, ti do un lasciapassare Lottare con la morte, è lotta d’eloquenza È tentare d’ingannarla, ucciderla non puoi Se tenti di carpirle, l’affar più vantaggioso Su altrè person ricade, costo più oneroso
Non rifiutar sua offerta, lei è opportunista Di anime è affamata, e di pensieri umani La tua immaginazione, falle ben trovare Felice lei si ferma, un poco a dimorare
Ogni uman possiede, l'anima indigèn E in ego ambient’ostile, lotta per vivèr Civili oppur tribali, consumiam essenza Pei fini imperituri, della sopravvivenza
Ogni debito creato, è di natur spirituale Torna a esiger conto, rispondi col lodare[42] Su Gaia sempr’avviene, continua distruzion La cura o la risposta, produce sua reazion
Se noi per var ragioni, il cibo non gli diamo Il sogno allor prosciuga, piano noi moriamo Connettersi col luogo, quotidian passaggio È spiritualità, non un week-end d’assaggio L’albero del mondo, ha radici in al di là Noi non le vediam, ma quelle dan vigore Il mondo che tu senti, bevi oppure mangi Di certo può fallire, se l’altro tu lo sganci
Da radici d'altro mondo, tutti noi veniam Dopo esser cresciuti, or noi dimentichiam I ricordi d'altro mondo, ai bimbi eliminiam A ricostruir il puzzle, la vita poi spendiam
Umani coi lor suoni, nutrono quel mondo Reame che in ritorno grassa questo mondo Spiriti e antenati, nei mondi e nella psiche Ci cantano alla vita, noi siam lor sogno fine
Siam sogni nella mente, di bambin divino Continuo alimentati, da suon a tutto tondo Di suono siamo fatti, incarniamo in forme Uccelli oppure erba, suon tutto conforme
Quando siamo svegli, siamo il loro sogno[44] Vivend alimentiamo, sorgente ch’essi sono Se dorm oppure muoio, lasciò scena sfondo Il sogno alimentato, da quel vero mondo
Per averci cantati, portati all’esistenza Se tu non li alimenti, prendono insistenza Veniam su questa terra, al fine di sognare Ovvero ricordare, l'altro mondo alimentare
Villaggio paga prezzo, della sua esistenza Sogna ed alimenta, ricorda l'altro mondo Seduto in uno stagno, canta lor canzone Che torna come eco, e fa da nutrizione
Un regalo spedito, in ogni direzione Com’eco ti ritorna, e varia in vibrazione Le invenzion tecnologie, furono sognate Tradotte nella terra, ancor non ricambiate
Son frutti son raccolto, di sogni precedenti Cantati da antenati, aggiunti l'un all'altro Nelle cultur più sane, l’abilità a inventare Si paga con i riti, a evitar d’indebitare Nascono gli umani, sen debito o peccato Debito l’abbiamo, con esser d’altro mondo Il debito è la fonte, al dolore e depressione Salda con il rito, con danza e con canzone
Lor muoiono di fame, se tosto l’ignoriamo Sono forze di natura, per nulla onnipotenti Nei giovani specchiansi, qual debiti viventi Qual dolore e fame, ed emozion potenti
L’umana presunzione, egoica violazione Scatena loro fame, in violenza divorante Odio e depressione, avanzano imperterre Lor cibo diveniamo, a mezzo delle guerre
Rapporto interrotto, con spiriti d’inconscio Finisce col sottrarre, il cibo di tua psiche Se cur psicanalizzi, allora mangian corpi Muovono d’intorno, e strappano rimorsi
Tentiamo riparare, i mal di depressione Con tecnologia, ma non funziona a lungo Solo vita e morte, vissute con passione Nutrono di senso, antenati a profusione I fantas di chi uccidi, portan depressione Antenati senza onore, lascian confusione Se nulla a loro dai, se pensi d’esser solo Combattere dovrai, in te l’influsso loro
Dai agli antenati, un luogo designato In case piccoline, per esser ricordato Alimenta loro vita, con lingue di parole Ornate di poesia, e devozion del cuore
Non sarem depressi, dai fantasmi loro Che vite quotidiane, divoran’ogni giorno All’invisibil mondo, motore d’ogni brezza Paga con degl’inni, danze e tua bellezza
Quan persona muore, suo spirito ritorna All’invisibil mondo, sorgen di vita in terra Riti e canti sepoltura, quel debito pagàn E lo spirito nel viaggio, seguono aiutar
Se la persona morta, è priva iniziazione Ignor luogo donde venne, cioè destinazione Suo spirito ora vaga, fuor d’orientamento S’arrangia a dimenar, cerca compimento
Sciamano di villaggio, cattura tal fantasma Divide componenti spedisce all’altro mondo Assieme alla famiglia, imposta un rituale Attiva relazione, mànutenzion regolare
Alimenti coi tuoi riti, in regali ricorrenti Le storie d’antenati, i ricordi nei presenti Il morto è divenuto, parte al panorama Viver tuo dolore, alimenta vita umana
Vivendo ad Atitlán, un bambino persi Causa febbre tifo, pagai col mio dolore Nacque l’amicizia, con un bel rito artista Mi trovo residente, ecco mia conquista
Se il debito paghi, con dolore e bellezza Medicina diventa, e non intossica il corpo Antenati dai forma, e ti unisci in composto ogni cosa ravvivi, pure i boschi del posto
Appartenere a un gruppo, è Tzutujil idea Linguaggio n’è la colla, unisce e si rivela Eloquenza nel discorso, di lor mitologie Serbate nelle ossa, daran più sinergie
Si basa appartenenza, su manutenzione[47] Di vita quotidiana, a dar spontanea unione Le case del villaggio, sono fatte in fango Devon rinnovarsi, e non durare tanto
I giovani maschi, portano le pietre Mentre le donzelle, portano dell'acqua Parleranno i vecchi, su cosa e come far Lodata vien casa, assieme col mangiar
Ognì luogo recintato, viene poi toccato Ristabilir villaggio, è un tutto confermato Le sòl case robuste, le fanno gli affaristi Missionar statisti, più solitar turisti
Verbo essere non ha, la lingua Tzutujil Nulla è bianco o nero, tutt’è ugual sostanza Il creato è stato fatto, tu fa manutenzione Nulla è permanente, sia la tua lezione
Tutti vogliam fare, qualcosa imperituro Non la casa in sè, ma un gruppo duraturo Questa sia la meta, cuor d’ogni villaggio Sola permanenza, nel terreno viaggio
Nessun creatur umana, pure sovraumana È a centro d’universo, luogo sempre vuoto Ambiente dove tutti, Dio con sue creature Posson far convivio, curar sfogare pure
rit. Se non ritornerete come bambini non entrerete mai non c’è posto per quell’uomo che non venda la sua casa per acquistare il campo dove, ho nascosto il mio tesoro; ma per tutti gli affamati, gli assetati di giustizia, ho spalancato le mie porte ho preparato la mia gioia. Per chi fu perseguitato, per chi ha pianto nella notte, per tuti quelli che hanno amato per chi ha perduto la sua vita.
Desejo Harmonia, Amor, Verdade e Justiça a odos meus irmãos. Com a forças reunidas das silenciosas vibrações dos nossos pensamentos somos fortes, sadios e felizes, formando assim um elo de Fraternidade Universal. Estou satisfeito e em Paz com o Universo inteiro e desejo que todos os seres realizem suas aspirações mais intimas. Dou graças ao Pai invisivel por ter estabelecido a Harmonia, o Amor, Verdade e a Justiça entre todos os seus filho
Om Jay Ga
[21] i topi dallo stridulo squittìo, se forieri del bel tempo, saltan come ballerini, mentre se corrono, s’avvicina la pioggia; se i topini di campagna entrano in case è segno di maltempo o arrivo del freddo
[22] cioè fa il bagno nella polvere o terra
[23] Nell’imminenzia di un temporale si osserva: un insolito sfarfallio; il fieno, l’erba e i fiori mandano maggior profumo poiché l’umidità dell’aria aumenta, scioglie e trattiene gli aromi mentre il calore di una fiamma, o il lucignolo di una candela, lo converte subito in acqua facendosi irregolare e provocando scoppiettio; il fumo sale poco, resta fermo o s’abbassa nell’aria e la brace manda vivo bagliore. All’arrivo d’un temporale, l’aere s’alleggerisce e l’aria delle miniere, cantine e sotterfugi, esce fuori più forte del consueto, così il puzzo di fogne che si solleva quando la pressione esterna si allenta. Invece è prossima la neve quando: la lucerna reca tracce simili a granuli di miglio tutt’intorno al lucignolo splendente, o se il fuoco scoppietta e la legna sibila mandando fuori vapori
[24] I lecci quando hanno ghiande fitte, danno notizia di un inverno più rigido; san Antonio manda tal raccolto perché i porci ingrassino meglio e i contadini possano avere qualcosa in più di cui sfamarsi.
[25] la tartaruga esce dal letargo solo se l’inverno è mite e resta in superficie fino ai 7 gradi. Se scende improvvisa nella sua buca è sintomo che il freddo arriva in poche ore e, più profonda è la sua tana, più lungo sarà l’inverno.
[26] piante elioscopiche che seguono il sole pur con le nubi [27] la Bora quan lampeggia porta sereno, quan tuona la pioggia [28] M.Kornmuller “il sapere per i rasna è sacro poichè collegato al divino e alla sua e-mana-zio. Marcel Mauss“in tutti i popoli e culture proto-storiche, il mana, a un tempo naturale e sovrannaturale, è ciò che permette e sostiene i fenomeni di sincronicità. È l’energia che permette d’inserirsi nel flusso dell’universo (Tao). Non può essere compreso razionalmente, ma solo coi fatti ed esperienze, poiché essendo stato obliterato dalla mente razional-binaria, esso resta confinato, nella sua essenza, all’inconscio collettivo e individuale dell’uomo moderno, continuando ad agire e apparendo misterioso in assenza di riferimenti interpretativi condivisi”.
[29] Tinia Silvanus, è il dio Rasna della foresta, cielo, inferi, stagioni, morte e vita, fulmine, fertilità e agricoltura. detto Jupiter Sucellus, Zeus, Vienne, Taranis, Thor col maglio e saetta. Il suono del battente, in origine un tamburo o botte, rievoca il tuono in lontananza, da quello principale, posto sulla sua testa, diramano sottili linee di fulmini anch’esse terminanti in piccoli tamburi. Ogni tuono porta messaggi e presagisce eventi e cambiamenti su tutti i piani d’esistenza. Massim. Kornmuller: “Nigidio detto Figulo (vasaio), senatore e sostenitore della repubblica romana contro ogni deriva imperialista, noto aruspice capace d’interpretare e presagire gli eventi del mana, approntò un Calendario brontoscopico, che interpretava il significato del tuono, per ogni giorno.”
[30] la divinazione Rasna è analoga a quella del mandala tibetano, della maloca amazzonica o del bango-so africano, è una divisione (suddivisione, partizione ideale dello spazio-tempo tramite cui interpretare le indicazioni dell’ultraterreno) rituale simbolica e materiale dello spazio che viene chiamato templum. Nel templum, suddiviso in quadranti e caselle è possibile condividere con gli antenati e divinare il futuro. Le caselle sono la proiezione delle 16 regioni del cielo, 4 per ognuno dei 4 settori del templum: pars familiaris a est, pars hostilis a ovest, pars antica avanti e pars postica a posteriore (nord). Come una bussola, la prima casella che si posiziona a nord è quella di Tinia Cilens (Giove folgoratore e della flora) seguono in senso orario: Tinia pluton, Tinia nettuno, Uni/maia, Tecvm/venere, Lusl/ercole, Nettuno, Catha/circe, Fufluns, Silvano, Lethams/vulcano, Tluscv/marte, Gea, CvlAlp/apulu, Vetis/plutone, Cilens. L’aruspice stando al centro del templum, occhi a sud, osserva la direzione del volo degli uccelli enel settore indicato trova infine ciò che cercava.
[31] Significato presagio varia secon l’intenzione dell’operatore: se ha gà in mente un idea da realizzare, fulmine è consigliere, se il consultante ha progetto in itinere, è di autorità, approva o disapprova il progetto; se il consultante non chiede nulla di specifico, il lampo, a seconda della casella cui parte o ritorna, indica il campo d’azione (legato al dio nume) verso cui agire o da cui guardarsi, infine il fulmine prorogativo indica evento nella vita del consultante, che può esser prorogato.
[32] Inca nascono dall’Impero Tawantisuyo, 4 suyos geografici: Qollasuyo; Qontisuyo; Chincaysuyo; Antisuyo(N,E,S,W). loro lingua Quechua parla al cosmo e alla natura: Pachamama la terra, Yacumama il fiume, Sachamama la selva, Inti il sole e la lingua-legge nelle canzoni-poemi, Yanacuna gli schiavi, Willac umu i sacerdoti, Rimac è Lima, città che parla lingua dell’uomo. Arawicus i poeti erranti e anonimi che cantarono l’origine attivando moduli di pensiero (nelle auree collettive) emozioni, aspettative e desideri di un popolo-coscienza
[33] montagne, ponte tra Kay e Hanak Pacha, veicolan l’amore [34] Alto Despacho di Q'Ero, è l'arte ancestrale di rendere omaggio agli Apu e alla Pacha Mama, a Q'Ero vi sono molte CHOSA, casa di pietra senza riscaldamento dove si officiano i rituali. Gerarchia intesa come risveglio dei diversi livelli di consapevolezza e disponibilità all'amore disinteressato. Wairschi è colui che legge le foglie di coca lanciate con mano esperta su un panno di alpaca, attraverso la relazione con lo spirito delle foglie e il proprio intuito, è in grado di conoscere il passato, decifrar presente e preveder il futuro
[35] colui che con il continuo lavoro con foglie e intuizione ha raggiunto un grado di sensibilità tale da poter leggere senza accessori l'energia degli umani e decifrarla in maniera esatta
[36] il curandero, o terzo grado, è sufficientemente esperto, da lavorare con lo spirito PACHA MAMA, mangia ogni tipo d’inquinamento energetico e fisico, curare le malattie e stroncare attacchi psichici di Brujos o malintenzionati; i Quraq Akuliaq (5° grado), attraverso il servizio e l’amore all'Apu e alla collettività, sviluppano empatia tale da poter trasferirsi là dove la lor presenza è richiesta pur continuando a restare nella propria casa. Tutti gli Apus, patroni della religione Q'echua, son maestri di natura, come taoisti e Rasna
[37] l porcellini d’India (Cuy) di color nero, sono usati dai curandero per l’Ars Haruspicina, così come gli aruspici Rasna, il maestro si accoccola, davanti la mesa e invita il malato o chi chiede una esame
[38] sintomi del Susto sono l’insicurezza, sobbalzi quotidiani sofferti dal paziente dovuti a forte emozione o a una caduta
[39] Nel 1970 Martin va in Messico per chiarirsi le idee. Apparenti vicissitudini, lo portarono in Guatemala, a Santiago di Atitlán, villaggio indio di etnia Tzutujil. Si sposa e s’integra nella vita del villaggio, divenendo un sacerdote Tzutujil e curandero, è costretto a fuggire all’arrivo delle squadre della morte.
[40] I Bambini del villaggio, rimasti orfani o cristianizzati a forza, perdono il legame con il loro luogo; ritrovare la radice antica e innestarla in noi e loro, richiede semplicità di cuore, coraggio e pazienza.
[41] Durante l’iniziazione i giovani lottano con la morte, cioè firmano un contratto che dice:"io rinuncio all’illusione di vivere per sempre", poi la loro anima ritorna, in cambio dovranno sempre tornare all'altro mondo, ritualmente, una percentuale dei frutti della loro creatività, eloquenza e immaginazione.
[42] regali di bellezza, danze ed inni all’invisibil mondo che dona vita.
[43] Ci sono molti modi, di essere sciamano, così come le lingue pur diverse, fanno identica esperienza di comunicazione in un comune spazio.
[44] I Maya ci ricordano che l'altro mondo ci canta assieme alle esperienze, noi siamo la loro canzone
|
capanne palafitte, carbone e forni argil
Le prime abitazioni, son ripari naturali Buche oppur caverne, cespugli alberi cavi Protezion per fuoco, contro vento e pioggia Fan nomadi ripari, a mò di tenda foggia
L'uomo sedentario, produce ora suo cibo Spuntano i villaggi, e cerami vasellame S’allevano più bestie, spunta agricoltura E più fibre vegetali, per far la tessitura
Le prime case avran, uno o due giacigli Uno sgabello o sedia, un fuso per filare Camini ed un telaio, per tessere la stoffa Lucerne candelabri, bracieri da trasporta
Asce e spiedi pietra, per tagliar le carni Arrostirle su bracieri, o tripodi di bronzo Candelabri in bronzo, e drappi color vari e vasi in terracotta, accostan’incensieri
Italia presso Isernia, seicen mil’anni fà Si sfrutta abitazione, che la natura dà Grotta avente porta, di rami con le pelli Chiude imboccatura, e fa scaldar interni
Arde fuoco al centro, a cuocer riscaldàr Pitture su pareti, un lavoro impegnativo Uomini e cavalli, cacciàn bisonti e cervi Dipinti coi mammut, scintillano più belli
Francia presso Nizza, trecen mil’anni fà V’eràn capanne ovali, erette sulle dune Son fatte le pareti, di pelli tese ai rami Infissi nel terreno, o tramite pietrami
Al centro di capanne, arde un focolare Dai venti riparato, con un muretto pietra Alghe qual giaciglio, pur erano mangiati Sul pavimento resti, di animal cacciati
Capanna in tronchi, rami ed ossa dure Di pelli rivestita, canne e frasche pure L’ossatura regge, i pesi e dà la forma Materia più leggera, copre si conforma
Nella festa ebraica delle capanne (o tabernacoli), gli ebrei dovevano abitare in capanne di frasche per 7 gg, a ringraziare Jahweh–Gea del raccolto.
clicca per vedere capanne (hut) e palafitte antropiche 家 [jiā]
Delimita uno spazio, chiuso che protegge Da vento dalla pioggia, dormire ti consente Su copertur del tetto, si apre un apertura Per fuoriuscita fumo, di fuoco di cottura
L’italiche capanne, in argilla costruite Hanno tegol terracotte, roton distribuite Oppur con rami a cono, legati con il salcio d’esterno rivestite, con ginestre a sfalcio
Graticci vegetali, dan vita alle pareti Di sterco intonacate, con pali rinforzate Decorazion frontali, con corna di animali Armi ed antefisse, e simboli sciamani
Pur case circolari, poggiate a un tavolato Sorrett a impalcature, intorno v’è il fossato Scavato per le acque, a protegger l’abitato Tetto è fatto in rami, intreccio a cono dato
S’inizia conficcando, tronchi già appuntiti Nel fangoso fondo, e due metri fuoriusciti Poi assi orizzontali, daranno un pavimento Legati od inchiodati, a bastion riferimento
Palizzata e pavimento, strato argilla copra[48] Struttur portante a pali, messi contrapposti Legati con canneti, e con corde di càrice Diametro ed altezza, 4 metri superfice
Modello dei camuni, è struttura sollevata Retrattile la scala, poggiante inferiormente Su pali incastonati, ùn l’altri mezzo ai sassi Reggon palafitte, un bel pavimento d’assi
Non è sempre sull'acqua, a volte n’è vicina Su d’esso è costruita capan in frasche varie Adatte per la pesca, e contrasta umidità E gli straripamenti, dell’acque conterrà
Abitazioni etrusche, su zoccolo poggiansi di tufo squadrato, oppure blocchi in pietra Su d’esso alzati muri matton argilla cruda E la pavimentazione, la dà l’argil battuta
A Creta le capanne, han forma circolare Situata su un pendio, su artificial terrazza Aprono ad oriente, il tetto è fatto a cono Quando deteriora, coi resti ne fan nuovo
Le case greche sono, fatte in sassi e legno E matton d’argilla, asciutti e cotti al sole I tetti ricoperti, di paglia e pasta argilla Pavimento in terra, battuta a parapiglia
Le case qual rifugi, scavati nella roccia Composti da tettoia, e da uno o due locali Intorno ad un cortile, interno a cielo aperto Cui prendon luce se fuor non è permesso
Pastore diffidente, sa fare estive case Ab’origin tradizione, di temporan barrache Capanne circolari, con base in pietra dura Tetto cono a tronchi, di rami e frascatura
Vicino tien recinto, per mandria d’animali Costruito alla bisogna, di frasche con i pali Se trova dell’argilla, può far dei bei mattoni Capaci di incubar, del sole i suoi calori
Argilla in matton cotta, assorbe umidità Poiché durante il giorno, il sole assorbirà Fa scambio in efficienza, più di modernità L’indiano perspicace, d’istinto questo sa.
Nel Libro sapienzale Siracide (A.T), v’è un elenco di cose necessarie alla vita: Acqua, fuoco, cibo, riparo, ferro, sale, latte, miele, succo d’uva, olio, vestito
- Carbonaie e fornaci d’argilla Un frate peregrina, tra boschi tra poderi Fermato a riposare, accese un focolare raccoglie poca legna, dal bosco liminale Riparte copre il fuoco, incendio ad evitare
Qualche giorno dopo, ripassa quelle parti Rivede il cumuletto, cui terra pose al fuoco Calcia tal mucchietto, e sorpreso vide che Legna bruciacchiata, in carbon mutò da sé
Da allora i carbonai, iniziaron le fatiche Col canto della questua, Befan e ballo gobbi Una danza d’appenino, di chi lavor in bosco Mima il carbonaio, uomo emiliano-tosco Parte la famiglia, ai primi di novembre per recarsi là, nel bosco che ha acquistato Inizian costruire, capanna in pali in legno ginestre e zolle terra, piazzole di contegno
Avviano il taglio bosco, erigon carbonaia Con metodi opportuni, nelle piazzol disposte Pongon zolle terra, a coprire fuoco e luce 1 settimana circa, legna in carbon riduce
I forni arcaici erano come le carbonaie di montagna cioè tumuli di terra e legname per avere il carbone via combustione rallentata. Le camere delle fornaci, alimentate da legna, eran fatte dagli stessi mattoni da cuocere pertanto andavano smantellate ad ogni cottura dopo che la catasta di mattoni s’era raffreddata. Il ciclo del mattone inizia in autunno quan si prepara lo scavo del terreno argilloso togliendo eventuale strato vegetale che si era formato assieme a sassi e radici. Vangata l’argilla necessaria, si lascia il pozzo esposto tutto l’inverno all’azione del gelo ed intemperie che ne miglioran la qualità e rendono più facile la lavorazione; questà è la fase del rammollimento, macerazione della zolla che le alluvioni dei fiumi potevano favorire. Allontanando poi l’acqua, per deflusso o evaporazione, si raccoglie l’argilla depositata sotto forma di poltiglia finissima detta moretta. Una parte del terreno dell’opificio era destinata all’estrazione della creta, un’altra all’essiccamento, cottura e stoccaggio. La fabbricazione vera iniziava a primavera e durava sin tutta l’estate. Il tutto vicino a pozzi d’acqua poiché serve un litro e mezzo per ogni mattone e sabbia per i laterizi e cospargere il piazzale dove si ponevano le forme fresche ad essiccare per 2-4 giorni o 24h in calde estati.
La ceramica è arte, dei quattro elementi argilla è acqua-terra, combustion fuoco-aria 900 gradi fornace, per essiccare la forma Che in secoli Sole, fuoco breve trasforma
Figulorum vasaio, pignattaio in tre fasi Terra colta e disposta, modellata poi cotta La melma selvaggia, che forma continenti Accresce od erode, sue basi in più tempi
Portan disperazione, l’alluvioni dei fiumi Dan argilla con limo, le ostinate paludi La melma macerata, in stagni naturali per tutto l’inverno, divien creta mani I fabbricanti di vasi, e fornaci da calce son ugual carbonai, e mietitor stagionali maestranze lombarde fan l’arte in sabina Con lavoro paziente, sfruttan microclima
L’Argilla lavorata, a mano e piedi nudi Immersi nel fango, fino alle ginocchia la zappa e piedi nudi, la riducon in pasta per darle la forma, stampi legno stipata
seminudi a lavoro, prendon mali palude febbre tifo per sbalzi, polmonite, pellagra per sforzo continuo, mala-dieta e carenze pur con le donne, economie sussistenze
l’Argilla or è formata, indurita essiccata all’Aria ed al sole, e arricchita con paglia abitan di foci fiumi, han depositi argilla Danno vita a città, civiltà è la loro figlia
[45] Un coltello è un attrezzo dal debito grande nei confronti delle divinità coinvolte via via nella sua fabbricazione. Al termine è un dente di terra che taglierà legno carne e piante; se a causa presunzione s’ignorano i rituali sdebitanti, si volgerà a tagliare l’umano stesso.
[46] man mano che si invecchia, la vita diviene più significativa, poiché si fanno sempre più regali all'altro mondo e gli spiriti sono alimentati meglio
[47] La chiave della generosità è l'inefficienza e decadimento della materia, ciò porta gil abitanti di un villaggio a riunirsi almeno una volta l’anno per lavorare su qualche capanna da rinnovare. I Maya non aspettano le crisi per trovar l’unità, le creano ritualmente di continuo.
[48] Pasta di argilla: 3 secchi letame, mezzo di argilla, mezzo di cenere di legna; mescola con vanga e aggiungi 4litri di latte affinché la pasta raggiunga consistenza densa e si possa spalmare con spatola sottile. Fai asciugare la pasta per alcuni giorni (non al sole altrimenti si formano crepe) e spalma a coprir tutta la superficie della paglia. Come isolante inverno, appendi pelli ai muri (yurta), lastre di vetro o silice.
[49] I gobbi con l’irriverenza della gobba, i volti sporchi di fuliggine, baffi e barbe spioventi, cappelli flosci e toppe sui pantaloni di velluto, mimano i duri lavori del carbonaio della montagna. Il lavoro del carbonaio impegnava spesso uomini e famiglie per più mesi, costringendoli a una vita isolata nel bosco, con ritmi di lavoro intensi e faticosi che spiegano le forme di imbarbarimento che il ballo dei gobbi mette in scena e su cui ironizza.
[50] Graham Swift: “La bonifica non è stata desiderabile per tanti secoli per coloro che vivono d’acqua: i pescatori, i cacciatori di palude, i tagliatori di canne, gli abitanti di palafitte e nemmeno da chi usava quella melma per farne mattoni e tegole, per la casa degli altri. L’uomo con pazienza, toglie la vegetazione che impedisce il deflusso delle acque e risistema argini provvisori che l’acqua distrugge regolare, per averne in cambio limo e creta”. Il borgo di Rieti, dove la melma in cui si viveva nel passato era risorsa, è costellato di stagni e pozzi, scavati per far depositare la creta di fiumi e torrenti e tenerla a rammollire in inverno, si da trasformare nell’impasto grigio scuro detto la moretta.
|